“Dentro una scatola di latta” nuova graphic novel di Marco Galli
Dopo Èpos, Nella camera del cuore si nasconde un elefante, La notte del corvo e Una ballata anarchica del west, ecco l’ultima graphic novel, firmata Marco Galli, Dentro una scatola di latta (edito Progetto Stigma – Eris Edizioni), un’altra sua opera surreale e metafisica.
Mentre il modo è ostaggio dell’ennesima epidemia, il commissario Marte, insieme alla fidata Reni, indaga su un feroce serial killer, ma i problemi che lo preoccupano sono ben altri… Scritto e disegnato nel 2012, mostra una realtà fin troppo contemporanea, che pone l’accento sulla disgregazione delle relazioni umane, in una società ormai al collasso.
Di questo lavoro ce ne parla direttamente l’autore. Ringraziamo Bailo Fausto e La Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) per aver reso possibile questa intervista.
Marco, quando è nata in lei la passione per il fumetto?
“Fin da bambino. Ricordo che disegnavo storie lunghissime in forma di fumetto su quaderni di scuola a quadretti, in modo da avere la sensazione di sfogliare un fumetto vero, già in forma di volume. A volte usavo personaggi esistenti dei fumetti come L’uomo Ragno, film tipo quelli con Bruce Lee o Starsky e Hutch. Altre invece inventavo personaggi miei, ricordo, nel periodo della quinta elementare, un robot a forma di cono con le fiamme di un razzo al posto dei piedi: ne feci una saga lunghissima”.
Quali sono i suoi autori preferiti?
“Non ne ho di preferiti, mi influenzano tantissime cose e spesso non vengono dal mondo del fumetto. Per me un’epifania fu a 14 anni, quando scoprii Pazienza e il gruppo di Frigidere, poi Moebius e i francesi di Metal Hurlant e più in generale tutti gli autori eterogenei delle riviste degli anni ‘80 del secolo scorso”.
Quali sono stati i suoi esordi nel mondo del fumetto?
“Ho esordito tardi, perché non mi sentivo pronto (sono un perfezionista), e anche perché facevo un lavoro molto impegnativo. Il mio esordio avvenne nel 2008 su una miniserie dedicata alle avventure strampalate di Roberto “Freack” Antoni, dove ho scritto e disegnato. Ho esordito a 36 anni, non proprio un ragazzino!”
Quando è entrato a far parte del progetto editoriale che ha consentito la realizzazione del fumetto Dentro una scatola di latta?
“Faccio parte di Progetto Stigma fin dal primo momento, tanto da aprire con il primo libro (Epos, 2017), per poi arrivare al secondo (Dentro una scatola di latta), che se non sbaglio è il numero 10, quest’anno”.
Ci dica qualcosa sulla trama.
“Non mi piace parlare di trama dei miei libri, anche perché chi mi conosce, sa che nelle mie storie niente va come sembrerebbe dovrebbe andare. Dico solo che c’è un ispettore di polizia che indaga su un serial killer, ma questo non è il fulcro; ci sono svariate epidemie (il libro l’ho scritto nel 2012), ma nemmeno questo è il centro della storia; poi c’è il figlio dell’ispettore che si crede un super eroe e forse lo è, ma anche qui è una delle molte cose dentro il libro… io suggerirei di leggerlo!”
Quale tecnica grafica ha utilizzato per creare le sue illustrazioni?
“Disegnato a mano, poi scansionato e colorazione aggiunta con Photoshop. La cosa divertente è che al tempo (2012, perché il fumetto lo feci allora, ma esce solo oggi) non avevo tavola grafica e usai il mouse per fare ogni cosa”.
Quale illustrazione potrebbe riassumere meglio la sintesi del fumetto?
“Non ho capito bene la domanda, ma credo la cover: in fondo la copertina deve fare quello, cercare di riassumere lo spirito del libro in un’immagine simbolica e stratificata nella lettura”.
Progetti per il futuro?
“Molti, ma per scaramanzia non ne parlo…”