‘Il fantasma dell’opera’ diventa un fumetto
Quest’anno ricorre il 150°anniversario dell’inaugurazione dell’Opéra Garnier, teatro parigino fra i più belli al mondo. Questo magnifico edificio, costruito sotto il regno di Napoleone III, continua ad affascinare e a far sognare con la sua storia.
Il fantasma dell’opera, celebre romanzo di Gaston Leroux, che vanta numerosi adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali è stato ambientato proprio lì. Siamo nella Parigi del 1880 e si crede che il Teatro dell’Opera sia infestato da un’entità sconosciuta. Joseph Buquet, macchinista di palcoscenico, viene trovato impiccato e la corda intorno al collo scompare.
Il settimanale Topolino (nei numeri 3606 e 3607) ha reso omaggio a questo classico della letteratura, regalando ai lettori un’affascinante trasposizione in salsa Disneyana, grazie a uno straordinario trio di autori: Francesco Vacca, sceneggiatore, Mario Ferracina, illustratore, e Gaetano Gabriele D’aprile, colorista.
Con piacere abbiamo intervistato Mario Ferracina. Diplomato al Liceo Artistico di Vicenza e laureato in pittura all’Accademia di Venezia, lavora come fumettista, illustratore e concept artist. Realizza animazioni per cortometraggi, spot pubblicitari, siti web.
Dal 2010 è docente alla Scuola Internazionale di Comics di Padova nei corsi di Cinema d’animazione, grafica pubblicitaria e Fumetto. Dal 2015 collabora con Panini/Disney, dopo essere stato selezionato al concorso indetto da Panini, come disegnatore per il settimanale Topolino e i mensili Paperinik, Zio Paperone, Paperino. Dal 2023 collabora con Arancia Studio.
Mario, quando è nata in lei la passione per il fumetto?
“Prima di saper leggere, proprio a Topolino. Come spesso capita, i primi passi con la lettura iniziano proprio con i fumetti. Poi da lì ho scoperto tutto un mondo, mi sono formato come lettore spaziando da Jacovitti ai manga, passando per Alan Ford, Lupo Alberto, Dylan Dog.
In adolescenza ho scoperto il fumetto underground a partire da Ranxerox, per arrivare alle fanzine autoprodotte che trovavo nei centri sociali.
Ho deciso che la mia vocazione per il disegno si poteva sposare con la passione per i fumetti quando sono venuto a conoscenza che, nel mio paese di origine (Camisano Vicentino) abitava Aldo Capitanio. Ci siamo incontrati solo un paio di volte, ma sono state sufficienti per spronarmi con i primi consigli, quelli più duri ma di cuore, che ti portano a rivedere il lavoro da zero”.
Quali studi sono stati necessari per diventare illustratore?
“Ho frequentato il Liceo Artistico di Vicenza, poi ho conseguito la laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Per un periodo ho abbandonato l’idea di fare il fumettista, mi sembrava un percorso troppo lungo e complicato. Per un po’ ho bazzicato l’animazione, la grafica pubblicitaria ed ho collaborato con aziende del settore dei parchi di divertimento tematici, come illustratore”.
Come descriverebbe la sua giornata di lavoro?
“Non ho una giornata lavorativa standard, lavoro un po’ la mattina, il pomeriggio e la sera, dopocena. Mi piace cucinare, e questo mi permette di staccare un po’ la testa”.
I suoi primi lavori nel mondo Disney?
“I miei primi lavori nel mondo Disney sono stati proprio su Topolino, con la prima storia scritta da Alessandro Sisti Zio Paperone ed il regresso mesozoico, storia che andava a celebrare l’arrivo nelle sale di Jurassic World. Ricordo che mi fece realizzare quanta strada ancora avrei dovuto percorrere per riuscire a fare questo mestiere. E quanta ancora ne devo fare, ad ogni incarico che mi viene assegnato”.
Come nasce Il fantasma dell’opera?
“So che Francesco Vacca, sceneggiatore della storia, è un grande fan del romanzo originale. Ironia della sorte, pure Gaetano Gabriele D’aprile, il colorista che ha fato vita con la sua palette alla storia, ne è molto appassionato.
Non ho avuto un ruolo nella sua genesi, come disegnatore sono arrivato nella fase finale. Però, nei vari incontri con Andrea Freccero, qualche volta mi son lasciato sfuggire il fatto che mi sarebbe piaciuto lavorare ad una storia a tinte horror. Non so se questo abbia influito”!
Conosceva già il racconto?
“Non ho mai letto il racconto originale, ma sono appassionato di cinema horror ed ho visto le varie trasposizioni cinematografiche. Dal fantasma del palcoscenico di Brian de Palma a quello di Dario Argento. Rimango affezionato alla versione del 1925 con Lon Chaney, dalla quale mi sono lasciato suggestionare maggiormente”.
C’è un personaggio della Disney che sente più vicino al suo carattere?
“Anche se non sono così scontroso e scorbutico, per alcune scelte di vita, mi avvicino a Dinamite Bla”!
Intervista realizzata da Fausto Bailo, promotore culturale