Green Line, il nuovo disco di Rita Tekeyan
“Il linguaggio della musica è un linguaggio che solo l’anima capisce, ma che l’anima non potrà mai tradurre”
Arnold Bennett
Con grande piacere pubblichiamo l’intervista a Rita Tekeyan, una giovane musicista Italo-Libanese di origine armena, che ha esordito nel 2015 con il disco Manifesto Anti-War. Da poche settimane è uscito il suo ultimo lavoro: Green Line .
La sua forza sta nello scrivere canzoni che vanno oltre le mode, perchè toccano l’anima delle persone, dice Fausto Bailo che ringraziamo per aver reso possibile questa intervista.
Qual è il significato del titolo del suo nuovo disco?
Green Line era quella zona alberata di Beirut che divideva la città in Est ed Ovest durante la guerra civile ed era la zona più devastata della città.
Questa divisione non era solamente una linea fisica, ma anche socio/culturale e religiosa. Questo tipo di divisioni purtroppo è molto frequente in città dove ci sono guerre, si chiamano proprio Green Line.
Avevo scritto il brano Green Line anni fa, basandomi su una storia vera, ma il titolo, il luogo e il significato erano molto simbolici e potenti. Ho pensato a lungo a che titolo avrei dato al mio album, e le mie riflessioni mi portavano sempre lì, a questo nome.
Come è nata la sua collaborazione con la casa discografica Seahorse Recordings?
Ero alla ricerca di una casa discografica e di un produttore che potesse valorizzare il mio progetto. Un amico musicista e giornalista musicale mi ha consigliato di contattare Seahorse Recordings, e cosi ho inviato alcuni esempi del mio lavoro e sono stata accolta subito con molto entusiasmo e fiducia. Paolo Messere di Seahorse Recordings si è occupato degli arrangiamenti dei pezzi dell’album, facendoli suonare davvero al meglio.
Quali sono le fonti di ispirazione dei suoi brani?
Ricordi di infanzia, di guerra, luoghi passati, tracce nascoste, ricordi degli antenati raccontati dai nonni, il genocidio armeno, sogni, riflessioni, la natura, luoghi abbandonati, dolore, rabbia, disperazione, ossessione, poesia, filosofia, non c’è limite.
Di solito nascono dal desiderio di raccontare una storia, un evento, descrivere un luogo, spesso un ricordo e esprimere sentimenti introspettivi. A volte le fonti possono essere altri musicisti e artisti, cose a caso che mi succedono durante il giorno e mi rimangono impresse per vari motivi.
Come nasce la canzone Y?
La canzone Y che in realtà dall’inglese sarebbe Why?, è la domanda perché tutta questa crudeltà, tutto questo dolore, perché morire invano?
Mio nonno Avedis Tekeyan ha scritto il libro La Tragedia degli Armeni di Behesni 1914-1918, pubblicato a Beirut nel 1956. Sapevo che lui era stato uno scrittore e poeta, ma non avevo avuto il modo di leggere questo libro che raccoglieva testimonianze di sopravvissuti al Genocidio Armeno. Ebbene, quando l’ho fatto, ogni capitolo è stato come un pugnale nel mio cuore.
Ho provato una rabbia senza fine, una tristezza infinita per l’indicibile sofferenza di un popolo, per i bambini orfani dei genitori, come lo sono stati i miei nonni, per tutti gli uomini e donne vittime innocenti.
Era difficile trasformare tutto questo in testo e musica, come altrettanto difficile immaginare un video che rappresentasse tutto questo dolore, ma devo dire che il risultato mi ha soddisfatto. Ringrazio il regista Enrico Fappani che è riuscito a dare vita alle mie idee.
Se fosse possibile viaggiare nel tempo, con quale personaggio delle musica le piacerebbe passare un’intera giornata?
Domanda difficile, devo per forza scegliere solo un personaggio ? Ne ho un po’ nella mia lista, mi piacerebbe passare una giornata intera con i musicisti che mi hanno ispirato per ringraziarli, come per esempio David Bowie, Janis Joplin, John Lennon, Demetrio Stratos e anche Charles Aznavour.