Recensione libro – Il gatto di Via Depretis di Massimiliano Tozzi

La sua nuova raccolta noir (Edizioni Robin, 2013, pagg.266)

 

 di Dianora Tinti
 YouTube – Quantestorievuoi TV9 intervista allo scrittore Massimiliano Tozzi

Massimiliano Tozzi vive a Grosseto con la famiglia ma, precisiamolo subito perché lui ci  tiene molto, è di Pancole una località vicino a Scansano, sempre in Maremma.
E’ agronomo e si occupa di ambiente, e il senso di attrazione per l’elemento terra traspare quanto mai dalle pagine del suo secondo libro, “Il Gatto di Via Depretis” (Robin Edizioni) al punto da stupire anche lui, dopo essersi riletto.
Ha scoperto che la vita in famiglia non è poi così male, anzi; ama moltissimo la musica, sia ascoltata, sia (quando c’è tempo e davanti a un uditorio molto, ma molto, tollerante) suonata; ogni tanto si ricorda che l’attività fisica fa bene, e si rimette a fare jogging… poi smette… poi ricomincia… poi boh; gli piace studiare e non se ne vergogna; si lascia guidare dalla propria curiosità.
Il suo primo libro, anch’esso una raccolta di racconti noir dal titolo “Il suonatore di Triangolo”, sempre edito da Robin, ha raccolto un discreto successo.

INCIPIT

Dal racconto “Il gatto di via Depretis”

gatto“In via Depretis c’è un gatto nero. In via Depretis c’è un gatto nero, e a giudicare dalle abitudini non deve avere alcun padrone. Testa piccola, pelo corto e lucido, né grasso né magro, occhi gialli grandi e affamati; forse è una gatta. Vive probabilmente in qualche anfratto di cortile interno, dietro una fila di biciclette incatenate alla meno peggio a pali rugginosi, o in un sottoscala fetente riparato da bidoni dell’immondizia che nessuno svuota da mesi, insomma un posto sconosciuto mai visto da anima viva, salvo magari una gattaia dissennata che consuma tempo e pensione nello sfamare randagi. Dovette voltarsi nell’esatto istante in cui infilò la chiave nella toppa del portone, avendo sentito alle sue spalle un gnao sottile, praticamente il benvenuto della bestiola. E siccome era la prima volta che entrava da occupante nel nuovo appartamento preso in affitto, cogitò un istante sulla possibilità di interpretare quel saluto come un presagio, dato peraltro il fosco colore dell’animale che, secondo comune credenza, in certi casi mena gramo… Finalmente respirava l’aria di quell’androne. Erano due anni che batteva le agenzie immobiliari per accaparrarsi un appartamento in affitto in via Depretis, al punto da costruirsi attorno un’aura di follia agli occhi di gran parte degli agenti immobiliari della città, soprattutto se si considerava l’ampia offerta reperibile in quartieri anche migliori. Ma quella testa dura credeva di giustificarsi rispondendo loro che, se non c’era posto in via Depretis, allora sarebbe convenuto restare nella casa in cui già viveva, fuori città sì, ma di poco, e pienamente a portata di mano. Insomma, se doveva venire a vivere in città, o via Depretis o niente. Aveva speso quasi tutte le sere, dopo l’uscita dal lavoro, a perlustrare la via in lungo e in largo, percorrendola in tutta la sua lunghezza, talvolta avanti e indietro soffermandosi qua e là a leggere i nomi sui campanelli, le insegne dei negozi e dei rari studi professionali. Ormai conosceva quella strada a menadito, e fu una sorda (e vergognosa) liberazione leggere affisso al muro, negli immediati paraggi, un annuncio mortuario in cui si avvertiva che il feretro del defunto, un uomo scapolo con soli nipoti, sarebbe partito dall’abitazione in via Agostino Depretis. Nella massima frenesia, pochi giorni dopo aveva ricominciato il giro delle agenzie lì attorno per capire se l’appartamento di quel poveraccio fosse stato messo in vendita o, meglio, in affitto. E ci prese, altroché. I parenti del de cuius avevano messo in affitto il quattro vani subito dopo averlo ricevuto in eredità. Non badò a spese, ne chiese e ottenne la disponibilità e, dopo un altro paio di settimane, arrivò il contratto. La posizione dell’oggetto, come lo definì l’agente immobiliare, era ottima…. Così, la prima sera che prese possesso dell’appartamento, si stupì di non aver mai notato la presenza del gattino nero, nonostante i due anni spesi in un’assidua ricognizione, e ne provò una lieve umiliazione… Nell’angolo di fronte era ancora tutto buio, magari gli occupanti erano a fare la spesa; ma no, una luce si stava accendendo in quel momento, al primo  piano. Erano le sette e un quarto, con le luci spente alle sue spalle si sedette appoggiando il mento sul davanzale, finché dieci alle otto si accese la luce al terzo piano dirimpetto. Sul marciapiede, una coppia rincasava nel portone accanto, lui in impermeabile e cappello a falde, una valigetta in mano, lei che reggeva una piccola busta di nylon da supermercato… Dopo mangiato non resistette alla tentazione di dare ancora un’occhiata alle finestre d’angolo, e al terzo piano vide illuminata la cucina; dopo un minuto, un’ombra sfilò da una stanza all’altra, probabilmente in bagno. Qui l’ombra prese forma e subito si fece più sfumata per poi dissolversi, proprio, avendo tirato una tendina. Una bella tisana e a letto, il lavoro non sarebbe stata la sua unica occupazione, di lì in avanti; una tisana calda, non odorosa di fieno ed erba secca, ma un’erba strana, gonfia di vaghi sapori di medicina, nemici di insonnia e cattivi ricordi.”

DI COSA PARLA

E’ una raccolta di racconti di genere noir, in cui i vari protagonisti si confrontano con enigmi mortali in bilico fra la realtà e l’inganno. Sullo sfondo, fra una storia e l’altra si affacciano le questioni del lavoro, dell’emarginazione, del degrado morale.

COSA NE PENSO

Testi folgoranti e ricchi di suspence, ma anche storie godibili e quasi divertenti… Frammenti di piccole vite sospese e finali che arrivano al’improvviso, diritti come una coltellata.Ogni racconto ruota intorno a figure che, in un momento particolare della propria vita, nella notte come nel caos quotidiano, sembrano essere vittime di forze contrastanti  interiori difficilmente controllabili.
Ed ecco allora che il lettore percepisce l’indeterminazione di qualcosa che sta per accadere e la tensione diventa serrata. Il sipario dell’apparenza scompare lasciando intravedere sordidi intrighi celati dalle pieghe della quotidianità.
“Il gatto di Via Depretis” è sicuramente un libro da leggere.
Adatto a tutti e non soltanto ai cultori del genere, lo scrittore Massimiliano Tozzi è veramente bravo a confezionare racconti originali e trame convincenti che, oltre a trasmettere freddi e raggelanti brividi, riescono a coinvolgere per l’accuratezza dei particolari e per la qualità della scrittura.

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1 Comment

  1. Johnk234 28 April 2014
    Rispondi

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