Giulia Madonna e la sua Amata tela
(Musicaos Editore, anno 2015, pagg.175, euro 18)
La scrittrice mi ha contattato tramite il blog e spedito il suo romanzo Amata tela che ho letto in pochissimo tempo.
Prima di parlarne però, conosciamo un po’ meglio l’autrice.
CHI E’ GIULIA MADONNA
E’ un architetto pescarese e docente di corsi regionali di formazione professionale per “arredatori d’interni”.
Nel 2011 inizia il suo percorso da scrittrice con la pubblicazione del romanzo La stanza vuota (nella foto a destra) che è risultato vincitore di numerosi premi letterari.
Fra l’altro, con un capitolo del libro, si è aggiudicata il concorso di Scrittura per la stesura di un romanzo collettivo, organizzato da 24letture, la pagina letteraria del Sole 24 Ore su Twitter.
Amata tela è il suo secondo romanzo.
DI COSA PARLA Amata tela
I protagonisti sono Eugenio e Francesca, due giovani che si incontrano e subito si accorgono di non poter fare a meno l’uno dell’altra. Lui è uno squattrinato pittore di talento, lei studia per diventare architetto.
All’inizio tutto procede bene ma i due sono troppo simili, o forse troppo diversi, per continuare un percorso già tracciato e così presto arrivano i tormenti e gli interrogativi.
Fughe e dolci ritorni, litigi e riappacificazioni, fino al totale distacco.
Ognuno di loro prenderà la propria strada, realizzandosi nella professione: Eugenio riuscirà ad imporsi come uno dei pittori più noti e geniali, lei come architetto di fama internazionale.
Ma… c’è sempre in agguato un ma nella vita. E senza svelare di più, vi dico che questo ma coincide con un dipinto dal quale Eugenio non si è mai separato e dove vi è ritratta Francesca, la donna mai dimenticata.
COSA NE PENSO
Diciamo subito che pur descrivendo una vicenda d’amore, in Amata tela non c’è niente di melenso, di scontato.
Soltanto sentimenti allo stato puro che coinvolgono completamente, costringendo il lettore ad immedesimarsi nei protagonisti ed a seguirli, pagina dopo pagina, quasi a voler conoscere in anticipo il finale di questo intreccio sentimentale.
Detto questo, aggiungo che inizialmente la figura di Eugenio può vagamente ricordare Derain, Soutine, Modigliani, insomma i cosiddetti artisti maledetti che popolavano il quartiere Montparnasse di Parigi all’inizio dello scorso secolo.
Passioni portate all’estremo, sofferenze, tempeste di desideri, tumulti interiori, vite spericolate a servizio del loro genio.
L’autrice è stata infatti brava a far emergere in Amata tela anche tutto questo con mano delicata e realista, ma senza mai esagerare, ne’ allontanandosi troppo dalla vicenda d’amore, vero succo del libro, e che appare fin da subito appesa ad un filo.
Un filo sottilissimo e fragile che divide i mondi nei quali vivono Eugenio e Francesca, ma che alla fine dimostra quanto invece siano vicine queste realtà. Perché fra ragione e sentimento, a volte, la distanza è minima…