Francisco Boix: Il fotografo di Mauthausen
In questo giorno particolare dedicato alla memoria di tutti coloro che hanno perso la vita o hanno sofferto a causa della follia nazifascista pubblico con grande piacere questa intervista, firmata Fausto Bailo con la collaborazione della Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn), a Pedro J. Colombo che ha illustrato il volume edito in Italia dalla Historica Mondadori.
Prossimamente uscirà l’intervista dedicata allo sceneggiatore Salva Rubio.
Questa avvincente graphic novel arriva dalla Spagna e sembra frutto della fantasia di un cantastorie, invece narra la vita di Francisco Boix.
Personaggio leggendario dell’anti franchismo, fotografo di professione, militante del partito comunista spagnolo ha combattuto nelle file repubblicane, quando anche la Spagna fu tragicamente avvolta dal nero mantello del fascismo. Lui, come molti altri repubblicani, migrò in Francia, ma dopo pochi mesi anche la patria di Maximilien de Robespierre fu invasa:
Francisco fu arrestato, insieme a molti suoi compatrioti, e condotto al campo di concentramento di Mauthausen.
Se qualcuno volesse avere maggiori informazioni su Francisco Boix può consultare il seguente link:
http://www.deportati.it/news/parigi-rende-omaggio-francisco-boix-fotografo-mauthausen/
Un ringraziamento speciale va riservato a Domenico Grilllo per la traduzione in spagnolo.
Intervista Pedro J. Colombo
Quando è nata il lei la passione per il fumetto?
“Da quando ho memoria, mi ricordo che sfogliavo i fumetti anche se non sapevo ancora leggere, però già rimanevo intontito guardando le potenti immagini dei fumetti della Marvel.
Concretamente, possedevo alcuni numeri a colori di Spiderman. In uno di questi lottava contro Hulk, era brutale. Io volevo essere un super eroe come l’uomo ragno. Crescendo mi resi conto che il modo che mi avvicinava di più ad esserlo era disegnarli”.
Quale tecnica grafica predilige per le realizzazioni delle sue tavole?
“Attualmente preferisco scrivere lo storyboard in un taccuino, scannerizzarlo e montarlo in una pagina con il computer, organizzo la scrittura e faccio le matite con una tavoletta wacom cintiq ed il programma clip studio.
Mi avvalgo di scenari e veicoli in 3D se la pagina ne ha bisogno, perché anche se potrei disegnarli “manualmente” i tempi a disposizione sono sempre stretti ed ogni soccorso e sempre poco. Successivamente ho due opzioni, o stampo le pagine in cyan o magenta e faccio l’inchiostrazione con marcatori e pennelli, oppure le inchiostro digitalmente con cintiq.
Tutto dipende dal risultato finale che si sta cercando. Le photographe è un miscuglio di tecniche, dall’acquarello ad alcune pagine con colori digitali. Il colore lo facciamo sempre digitalmente, mi avvalgo sempre della collaborazione di Aintzane Landa, mia moglie. Il risultato cambia a seconda del progetto”.
Quando ha sentito parlare per la prima volta della breve ma intensissima vita di Francisco Boix?
“Per quanto triste possa sembrare non avevo mai sentito parlare di Boix fino a che non ho ricevuto la prima mail di Salva che mi diceva che stava cercando un disegnatore per un progetto ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, ambientato in un campo di concentramento dove c’erano molti prigionieri spagnoli”.
Lei quando è entrato a far parte del progetto editoriale che ha permesso la nascita della graphic novel Le photographe de Mauthausen?
“Entrai a farne parte quando il progetto fu approvato dall’editore di Lombard, Antoine, ed avevano bisogno di un disegnatore. Si misero in contatto con Jaime Martin, ma lui era già impegnato e quindi suggerì loro di contattarmi. Feci una prova di varie storyboards, disegni ed un paio di pagine complete e così tutto ebbe inizio. In principio pensai che sarebbe stato un lavoro come altri, però poco a poco iniziai a sentire mio quel progetto, diedi alcuni suggerimenti a Salva, come aggiungere una pagina doppia del campo di Mauthausen quando arrivano i prigionieri, ecc. Sono molto felice di aver partecipato a questa graphic novel”.
Quanto è stato difficile immergersi nel clima, gli orrori, del campo di concentramento di Mauthausen?
“E’ stato un lavoro duro, più che difficile. Già solo per la terribile situazione dei prigionieri, gli abusi, la presenza constante della morte e l’orrore di doversi documentare visivamente per trasferire poi il tutto alle pagine. Generalmente faccio album di fiction, in cui succedono cose drammatiche ma mai con riferimenti a fatti realmente accaduti. Questa è stata per me la parte più dura, che tutto ciò era successo …
Non fui ossessionato dal bisogno che la somiglianza fisica dei personaggi fosse perfetta, ma che ricordassero quelli reali, senza che questo mi vincolasse graficamente. La ricerca di uno stile per l’album arrivò solo mano a mano che andavamo avanti con le pagine, anche se le premesse dell’editore erano state: una cosa realistica ma libera.
Anche il colore doveva dare una sensazione di spento, di tristezza, freddo. Aintzane lavorò molto per raggiungere questo tipo di ambientazione, con una gamma cromatica limitata ma che funzionò bene”.
Secondo lei nel mondo di oggi, dove pochissime persone vanno nelle biblioteche pubbliche, nelle librerie, c’è ancora spazio per la memoria storica?
“Credo di sì, mi ha molto sorpreso la risposta dei lettori con i quali ho parlato alle presentazioni, firmando loro l’album, erano di ogni età, anche se la maggioranza erano persone adulte, ma c’erano anche studenti, che avevano discusso dei campi di concentramento in classe, e vedendo l’album hanno avuto il desiderio di approfondire il tema. Non so in Italia, ma in Spagna la situazione è molto diversa rispetto al mercato franco-belga ed in generale dovremmo leggere molto di più, sia libri che fumetti”.
Quale personaggio della letteratura può essere paragonato a Francisco Boix?
“Questa è una domanda davvero interessante e difficile … Non saprei dirti, quello che è sicuro è che sarebbe un personaggio eroico, che lotta per i suoi ideali, che credeva in qualcosa e lottò per ottenerlo fino alle estreme conseguenze. Naturalmente ha i suoi difetti, e commise degli errori, cosa che è umana, quindi dovrebbe essere un personaggio forte ma con le sue debolezze … Decisamente questa è una domanda per Salva, sono sicuro che lui risponderebbe rapidamente”.
Quale illustrazione rappresenta meglio la sintesi della graphic novel Le photographe de Mauthausen?
“Io direi che la copertina è una buona sintesi, perché noi non riusciremo a capire l’orrore visto da Francisco, perché non lo abbiamo visto, e anche se lo vedessimo, non lo abbiamo vissuto.
Questa è una cosa della quale si parla nella graphic novel, che coloro che hanno vissuto quella esperienza devastante non saranno mai realmente capiti da chi non l’ha vissuta. Speriamo che la Storia non si ripeta mai più”.
Entrevista en español.
¿Cuándo nació su pasión por los comics?
“Desde que tengo memoria, recuerdo estar ojeando comics, aunque ni siquiera sabía leer, pero ya me quedaba embobado mirando las potentes imágenes de los cómics Marvel. En concreto tenía unos cuantos números a todo color de Spiderman. En uno de ellos se enfrentaba a Hulk, era brutal. Yo quería ser superhéroe como el hombre araña. Cuando crecí me di cuenta que lo más cerca que iba a estar de serlo sería dibujando XD”
¿Que técnica gráfica prefiere para realizar sus tablas?
“Actualmente prefiero hacer el storyboard en alguna libreta, escanearlo y montarlo en la página con el ordenador. Hago la rotulación y realizo los lápices con una tableta wacom cintiq y el programa clip studio. Me ayudo de escenarios o vehículos en 3D si la página lo requiere, porque aunque podría dibujarlo “manualmente”, los tiempos que manejamos son ajustados y toda ayuda es poca. Después tengo dos opciones, o bien imprimo las páginas en cyan o magenta y hago el entintado con rotuladores y pinceles, o bien hago la tinta digitalmente con la cintiq. Todo depende del acabado que esté buscando. Le photographe es una mezcla de técnicas, desde la acuarela hasta algunas páginas con tinta digital. El color siempre lo hacemos digitalmente, colaboro siempre con Aintzane Landa, mi mujer. El acabado varia según el proyecto”.
¿Cuándo ha escuchado por la primera vez hablar de la breve pero intensa vida de Francisco Boix?
“Pues por triste que parezca, no había oído hablar de Boix hasta que recibí el primer mail de Salva contándome que buscaba dibujante para un proyecto ambientado en la 2ª Guerra Mundial, en un campo de concentración donde había muchos presos españoles”.
¿Cuándo se incorporó usted en el proyecto editorial que permitió el nacimiento de la graphic novel Le photographe de Mauthausen?
“Me incorporé una vez el proyecto estaba aprobado por el editor de Lombard, Antoine, y necesitaban un dibujante. Se pusieron en contacto con Jaime Martin, pero él ya estaba ocupado, así que les recomendó que contactaran conmigo. Hice una prueba de varios storyboards, diseños y un par de páginas acabadas y ahí comenzó todo. Al principio creí que iba a ser un trabajo de encargo más, pero poco a poco fui sintiendo mío el proyecto, hice algunas sugerencias a Salva, como el añadir una doble página del campo de Mauthausen cuando llegan los presos, etc. Me alegra mucho haber participado en esta novela gráfica”.
¿Cuánto ha sido dificil sumergirse en el clima, los horrores, del campo de concentración de Mauthausen?
“Ha sido un trabajo duro, más que difícil. Sólamente por el hecho de la terrible situación de los presos, los abusos, la constante presencia de la muerte y el horror de documentarse gráficamente para trasladarlo a las páginas. Normalmente hago álbumes de ficción, en las que ocurrían cosas dramáticas pero nunca con un referente real. Para mí eso era lo más duro, que todo había ocurrido…
No me obsesioné con que el parecido físico de los personajes fuera idéntico, sino que recordaran a los reales pero sin que eso me atara gráficamente. La búsqueda del estilo del álbum surgió sola a medida que avanzábamos en las páginas, aunque las premisas del editor eran : algo realista pero suelto.
También el color tenía que dar una sensación de apagado, de tristeza y frío. Aintzane trabajó mucho para lograr ese tipo de ambientes, con un gama cromática reducida pero que funciona muy bien”.
¿Cree usted que en el mundo de hoy, en el que muy pocas personas van a una biblioteca pública, a una libreria, todavía hay espacio para la memoria histórica?
“Creo que sí, me ha sorprendido mucho la respuesta de los lectores con los que he charlado en las sesiones de firmas, había de todas las edades, aunque es cierto que la mayoría eran adultos, pero también estudiantes, que habían hablado del campo de concentración en clase, al ver el álbum querían profundizar en el tema. No sé en Italia, pero en España, la cosa es muy diferente al mercado franco-belga y en general deberíamos leer mucho más, tanto libros como cómics”.
¿Con qué carácter de la literatura se puede comparar Francisco Boix?
“Es una pregunta realmente interesante y difícil… No sabría decirte, lo que está claro es que sería un personaje heroico, que luchaba por sus ideales, que creía en algo y luchó por ello hasta las últimas consecuencias. Naturalmente tiene sus defectos, y cometió errores, lo cual es muy humano, así que tendría que ser un personaje fuerte pero con debilidades… Definitivamente esta es una pregunta para Salva, estoy seguro que él respondería rápidamente XD”
¿Qué ilustración representa mejor la síntesis de la graphic novel Le photographe de Mauthausen?
“Yo diría que la portada es una buena síntesis, porque nosotros no vamos a poder comprender el horror que vio Francisco, ya que no lo vemos, y aunque lo veamos, no lo hemos vivido. Eso es algo de lo que se habla en la novela gráfica, que los que han vivido ese tipo de experiencia devastadora no pueden ser comprendidos por los que no. Esperemos que la Historia no vuelva a repetirse nunca…