‘Antidolorifico’ nuovo romanzo di Lorenzo Mazzoni
Antidolorifico
di Lorenzo Mazzoni
(2024, edizioni La Gru)
E’ recentissimo questo libro particolare di cui ne sono state stampate solo 149 copie numerate. L’autore ha già alle spalle numerose pubblicazioni ed una vita vissuta tra Londra, Istanbul, Parigi, Sana’a, Hurghada, Marocco, Romania, Vietnam e Laos.
Con piacere lo abbiamo intervistato.
Chi è Lorenzo Mazzoni
L’autore (Ferrara, 1974) è scrittore, saggista e reporter. Ha pubblicato una ventina di romanzi, tra cui Apologia di uomini inutili (La Gru, 2013), Quando le chitarre facevano l’amore (Edizioni Spartaco, 2015; Premio Liberi di Scrivere Award), Un tango per Victor (Edicola, 2016), Il muggito di Sarajevo (Edizioni Spartaco, 2016), In un cielo di stelle rotte (Miraggi, 2019). Ha creato l’ispettore Pietro Malatesta, protagonista della seria noir (illustrati da Andrea Amaducci ed edita da Koi Press) Malatesta. Indagini di uno sbirro anarchico.
Diversi suoi reportage e racconti sono apparsi su antologie e su Il manifesto, Il Reportage, East Journal, Scoprire Istanbul, Reporter e Torno Giovedì.
Lorenzo Mazzoniè inoltre docente di scrittura narrativa di Corsi Corsari e consulente per diverse case editrici. Nel 2015 è entrato a far parte di Mille Battute, un contenitore culturale di esperienze umane che promuove workshop di scrittura, reportage e fotografia in giro per il mondo.
Di cosa parla il libro
Antidolorifico è un noir-pulp ironico e dissacrante, un romanzo corale in cui i personaggi, tutti al limite della società per bene, cercano di barcamenarsi e di trovare l’occasione della vita. Anche se poco lecita. Un libro, che risente del peso di un certo cinema di genere, nato dall’ascolto di Painkiller, brano che la band svedese Bakyard Babies ha scritto assieme a Tyla dei The Dogs d’Amour. Un viaggio lisergico, quello di Mazzoni, ai margini del genere umano
Perché così poche copie?
Perché Libero Marzetto (il progetto editoriale del marchio Edizioni La Grudi cui fa parte anche Antidolorifico) è nato come una sfida letteraria: ogni storia nasce dall’ascolto di una canzone scelta dalla redazione e sottoposta all’autore e ogni libro viene tirato in 149 copie numerate. Non una di più, non una di meno. Chi prima arriva meglio alloggia.
Non avrebbe piacere di essere letto da un pubblico più vasto?
Penso di ritenermi soddisfatto della mia carriera di scrittore. Con la saga di Malatesta. Indagini di uno sbirro anarchico, negli anni, ho raggiunto migliaia di lettori e i titoli sono stati ristampati più volte. Ho vinto diversi premi nazionali con Apologia di uomini inutili e Quando le chitarre facevano l’amore; Le bestie, Un tango per Victor, Porno Bloc sono stati tradotti all’estero (Spagna, Cile, Argentina, Messico, Romania e Germania), insomma, non posso lamentarmi. Per quello che riguarda Antidolorifico mi va bene, nel momento in cui ho accettato la sfida di Edizioni La Gru, che venga letto dai 149 lettori che si accaparreranno il volume.
La cultura non dovrebbe essere pop?
Dovrebbe essere accessibile a tutti. E l’accessibilità non la costruisci con il numero di copie (se un testo dovesse andare bene puoi sempre ristamparlo e concedere qualcosa al lettore venendo meno, magari, alle norme del progetto editoriale), ma con il prezzo di copertina. In questo momento storico nessun editore in Italia è culturalmente pop, perché nessuno applica prezzi accessibili a tutta la popolazione.
A che tipo di lettore si rivolge?
A chi ha voglia di leggere storie borderline, spero, intelligenti o che, perlomeno facciano riflettere.
Lei collabora con la testata Il fatto quotidiano. Di cosa si occupa?
Per diversi anni sono stato agli Esteri (Paesi arabi e Turchia), dopo l’espulsione dalla Turchia come persona non gradita (vedi fatti di Taksim e Gezi Park nel 2013), sono passato alla letteratura. Ho una rubrica dove mi occupo di libri, preferibilmente pubblicati da piccoli editori e/o indipendenti.
A cura di Dianora Tinti, scrittrice e giornalista