“Fiore di roccia” magnifico romanzo di Ilaria Tuti
Fiore di roccia
di Ilaria Tuti
(Longanesi, 2020)
Chi è Ilaria Tuti
Ilaria Tuti vive a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Fiori sopra l’inferno, edito da Longanesi nel 2018, è il suo romanzo d’esordio a cui segue Ninfa dormiente nel 2019.
Entrambi vedono come protagonisti il commissario Teresa Battaglia, uno straordinario personaggio che ha conquistato tutto il mondo. Con Fiore di roccia del 2020, ambientato nelle sue montagne, dà vita ad un romanzo storico straordinario. Nel 2021, con Luce della notte, torna alle storie di Teresa Battaglia. Del 2021 è anche la nomina di Ninfa dormiente agli Edgar Awards.
Di cosa parla
Le portatrici carniche furono quelle donne che nel corso della prima guerra mondiale operarono, lungo il fronte della Carnia, trasportando con le loro gerle viveri, rifornimenti e munizioni fino alle prime linee italiane, dove combattevano i reparti alpini.
Di estrazione umile e contadina queste donne, male equipaggiate e di età compresa fra i dodici e i sessant’anni, percorrevano lunghi e difficili percorsi. Si arrampicavano con gli carpetz ai piedi aggrappandosi agli speroni con tutta la loro forza, proprio come fanno le stelle alpine, i fiori d roccia, appunto.
Con questo romanzo, Ilaria Tuti ha restituito a queste eroine dimenticate dalla Storia un posto importante nella memoria della nazione.
Cosa ne penso
Una storia che celebra il coraggio, la generosità e la resilienza delle donne che durante la Prima guerra mondiale si sono sacrificate per aiutare i militari al fronte.
Donne che non trasportavano solamente cose, seppur fondamentali, ma soprattutto speranza. Nonostante ciò, l’autrice non cade mai nel sentimentalismo, ma nemmeno nella trappola opposta cioè quella del compiacimento di una realtà dura e difficile.
Attraverso un sapiente e evocativo linguaggio, evirato da qualsiasi orpello letterario, emerge prepotente la vita del tempo, quasi una fotografia del momento. E così il lettore si trova davanti gli occhi «bui» dei soldati, qualche raro e prezioso sorriso, molte lacrime e corpi martoriati dalla fatica, spesso mezzi seppelliti per ore nella neve durante le lunghe camminate per raggiungere il fronte.
Rischiando la vita continuamente, sotto tiro del nemico, diavoli bianchi li chiamavano, che non le perdeva d’occhio, alcune sono ancora bambine, altre donne mature, ma tutte accomunate da un presente di povertà e paura e dalla determinazione di sacrificarsi per aiutare i militari al fronte. Sembra quasi di vedere queste donne rese precocemente adulte e disincantate dalla guerra e dall’assoluta mancanza di mezzi. Camminano come muli, per milleduecento metri di salita sfinente.
Ma anche il nemico non è visto solo come tale. Viene scandagliato dal lato umano e quando la protagonista, Agata, incontrerà da vicino un giovane appartente all’altra parte, nulla potrà più essere come prima. Perchè anche nel mezzo dei più grandi dolori, per fortuna, può nascere sempre la speranza e forse l’amore.
Un romanzo che regge perfettamente il confronto con i classici sulla Grande Guerra, che avvolge e coinvolge, spingendo il lettore ad andare a documentarsi per saperne di più. Una storia per lungo tempo trascurata che, grazie a Ilaria Tuti, ha finalmente il suo giusto riconoscimento.
Recensione a cura di Dianora Tinti, scrittrice e giornalista