Fumetti: intervista esclusiva a Giulio Rincione

Fumetti: intervista esclusiva a Giulio Rincione


Giulio Rincione è un illustratore, pittore e fumettista palermitano. Inizia la sua carriera nel 2012 collaborando come colorista con la Rizzoli Lizard.

 

Nel 2013 fonda un collettivo artistico indipendente che lo porterà, nel 2014 a iniziare la sua collaborazione con la Shockdom Edizioni. Per Shockdom disegna i primi due episodi di ‘Noumeno’ scritto da Lucio Staiano e Gianluca Caputo. Proprio grazie a Noumeno, Rincione vince il premio Missaglia come autore rivelazione al Treviso comic book festival del 2015.

 

La sua produzione prosegue con tantissimi lavori anche con importanti realtà editoriali italiane del fumetto, come Star Comics  e Sergio Bonelli Editore. Per Sergio Bonelli ha firmato diverse opere su Dylan Dog.

Giulio Rincione

Rincione ha collaborato inoltre come copertinista per diversi editori italiani come Marsilio Editore, Acheron Books, edizioni Inkiostro.

 

È anche artista nella scuderia della Cart Gallery, prestigiosa galleria di Roma, con la quale ha organizzato diverse mostre esponendo le sue opere originali, dipinte a mano. Nel mercato estero, Rincione collabora con alcune tra le più grandi realtà internazionali, come la Walt Disney America, la Treyarch e Marvel Entertainment. Collabora inoltre come docente presso la scuola internazionale di comics (sede di Napoli e di Roma) e con la Scuola del fumetto di Palermo.

 

DiDirt’ saga in cui torna come autore unico, è stato pubblicato nel 2022 il primo volume dal titolo I figli di Edin.


Giulio, come è nata la sua passione per il fumetto?

“La mia passione per il fumetto nasce da piccolo. Mia madre collezionava Diabolik e mia sorella Dylan Dog. Ero affascinato da quegli albi pieni di disegni e ricordo che usavo la carta carbone per ricalcare le mie vignette preferite. Poi ho iniziato a leggere Cattivik ed è stato amore a prima tavola. Non ho mai smesso di leggere fumetti, cambiando genere man mano che crescevo. A 15 anni ho deciso che volevo farlo anche di lavoro e mi sono iscritto alla scuola del fumetto di Palermo, subito dopo il diploma”.

Come professionista quali sono stati i suoi primi passi nel mondo dei comics?

“Dicevo,appunto, che la mia formazione inizia con la scuola del fumetto di Palermo. Ultimato il triennio a scuola, ho iniziato a girare per le fiere di fumetto in cerca di editori, con scarsi risultati. Nel 2013, insieme a due miei amici ho fondato un collettivo indipendente (il pee show). Grazie a questo collettivo ho iniziato a farmi conoscere sia alle fiere che sui social, fino a iniziare la mia collaborazione con la casa editrice Shockdom, nel 2014″.

Quale è stata la genesi di Dirt – I figli di Edin?

“La genesi è divisa in due parti. Innanzitutto la genesi di Dirt, il protagonista, avviene qualche anno fa, nel 2018, quando uscendo dalla metro mi sono imbattuto in uno scarabocchio sul muro che aveva delle sembianze simili a lui. Affascinato da quel volto, ho provato a scrivere dei soggetti senza però ottenere alcun risultato degno di nota. È stato solo nel 2020, con l’inizio della pandemia, a essermi venuta in mente l’idea che mi avrebbe portato a scrivere il soggetto della saga di Dirt. Una saga fantasy, post apocalittica, dove i cartoni animati esistono anche nella realtà. Una realtà distopica dove un virus ha quasi del tutto fatto estinguere il genere umano”.

Come si è sviluppato il personaggio di Dirt?

“Partendo da quello scarabocchio, ho delineato un po’ il suo profilo psicologico. La prima cosa che ho appurato è che Dirt fuma. Ama fumare. E che è uno stronzo simpatico, uno di quelli che fa ridere, ma che fa anche incazzare. Uno di quei personaggi, un po’ alla Duffy Duck o Roger Rabbit, che si mette in situazioni assolutamente al di fuori della sua portata, senza rendersene conto. È anche un personaggio vanitoso e orgoglioso. Dopo poche pagine mi son reso conto che non dovevo studiare il suo carattere. Dirt, infatti, è un essere separato da me, che sa perfettamente cosa deve fare in ogni pagina e che non mi chiede di certo il permesso per farla”.

Quale tecnica ha utilizzato per la creazione delle sue tavole?

Dirt. I figli di Edin

“Le tavole sono in tecnica mista. Sono disegnate e inchiostrate su carta. Alcune di esse hanno anche delle velature di colore acquerello per dare le atmosfere. La colorazione definitiva, gli effetti e il lettering, sono invece stati fatti in digitale”.

Secondo lei, quale potrebbe essere la colonna sonora di questo volume?

“Le colonne sonore sono in lavorazione, le sta componendo un mio amico, Fabio Antonelli, e già ho ascoltato qualche traccia. Per me quelle sono perfette per il volume. Ma dovendo dare una risposta più larga, allora citerei ‘Il buono, il brutto e il cattivo’ con le colonne sonore di Ennio Morricone“.

Sogni nel cassetto?

“Attualmente (sarò banale) il mio unico sogno è quello di riuscire ad ultimare la saga e rimanere sano di mente. Ho stimato quattro volumi con oltre 800 tavole complessive. Mi servirà tanta fortuna. Se poi posso sognare in grande, mi piacerebbe che Dirt venisse letto da una bella fetta di pubblico, entrando nel gruppo delle icone fumettistiche italiane. Vedere infine una trasposizione dell’opera come serie tv, sarebbe sicuramente il massimo sogno ipotizzabile”.


Intervista a cura di Fausto Bailo, promotore culturale, e Premiata libreria Marconi di Bra (Cn)


 

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