F. S. Alessandria: chiavi antiche per realizzare opere d’arte
Chi ci segue, sa che ci occupiamo volentieri anche di arte. Questa volta abbiamo il piacere di intervistare Franco Sebastiano Alessandria. Pittore e scultore, residente a Piozzo, in provincia di Cuneo, ama dipingere la condizione e le follie umane, i sentimenti contrastanti. Fra le sue opere ricordiamo il Cavallo Bianco di Napoleone, esposta recentemente a Cherasco.
Suo è il Progetto delle chiavi, sviluppato assemblando tra loro in modo armonico chiavi antiche per realizzare figure estremamente fluide e leggere. Le chiavi diventano il suo strumento principale: chiavi antiche depositarie di generazioni di gioie e dolori, di nascite e di morti, di perdite e di desideri, saldate tra di loro per aprire nuove porte e nuovi sogni.
Una delle sue ultime creazioni Io sono la chiave, è arrivata al Santuario di Madonna fiori di Bra (Cn). La scultura è fatta di simboli, la struttura realizzata con chiavi provenienti dal Marocco, ed è alta 330 centimetri. Rimarrà esposta dal 30 agosto 2024 fino 21 aprile 2025.
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Franco, quando è nata il lei la passione per l’arte?
“Durante la mia infanzia, ho amato istintivamente subito la pittura. Con il passare degli anni, mi sono specializzato frequentando l’Accademia Albertina, ho vinto numerosi premi, ma ho sempre messo al primo posto la famiglia. I miei doveri di marito e padre avevano la precedenza su tutto, sono cresciuto con una cultura Somasca. Non potevo certo mettermi a fare l’artista bohémien”.
Come nascono le opere con le chiavi?
“Dall’amicizia con una stilista che in terze nozze ha sposato un principe berbero. La sua famiglia possiede un centro di antichità e, tra i numerosi oggetti che erano all’interno, tra mobili e tappeti spiccava un’enorme quantità di chiavi. Non se ne conosceva la provenienza, ma dall’aspetto e dal logoramento si capiva che molte di esse erano molto antiche.
Quando i proprietari mi chiesero se ero in grado di utilizzarle per creare qualcosa, risposi con un sorriso che da ragazzo avevo fatto anche il saldatore. Vedermele arrivare in sacchi fu per me come essere rittornato bambino e ricevere in dono un ovetto Kinder, anche se in realtà il regalo nascosto dentro furono in realtà alcuni scorpioni”.
Ci racconti una curiosità legata a queste chiavi arrivate dal Marocco...
“Una volta nella mia officina, con tutte le finestre chiuse, stavo proprio saldando quando ho sentito il profumo di carne alla brace. Rimasi perplesso. Poi scoprii che molte di queste chiavi, potevano avere 180 – 200 anni, con il tempo si erano impregnate di grasso animale. L’aroma ricordava uno dei piatti tipici delle cultura berbera, il Mechoui, che altro non è che il montone arrostito”.
L’uomo con le chiavi quanto tempo ha richiesto per la sua realizzare.
“Il tempo buono non si calcola mai”.
Con la mostra itinerante L’uomo delle chiavi quali città ha già toccato?
“L’opera è partita da Piozzo, per poi toccare Farigliano, Dogliani, Alba, Monforte, Bossolasco, Murazzano, Bergolo, adesso Bra”.
L’uomo con l’orologio, l’opera esposta alla mostra collettiva Panorami Oltrelinea, cosa rappresenta?
“Una nuova fase della mia vita. Con la sua nascita mi sono messo a fare solo l’artista, e ciò ha comportato un cambio di vita. L’opera rappresenta lo stile di vita che facevo nel passato. Tanto per fare un esempio, prendevo due aerei a settimana, correvo da una parte all’altra come una pallina del flipper, non ero padrone del mio tempo. Ora invece me lo sono finalmente ripreso.”.
Intervista realizzata da Fausto Bailo, promotore culturale, e Chiara Fissore responsabile del Movimento artistico Antidoto.