‘I cura cari’ esordio Einaudi di Marco Annicchiarico
I cura cari
di Marco Annicchiarico
(2022, Einaudi)
Marco Annicchiarico nasce a Milano nel 1973 e diventa un curacaro autodidatta nel 2016. Ha pubblicato plaquette e libri di poesia (l’ultimo, Poesie per il risveglio – ‘round midnight edizioni); sue poesie sono comparse in diverse antologie e riviste.
Ha scritto recensioni musicali (anche per «Fuori dal Mucchio»), fondato la rivista «Fuori Asse» e l’associazione «Gli Smemorati di via Padova». Per due anni ha tenuto le rubriche Diario di un caregiver su «Mind» e Caregiver Whisper – Storie di ordinario Alzheimer per il sito letterario «Poetarum Silva».
Nel 2022 esce il suo romanzo d’esordio dal titolo: I cura cari, con la casa editrice Einaudi.
Ci sono libri che immergono il lettore in avventure fantastiche, altri ci fanno incontrare personaggi del passato e altri, come questo, che raccontano storie vere.
La storia di Marco e della madre Lucia che, con il passare del tempo, perde frammenti di memoria. Questo racconto-diario commovente per raccontare il dolore e lo smarrimento di chi si prende cura di un familiare colpito da Alzheimer.
Marco, ci dica qualcosa di lei e della sua passione per la letteratura…
“Si può dire che all’inizio la letteratura non mi interessava più di tanto. A otto anni ho cominciato a prendere lezioni di chitarra e da quel momento la musica è stata la mia unica passione. Poco prima di finire le scuole superiori, però, ho scoperto per caso due autori che mi hanno folgorato: Federico Garcia Lorca con I sonetti dell’amore oscuro e Italo Calvino con Il barone rampante. Da lì ho iniziato a leggere un po’ di tutto, recuperando il tempo che avevo perso: da Heinrich Böll a Charles Baudelaire, da Fëdor Dostoevskij a John Fante, da Daniel Pennac a Dino Buzzati. Dopo i vent’anni ho iniziato a scrivere anche le prime poesie ma, a rileggerle oggi, credo resteranno per sempre inedite”.
I suoi romanzi preferiti?
“I primi due che mi vengono in mente sono Se una mattina d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, che ho letto e riletto in lungo e in largo, e Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov. Tra i libri recenti, invece, cito La rondine sul termosifone di Edith Bruck e L’arte di legare le persone di Paolo Milone“.
Come è avvenuto il suo incontro con la casa editrice Einaudi?
“Dell’incontro con Einaudi devo ringraziare un altro scrittore che a me piace molto: Andrea Pomella. Ho frequentato il suo laboratorio di scrittura autobiografica organizzato dalla Scuola del Libro: l’obiettivo era creare un longform di diecimila battute. Quello che ho scritto gli è piaciuto così tanto che l’ha girato a Dalia Oggero, il suo editor. Da lì mi hanno chiesto di continuare a scrivere altro e in meno di un anno è nato I cura cari“.
Come nasce I cura cari?
“Di demenza se ne parla poco e se ne parla male. È un argomento che fa paura, che spesso si evita; è un argomento che viene evitato anche dalle stesse istituzioni. Non è un caso che l’Italia sia l’unico paese europeo dove i cosiddetti caregiver non hanno alcun tipo di tutela. Ho letto tanti libri che parlano di demenza ma in nessuno di questi si parla di chi assiste, di quello che prova, di quello che vive. Così ho cercato di farlo io, partendo dalla mia esperienza”.
Quanta delicatezza è stata necessaria per raccontare di Marco e Lucia?
“Potrei rispondere che è stata necessaria la stessa delicatezza che ho dovuto usare per assistere mia madre. Quindi, una volta che ho iniziato a scrivere, è venuto spontaneo riversarla nelle pagine. Nel romanzo ci sono anche ventidue poesie e sono un modo per raccontare mia madre in altre forme, come quella di un albero, di una foglia, del vento. Mi verrebbe comunque da dire che scrivere è stato meno difficile che assistere fisicamente ed emotivamente Lucia“.
Secondo lei, quale potrebbe essere la colonna sonora più adatta a questa storia?
“In origine ogni capitolo aveva il titolo di una canzone ma poi, per questione di diritti, abbiamo deciso di cambiare. Nel libro vengono comunque citati molti brani di autori più o meno conosciuti. Si passa da Vinicio Capossela, presente nei primi due capitoli, a Roberto Giordi con La via del deserto, dai Santo Barbaro di Geografia di un corpo a Brainstormo di Emanuele Lapiana cantata con Sara Mazo, da L’isola di Pino Marino a Il tuo mondo di Enrico Musiani, artista che piaceva molto a mia madre. Sarebbe bello, prima o poi, organizzare una presentazione invitando alcuni di questi musicisti”.
Intervista a cura di Fausto Bailo, operatore culturale, e della Premiata Libreria Marconi di Bra (CN)