Il colore del cielo ai tempi di Hitler
Il colore del cielo – L’Aquila, il Falco e il Cigno
di Alessandro Pugi
(Edizioni Il Foglio, pagg.287, euro 15)
CHI E’ALESSANDRO PUGI
Toscano, nasce a Portoferraio, di professione fa l’Ispettore di Polizia Penitenziaria.
Appassionato di calcio, è istruttore CAS (centro avviamento allo sport), allenatore FIGC calcio a 5 e allenatore FIGC di base – Uefa B.
Il primo approccio con il mondo della scrittura risale al 1998 quando al Concorso di poesia Phalesia viene premiato con una menzione speciale per la poesia dal titolo “Senti…”
Da allora non si è più fermato pubblicando un romanzo dietro l’altro, senza contare quelli che ha già pronti nel cassetto: The Spanners – Il colore del cielo, l’Aquila, il Falco e il Cigno – Il tredicesimo zodiaco – La sottile linea del destino e Il cercatore di stelle
DI COSA PARLA IL COLORE DEL CIELO
Siamo negli anni ottanta e Raphaël Lewonsky, un giovane di 24 anni, decide di indagare su un mistero che per anni è stato quasi “ignorato” dalla sua famiglia: dalla morte del padre, avvenuta una decina di anni prima, sono cominciate infatti donazioni mensili da parte di un anonimo benefattore americano.
Parte così da Bologna, dove vive, e accompagnato dalla fidanzata e da un amico fidato arriva a Manhattan mettendosi quasi subito sulle tracce dell’uomo misterioso. Ma non è una verità facile quella che gli svelerà il benefattore, vecchio amico/nemico del padre che con lui ha vissuto parte di una normale adolescenza, ma anche gli orrori della follia nazista nel campo di concentramento di Majdanek nel quale uno era vittima e l’altro carnefice.
COSA NE PENSO
Un romanzo che ho iniziato a leggere in maniera, diciamo così, “professionale” e che invece mi sono ritrovata a divorare da accanita lettrice, tanto che poi l’ho dovuto rileggere per poter fare una recensione più obiettiva possibile.
Sul nazismo e la seconda guerra mondiale sono stati scritti e pubblicati libri di tutti i tipi, è quindi piuttosto difficile scrivere qualcosa di nuovo, ma devo dire che Alessandro Pugi ce l’ha fatta.
Documentato come un romanzo storico, avvincente come un thriller, racconta la storia dei due personaggi principali descrivendoli dall’adolescenza fino alla tragica esperienza durante il secondo conflitto mondiale.
Con grande sensibilità, ma senza mai scadere nello scontato o nel patetico, è riuscito a descrivere l’animo umano raccontandone forza e fragilità. Oltre ai protagonisti, tutta una serie di figure non meno importanti dà al racconto un respiro ampio e direi universale.
La figura del vecchio gerarca nazista che non ha dimenticato, non può dimenticare, i vecchi amici che comunque ha cercato di aiutare anche in quei frangenti difficili e concitati per tutti, è molto ben costruita.
Traspare chiaramente la volontà dell’uomo di ricordare e anche di discolparsi per ciò che, forse, non ha potuto scegliere.
E questo ritorno al passato appare un cammino difficile, delicato, penoso e spesso insopportabile per uno della sua età che coltiva solitario il giardino della memoria senza aver paura di affrontare cattivi pensieri. Anche perché, in cuor suo, sa che esiste sempre la possibilità di scegliere da quale parte stare.
Nonostante Alessandro Pugi non abbia risparmiato niente al lettore, comprese descrizioni e scene molto “forti” (…un prigioniero in fuga finito nella recinzione del campo era una delle occasioni per ribadire a tutti il dominio del regime nazista. Spesso, invece di porre fine alle flebili grida di dolore di quelle ombre viventi, i soldati arpionavano i loro corpi sofferenti con uncini, strappandoli brutalmente dalla rete metallica. Questo permetteva alle “spine”, pezzi di filo di ferro tagliato obliquamente alle due estremità, di lacerare brandelli di carne umana. Le gocce di sangue sembravano rimanere incollate agli aculei e solo con il passare del tempo si allungavano, scivolando verso il basso. A testimonianza di queste tragedie, che avvenivano spesso di notte, rimaneva a terra una larga pozza di sangue che, congelata dalle bassissime temperature notturne, si trasformava in una lastra di ghiaccio color porpora…) non c’è mai alcun tipo di compiacimento letterario, tutto è al servizio della storia e non di facili “effetti speciali”.
Un libro veramente ben pensato che emoziona, scritto in maniera pulita e lineare. Una storia che “prende” fin dalle prime righe e che, inevitabilmente, fa riflettere su tante cose lasciando in chi legge un lieve retrogusto amaro, ma anche la convinzione che il bene, per fortuna, è sempre in agguato.
Per i più curiosi Sito di Alessandro Pugi