‘Gli ultimi’ nuovo romanzo di Saverio Giannini
Gli ultimi
di Saverio Giannini
(2024, Giazira Scritture)
Chi è Saverio Giannini
Saverio Giannini è nato a Bari, nel 1973. Lavora come educatore professionale per la Asl della sua città, occupandosi di persone con problematiche psico-sociali e con disturbo da dipendenze patologiche. La penna, tuttavia, è la sua grande passione.
È autore di racconti, liriche e romanzi con cui ha ricevuto premi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
Ha scritto anche per ragazzi: L’uomo Sole (Giazira scritture, 2021), recensito in questo Blog e Il Grande Iuba (Giacovelli editore, 2022)
Di cosa parla il libro
Gli Ultimiè la storia di un’amicizia condivisa fin dai banchi di scuola da un gruppo di cinque ragazzi.
Jack, il leader, che con il suo funerale a Padova, come Alex Marshall ne Il grande freddo, rimette insieme il gruppo.
Gloria, l’una donna, scatta foto per non dover parlare, ha il suo mentore virtuale in Bruce Lee.
Massimo, segretamente innamorato di Gloria, senza averglielo mai detto.
Teo, quello più strano, una fissa per il caffè Hag e accanito fumatore di Marlboro Light, conosce le persone per le macchine che guidano e delle quali sa tutto, ama viaggiare ma odia arrivare.
Albert, che ha appena perso il lavoro e la fidanzata.
Li accomuna essere ribelli, fuori dagli schemi, outsider, ognuno con le sue fisse, le sue particolarità e le sue paure. In una parola: diversi. Anzi gli ultimi, pur sedendo in classe nella prima fila, come spiega Massimo.
La storia è il viaggio da Bari a Padova, durante il quale si dipana il racconto delle loro vite e dopo il quale nessuno di loro sarà più lo stesso. Jack sapeva, aveva previsto tutto. Doveva compiere un ultimo grande gesto per liberare gli Ultimi una volta per tutte, facendo affrontare loro il viaggio che dovrà riunirli e infine dividerli per sempre.
Un percorso che aiuta protagonisti e lettore a scoprire quanto la libertà sia un qualcosa da conquistare con pazienza, un traguardo da avvicinare passo dopo passo.
Cosa ne penso
Gli Ultimi è un romanzo on the road, in cui il viaggio, come nella migliore tradizione del genere, è la metafora della vita. Da Bari a Padova, in macchina, lungo «la Statale 16, la strada più grande d’Italia: più di ottocento chilometri di asfalto scintillante. L’unico luogo dove poterci togliere la maschera che invece indossiamo ogni giorno. Il posto in cui ci sentiamo liberi di essere veramente quello che siamo. Dove ritroviamo noi stessi e ci sentiamo amati e protetti. Il luogo che più di tutti fa girare all’indietro le lancette dell’orologio, proiettandoci ai bei tempi del passato e che ci fa sentire a nostro agio più che a casa. Dove il tempo non ci pesa e resteremo eterno perché ci sentiamo al sicuro. Dove non abbiamo bisogno di essere nient’altro se non quello che siamo», dice Massimo in uno dei primi capitoli.
Nelle sue parole, c’è tutto il senso del gruppo, composto di persone diverse, non adatte a vivere in un mondo fatto di apparenza e stereotipi, che si sentono ultimi perché non capiscono di essere unici. Ci penserà l’arrivo di Jack a fare capire loro che proprio la diversità li fa essere migliori, che stando in gruppo sono più forti, che possono meglio resistere al bullismo di cui sono vittime e all’indifferenza che li circonda. L’amicizia, la lealtà, la diversità (tema molto caro a Giannini, trattato già ne L’Uomo sole), la solidarietà sono, infatti, gli altri temi del libro.
Il lettore si appassiona subito alle vicende di Jack, Massimo, Teo, Gloria, Albert. Impara a conoscerli piano piano nei brevi capitoli in cui ognuno di loro racconta in prima persona se stesso e gli altri, con un aneddoto, un pezzo del viaggio, un ricordo.
Ogni capitolo, accanto al titolo riporta il nome della persona che parla. Ne escono quindi punti di vista diversi, che tuttavia non frammentano l’andamento della storia, grazie alla scrittura fluida, al registro linguistico semplice, alle descrizioni brevi e incisive, che fanno subito immaginare al lettore l’aspetto fisico e il carattere dei protagonisti. I dialoghi sono essenziali e asciutti, poco più che un botta e risposta, danno ritmo al racconto e arricchiscono il pensiero dei personaggi.
Il viaggio – e come poteva essere diversamente – è accompagnato da una colonna sonora di pezzi epici raccolti una play list, riportata in uno degli ultimi capitoli. E proprio alla fine si scioglie l’ultimo dubbio e il vero senso di quel viaggio per cui Jack ha voluto mettere di nuovo insieme i suoi amici.
Un libro intenso, autentico e per certi versi trasgressivo, là dove essere se stessi, essere autentici e non obbedire agli stereotipi diventa una forma di ribellione, anche se c’è un prezzo da pagare.
Non a caso, in apertura del libro, Giannini fa una dedica speciale, citando Steve Jobs: “A tutti i folli. I solitari. I ribelli. Quelli che non si adattano. Quelli che non ci stanno. Quelli che sembrano sempre fuori luogo. Quelli che vedono le cose in modo differente. Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo. Potete essere d’accordo con loro o non essere d’accordo. Li potete glorificare o diffamare. L’unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana in avanti. E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni”.
Recensione a cura di Lina Senserini, docente e giornalista