Enzo Tortora – Lettere a Francesca: intervista all’autrice

Enzo Tortora – Lettere a Francesca: intervista all’autrice

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Francesca Scopelliti, per chi non la conoscesse, è stata la compagna di Enzo Tortora (con lei nella foto a sinistra), notissimo volto televisivo e giornalista.
Dopo 33 anni esatti dalla morte del conduttore, che insieme a Mike Bongiorno, Edoardo Vianello e Pippo Baudo, ha fatto la storia della televisione, esce il libro “Enzo Tortora – Lettere a Francesca” dove per la prima volta vengono pubblicate le lettere che Tortora scrisse a Francesca dal carcere.

 

L’ho incontrata nella sua bella casa grossetana, ho preso insieme a lei un ottimo caffè e, soprattutto, ho ascoltato con interesse e grandissima partecipazione l’affascinante storia di questa donna straordinaria alla quale la vita non ha risparmiato nulla, per fortuna nemmeno l’amore vero, e che ancora non si arrende alla malagiustizia e sogna un mondo dove chi sbaglia paghi i suoi errori.

Come è finita in Maremma?

(Sorride, ndr) Sono venuta con Enzo Tortora nel 1984. Lui era stato eletto al Parlamento europeo, dopo l’anno di inferno che avevamo passato, ed era luglio. Tutto nacque da un documentario che vedemmo alla televisione e che parlava dell’Africa. “Sei mai stata in Africa?” mi chiese. “No” risposi. “Allora ci andremo…” e telefonò subito al suo caro amico Piero Motturi di Magliano in Toscana (divenuto poi marito di Francesca, dopo la morte di Enzo Tortora, ndr) che aveva là degli interessi. Lui ci dette tutte le indicazioni e noi partimmo per l’Africa.
Quando tornammo, decidemmo di ristrutturare la proprietà che Enzo aveva in Maremma, vicino alla Chiesetta di Santa Maria in Heba. Dato che le cose andavano per le lunghe, decisi di comprare una piccola casa a Montiano per essere più vicina e seguire meglio i lavori. Enzo riuscì a vedere la sua proprietà ristrutturata, ma purtroppo non arredata perché, nel frattempo, il suo male si era aggravato. Dopo la sua morte l’ho abitata io, lasciando quella di Montiano, ed è diventata il mio rifugio.

Da quel periodo, quindi, lei risiede stabilmente in Maremma?

No, diciamo dal 1994. Dopo sei anni dalla morte di Enzo, nel 1995, mi sono sposata con Piero Motturi, il suo caro amico, una persona splendida che mi ha aiutato nei momenti più bui standomi vicino.

Ha recentemente pubblicato in un libro dal titolo Enzo Tortora – Lettere a Francesca una

Francesca Scopelliti durante la presentazione del libro su Enzo Tortora dal titolo "Lettere a Francesca". Roma, 4 luglio 2016. ANSA/CLAUDIO PERI

Francesca Scopelliti durante la presentazione del libro su Enzo Tortora dal titolo “Lettere a Francesca”. Roma, 4 luglio 2016. ANSA/CLAUDIO PERI

selezione delle lettere che Enzo Tortora le ha scritto dal carcere. Cosa le ha fatto più male nel rivivere quei momenti?

Vedi, c’è una cosa che ancora non riesco ad accettare: la sua morte, nonostante dopo di lui abbia avuto la fortuna di avere accanto come marito un uomo eccezionale come Piero Mottturi. Non la accetto, perché è stata provocata dalla malagiustizia.

 

Recentemente ho rivisto alla televisione il film sulla morte di Falcone e Borsellino e da cittadina italiana mi fa molto male vedere che, come loro, ci sono stati fior fiori di altri magistrati, imprenditori o padri di famiglia uccisi dalle mafie.

 

Mai te ne potrai fare una ragione, ma poi dici: è stata la criminalità organizzata, qualcosa che va contro lo Stato. Nel caso di Enzo, invece, è stato lo Stato e questo proprio non lo accetto. Ecco sì, è questa la cosa che mi addolora di più.

Cosa l’ha spinto, dopo tanti anni, a pubblicare le sue lettere?

Un giorno le ho viste lì, nel cassetto, e ho capito che dovevo in qualche modo farle rivivere, come atto dovuto ad Enzo, ma anche a me stessa, perché il calvario che ha dovuto subire non fosse dimenticato.
Certo non è stato facile, rileggerle attentamente è stato come un pugno nello stomaco.
Parole che testimoniano in primo luogo il suo grande amore per me, e questo è bellissimo ovviamente, ma anche la grande indignazione di uomo incarcerato ingiustamente.

Enzo Tortora, anche dal carcere, non ha comunque mai smesso di lottare…

No, mai. E’ sufficiente leggere queste lettere per accorgersi di quanta grinta, forza e determinazione abbia sempre profuso per raggiungere la verità. E poi, anche rinchiuso, non ha mai rinunciato da grande uomo di cultura qual era alle sue letture preferite come Dostoevskij o Yourcenar. Addirittura mi consigliava cosa leggere… e qui sta la grandezza dell’uomo.

Lei nel libro usa il termine “stampa antropofaga”: ce lo vuole spiegare?

Sul nome di Tortora fu costruito il maxiblitz, cadendo lui sarebbe caduto l’impianto accusatorio, così furono cercati tutti i supporti possibili, da nuovi pentiti alla stampa, per fare di lui un vero colpevole. Molte importanti firme del giornalismo, infatti, presero parte alla corrida, posso citare Camilla Cederna (“Mi pare che ci siano gli elementi per trovarlo colpevole: non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non ci sono delle buone ragioni.” dalla Domenica del Corriere) o anche Lietta Tornabuoni, la signora del bon ton, che afferma dalle pagine de La Stampa: “Alla colpevolezza di Tortora ci credono quelli che fanno i magistrati a Napoli, che sanno le cose.”

sciascia-e-tortoraTortora ha avuto amici nel mondo dello spettacolo?

Direi di no. E’ sempre stato più dalla parte di coloro che tiravano i cavi che del dirigente della televisione. E’ sempre stato un uomo molto semplice, non ha mai amato il potere e le cose le ha sempre dette, tanto da essere cacciato dalla Rai per ben due volte.

 

Un uomo libero che non rinunciava a dire quello che pensava. Amici, che dire? Era definito “l’antipatico” perché non amava lo star system ma le persone intelligenti, indipendentemente da quello che facevano. Suo grande amico è stato Leonardo Sciascia (con lui nella foto a sinistra).

Un uomo “scomodo”?

No, semplicemente uno che diceva quello che pensava e che non scendeva a compromessi. Rispettoso delle istituzioni, che si commuoveva se vedere la fanfara dei bersaglieri. Quando negli anni settanta disse che la Rai era “un jetset guidato da un gruppo di boyscout” sapeva benissimo che metteva a rischio il suo contratto milionario. Ma non gli importava di fronte al dovere di mettere in evidenza ciò che non funzionava.

Il denaro passava in secondo piano, non era al primo gradino nell’ordine delle cose importanti della vita e ciò lo rendeva un uomo libero. Ti racconto un altro episodio. Enzo fondò, insieme ad un amico, Telelombardia. Quando decisero di venderla ad un petroliere di Milano questo pretendette di comprarla mantenendo Enzo all’interno, ma non il suo amico. Bene, lui rifiutò 100 milioni di lire, e si parla sempre degli anni settanta. “O mantiene tutti e due o nessuno” gli disse. E il petroliere rispose che voleva solo io aggiungendo: “Si ricordi che nessuno più gli offrirà cento milioni” al che Enzo rispose. “ E lei che nessuno glieli rifiuterà!” Dimmi tu, Dianora, una persona così poteva mettersi a spacciare droga, al soldo di Cutolo?

Dalla morte di suo marito Piero, lei vive sola. Una scelta oppure un caso? E cosa le hanno francesca-scopellitilasciato questi due uomini così diversi fra loro, ma accomunati dal grande amore per lei?

Dopo due uomini meravigliosi che mi hanno arricchito moltissimo e grandi maestri di vita come Enzo e Piero, è stato difficile trovare qualcuno che reggesse il confronto, ecco perché poi ho rinunciato.

Enzo genovese, Piero maremmano, l’uno sagittario l’altro capricorno come lei: che differenze c’erano tra loro, come approccio alla vita, intendo…

Sono convinta che quando un uomo ha una sua costruzione interiore le differenze tra l’uno e l’altro, alla fine, si incontrino. Enzo, ad esempio, era un fine intellettuale, penna eccezionale; le lettere che mi ha scritto dal carcere sono pagine di letteratura: leggendole vedi propri ciò che descriveva, come in un film. Al contrario, non aveva la minima manualità.

Piero, invece, era un uomo pratico, un vero imprenditore, con la situazione sempre sotto controllo. Alle sei e mezza di mattina, era già pronto per organizzare e dare ordini ai suoi uomini su come gestire i cavalli o i lavori in campagna. Due uomini completamente diversi che però si ritrovavano molto. Non per niente erano grandissimi amici, forse proprio grazie alle loro diversità che, paradossalmente, li rendevano simili. Era questo il loro fascino, e dal fascino esce l’amore.

Enzo Tortora e Francesca Scopelliti

enzo_tortora_arrestoAccusato di gravi reati, ai quali in seguito risultò totalmente estraneo, sulla base di accuse formulate da soggetti provenienti da contesti criminali, Tortora fu per questo arrestato e imputato di associazione camorristica e traffico di droga. Dopo 7 mesi di reclusione la sua innocenza fu dimostrata e venne definitivamente assolto. Purtroppo morì, a soli 59 anni, poco dopo la sentenza che metteva fine al suo calvario.
Tortora fu eletto eurodeputatao per il Partito Radicale di cui divenne anche presidente e Francesca lo seguì nella sua battaglia garantista tanto che fu eletta nel 1994 al Senato con la Lista Pannella-Riformatori in Lombardia. Nel 1996 viene rieletta nelle Marche per Forza Italia fino al 2001. Diviene Segretario della Presidenza del Senato, vicepresidente della commissione speciale per l’infanzia e componente della commissione Giustizia.

Attualmente è presidente della “Fondazione Internazionale per la giustizia Enzo Tortora”. Dal 2011 al 2013 è stata segretaria nazionale del partito Futuro e Libertà, fino al suo scioglimento. E’ stata anche Assessore allo Sviluppo Sostenibile del Comune di Grosseto dal 2004 al 2006.

   (intervista integrale sulla rivista Maremma Magazine, Settembre 2016)

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