‘I veleni tra scienza e mito’ parla Massimo Centini
I veleni tra scienza e mito
Oscuri protagonisti della storia dell’uomo
di Massimo Centini
(2025, Diarkos editore)
«Il veleno presenta molteplici sfaccettature che si intersecano con la storia degli uomini, suggerendo miti e leggende, vicende reali tragiche e avvenimenti colmi di mistero. Ieri come oggi».
Chi è Massimo Centini
Nato a Torino nel 1955 insegna presso la Fondazione università popolare di Torino. È stato docente di Antropologia culturale e ha insegnato Storia della criminologia ai corsi organizzati dal Mua (Movimento universitario altoatesino) di Bolzano.
Ha pubblicato numerosi saggi con Mondadori, Piemme, Rusconi, Newton & Compton e altri. Alcuni dei suoi volumi sono stati tradotti in varie lingue. Per Diarkos ha pubblicato Storia dell’Inquisizione (2021), Storia della criminologia e dei metodi investigativi (2022) e Caravaggio. Luci e ombre di un artista maledetto (2024).
Di cosa parla Il libro
Il veleno accompagna da sempre la storia dell’essere umano. Da tempo immemore trova riparo nelle nostre case, celato negli angoli più bui, lontano da mani e occhi indiscreti: con lo scopo, semplice, naturale, di sterminare all’occorrenza colonie di presenze indesiderate come insetti e topi. Oppure no? La velenosa cronaca, infatti, ci ha anche insegnato ad alimentare sogni proibiti e delittuosi.
Dalle celeberrime (e mai del tutto chiarite) morti di Cleopatra e Sofonisba al Rinascimento tossico di Pico della Mirandola e Paracelso, dal veleno nella filosofia di Socrate al cianuro del Terzo Reich, passando per la letteratura, la stregoneria, la cultura pop e la scienza, Massimo Centini, con l’accuratezza enciclopedica che lo contraddistingue, esplora la storia del morboso rapporto che dall’alba dei tempi lega l’uomo alle tossine.
Un atavico legame che, come dimostrano anche i più recenti fatti di politica internazionale, appare più saldo che mai.
Come nasce la sua passione per la storia?
Essendo di formazione antropologo, il mio interesse è maggiormente calato nella storia culturale: cioè quanto riguarda i fattori “umani” delle società, più che gli eventi della storia con la S maiuscola
Cosa la affascina di più in questa materia?
La complessità della cultura umana e nello stesso tempo la presenza di fattori che fanno degli uomini esseri contrassegnati da istanze per molti aspetti comuni.
Crede che la storia possa ancora insegnare qualcosa ai nostri giovani?
Ovviamente: si tratta però del metodo con cui viene insegnata; bisognerebbe avere la forza di renderla impermeabile alle ideologie e ai luoghi comuni: più facile dirlo che farlo.
Quanto è importante la memoria?
È fondamentale nel meccanismo identitario, è però importante che non diventi uno stereotipo del tipo “come si stava bene una volta”…
‘La storia insegna che la storia non insegna nulla’: è d’accordo con questa citazione di Alessandro Manzoni?
Dipende se gli insegnamenti vengono applicati; in caso contrario ha ragione Manzoni.
Chi uccide con pistole o pugnali lo fa pubblicamente, chi invece ricorre al veleno agisce nell’ombra… Come nasce questo libro?
Nasce da una brillante idea dell’Editore Diarkos, io ho messo in pratica l’iniziativa.
Intervista a cura di Dianora Tinti, scrittrice e giornalista