“Drammaturgia degli invissuti”di G.Cristaldi e O.Malaspina
Per la rubrica Parlano i lettori pubblichiamo la recensione a cura di Simone Cossu al libro Drammaturgia degli invissuti
Ci sono persone alle quali la vita non riesce. O che non riescono alla vita. Di questa umanità si può scrivere e scrivere divinamente. L’ho appreso leggendo Drammaturgia degli invissuti, un libro di Giuseppe Cristaldi e Oliviero Malaspina, pubblicato da Fallone Editore a settembre 2019.
Oliviero Malaspina è un cantautore, poeta e scrittore che fu scelto da Fabrizio De André come suo ultimo coautore. In passato ha già collaborato con Giuseppe Cristaldi, scrittore salentino che ha pubblicato diversi libri e scritto con Cristiano De André la biografia di quest’ultimo.
L’opera è un crocevia di storie e di persone ai margini dell’esistenza. Il suo punto di forza consiste nel declinare la sofferenza umana nelle sue molteplici forme, dando a ciascuna un volto e una voce. Uno di quei volti che ormai non vediamo più, abituati come siamo a rivolgere altrove il nostro sguardo. Una di quelle voci che non sentiamo, nel frastuono scintillante e banale della nostra quotidiana indifferenza.
Troppi stimoli ci allettano e ci distraggono dalla nostra stessa umanità e dalle sue cicatrici più profonde. Con un rimedio per ogni male, un trucco, una soluzione che quasi sempre è parte del problema, scansiamo la sofferenza altrui con il cinismo e la leggerezza di chi soffre a metà.
Questo è un lusso che non ci si può permettere con Drammaturgia degli invissuti.
Leggerlo è come liberarsi dalle catene emozionali che ci impediscono di voltarci e scorgere il fuoco che proietta sulla parete della caverna quelle ombre che scambiamo per verità.
Il libro, infatti, ci sbatte in faccia la realtà vera, con le sue increspature, ingiustizie e scomode verità. Nel farlo, innesca una scintilla di reazione che sta a noi tranformare in fiamma.
La struttura è inusuale, quasi antologica, in quanto alterna brevi poemi e racconti. Colpiscono la scrittura densa, lacerante e raffinata, una via di mezzo tra poesia e prosa, e la contemporaneità cocente e vivida delle storie. Il coro di voci soliste che si leva, da nord a sud, per celebrare una liturgia collettiva di rabbia, dolore e disperazione.
Un circo variegato di persone che percorrono un identico cammino di desolazione e impotenza. C’è chi ha mangiato pane e tradimento, come gli operai che si sono ammalati di cancro per la mancanza di scrupoli dei datori di lavoro.
Ci sono coloro che muoiono una vita d’amore, come i militari detonati, le figlie violate, gli sradicati che con la terra hanno perduto la propria identità e dignità di uomini. C’è chi annega nella propria solitudine e chi si specchia in quella altrui. Chi fugge un inferno reale con l’illusione di un paradiso artificiale. Chi restituisce la vita alla terra, con l’ultimo disperato salto.
In meno di cento pagine, un percorso emotivo molto intenso e un’opportunità di riflessione su problematiche che interrogano nel profondo la nostra (presunta) civiltà. Raramente mi capita di leggere un libro in una sola notte, per incapacità di smettere. Per questa ragione e per altre che vi lascio scoprire da soli, lo consiglio a tutti.
(Simone Cossu)