‘Altre mitiche creature’ il nuovo libro di Fulvia Perillo
Altre mitiche creature
di Fulvia Perillo
(2024, Effigi)
Chi è Fulvia Perillo
È nata e vive a Grosseto. Si è laureata in Chirurgia presso l’Università Cattolica di Roma nel 1980. Successivamente ha conseguito la specializzazione in Anatomia Patologica nel 1992 c/o l’Università degli Studi di Siena e il Diploma di Agopuntura nel 2016 che ben si sposa con la sua vocazione umanistica. Ha lavorato per molti anni in ospedale da cui è andata in pensione nel 2017.
Ha comunque sempre coltivato la sua grande passione per la lettura, la scrittura e le discipline umanistiche (tanto che ha conseguito anche la laurea in Filosofia).
Medico-filosofo, è solita definirsi, perché le sue due passioni, la medicina e la letteratura, hanno in realtà la stessa radice: un vivo interesse per tutto ciò che riguarda la persona umana nel suo complesso, le emozioni e i sentimenti che le piace rappresentare nei suoi scritti.
Scrive fin dai tempi delle elementari anche se ha pubblicato per la prima volta un racconto dal titolo Io te l’avevo detto solo nel 1993, sulla rivista Cosmopolitan.
Volevo un fante di cuori, fisiopatologia della donna abbandonata, Effequ, 2010: è il suo primo romanzo, ambientato nella cittadina di Grosseto. Seguono: Il cuore ha quasi sempre ragione, Pegasus Edition 2018, una raccolta di racconti risultata vincitrice per inediti del concorso Milano international ed anche al Premio Letterario Città di Pontemoli (Premio della giuria), Metteva l’amore sopra ogni cosa, Effigi 2019, e Altre mitiche creature, il suo recentissimo lavoro.
Di cosa parla il libro
Si tratta di una raccolta di racconti suddivisa in cinque parti con tema la complessità della natura umana e in special modo quella femminile:
1. È scabroso le donne studiar
2. Sia pur chimera o felicità
3. Ma senza donne proprio no, non va, ma senza sol la rosa fior non dà
4. Incompiute, Temperanti ed altre mitiche creature
5. I racconti del Conte Pelo
Questo nuovo lavoro è una raccolta di racconti. Perché racconti e non un romanzo?
Amo molto scrivere racconti.
Da alcuni è considerato una forma minore di letteratura, ma in realtà è un vero e proprio genere letterario, frequentato da molti grandi scrittori. Alice Munro, scrittrice esclusiva di racconti, ha avuto il Nobel per la letteratura. Ma, per rimanere in Italia, Pirandello e Verga, veri giganti della narrativa, hanno creato capolavori con le loro novelle.
E poi il racconto ha il pregio di essere autoconclusivo, immediato, in qualche modo di veloce fruizione.
Una raccolta dedicata alle donne. Di che tipo?
Di tutti i tipi, ma accomunate dalla capacità di sbagliare, sognare, riprendersi e ricominciare.
Vuole farci qualche esempio?
Nella prima parte, quella dal titolo operettistico, parlo di donne trasgressive, stravaganti, vendicative, sorprendenti.
C’è la zia Petronilla, che ha custodito per tutta la vita un segreto grande. C’è Ernestina, vittima di un marito violento, che riesce ad affrancarsi, pur nei limiti di un’epoca senza divorzio. C’è Calliope, che porta il nome della Musa della poesia epica, e in effetti è dotata di un’intraprendenza leggendaria. C’è Valeria, direttrice di banca, ma piuttosto incauta nei sentimenti.
Nella seconda parte, ho invece raccolto racconti storici, ambientati in epoche lontane. Abbiamo Nitoris, ragazzina dai magici poteri che vive nell’antico Egitto; Margot, la sartina di Maria Antonietta nella Francia rivoluzionaria; Flavia, matrona romana, coetanea di Cornelia, di cui detesta la perfezione, tanto che il racconto è intitolato “Non la sopporto”.
Sempre in questa sezione, ho inserito racconti di piccole storie familiari, con la barboncina Polly e piccoli protagonisti. Ma troviamo anche Celeste, viaggio (o visione?) straordinario ambientato sulle Mura di Grosseto. Il Pirata Rosa conclude questa sezione con una storia dolce e delicata.
So che la terza sezione è quella che più si è divertita a scrivere…
Sì. Sono quattro rivisitazioni di romanzi molto famosi, libri che ho letto tante volte da interiorizzarli.
Abbiamo Ultima sigaretta, la coscienza di Zelda, molto liberamente ispirato a La coscienza di Zeno di Italo Svevo; Lo chiamavano Varibò, rivisitazione con anagramma di Madame Bovary; La fu Maria Canal , moderna rivisitazione con protagonista femminile de Il fu Mattia Pascal. E infine Fuga dalla Rottenmai , ispirato a Heidi, dove troviamo Adelaide (Heidi) e Clara novantenni in casa di riposo, con una direttrice tremenda, la signorina Rottenmai, dalla quale, però, le due anziane signore, riusciranno ad affrancarsi. La sezione termina con Tempo Zero, di cui non dico niente, va semplicemente letto…
Il quarto gruppo di racconti, il più corposo, è formato da ventisei racconti tra loro collegati che formano una sorta di romanzo…
La protagonista, io narrante, è Giulietta Tesorini, professoressa di storia e filosofia e studiosa del sentimento amoroso. Attraverso le vicende delle sue amiche, della sorella e della cugina, percorre molte sfaccettature dell’amore e stila una originale classificazione delle donne in base al loro atteggiamento nei confronti della vita sentimentale.
Esistono dunque le Prudenti, le Temperanti, le Intrepide, le Incompiute e le Mutaforma. Esistono inoltre le tre esse dell’amore: sesso, soldi e solidarietà, che vanno visualizzate in un grafico a torta. Con la Metafisica dell’Amore e le Cinque leggi de divenire sentimentale, si perfeziona ulteriormente la visione apparentemente bizzarra, in realtà molto lucida, della dolce Giulietta e della sua intrepida sorella Desdemona, psicologa rampante.
Lei è molto affezionata ai racconti raccolti nel quinto gruppo e dedicati al Conte Pelo. Qual è il motivo?
Alfredo, detto anche il Conte Pelo, era mio zio, anche se le vicende che narro sono per lo più inventate o comunque fortemente modificate. Diciamo che lo utilizzo come personaggio letterario e il Conte Pelo dei miei racconti si comporta esattamente come avrebbe fatto quello reale in circostanze simili, con leggerezza, fantasia, ironia.
Infine, c’è una sorta di appendice…
E’ l’unica parte autobiografica, intitolata Anzi leggerissima, in cui narro alcuni episodi della mia infanzia musicale e spensierata, vissuta con persone sorridenti, affettuose e ottimiste e, soprattutto, con tanta, tanta musica leggera. D’altra parte, è anche la leggerezza di certi ricordi ad avermi permesso di rimanere sorridente nelle intemperie della vita.
Intervista a cura di Dianora Tinti, scrittrice e giornalista