“Il giorno mangia la notte” esordio di Silvia Bottani

“Il giorno mangia la notte” esordio di Silvia Bottani

Il giorno mangia la notte edito SEM (Società Editrice Milanese) segna lo straordinario esordio letterario di Silvia Bottani.

Questo romanzo ambientato nella ex Capitale morale D’Italia, narra tre esistenze alla deriva. Quella di Giorgio, un uomo di mezza età, ex pubblicitario rampante, oggi cinico, affetto da molte dipendenze e separato dalla moglie Marina, di cui è ancora innamorato; Naima, una bella venticinquenne di origine marocchina, che pratica kick boxe e lavora come insegnante di sostegno in una scuola elementare; Stefano, figlio di Giorgio, un ventottenne pugnace, praticante avvocato e militante neofascista.

Quest’opera racchiude tutte le atmosfere degne di un film del neorealismo, mancano solamente due cose, uno sceneggiatore come Cesare Zavattini, un regista come Vittorio De Sica…

  • Ringraziamo Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) per questa intervista.

Silvia Bottani

Quando è nata in lei la passione per la scrittura?

“La scrittura è sempre stata, insieme al disegno, la forma espressiva che ho sentito più congeniale. Penso che la mia passione sia nata durante l’infanzia insieme all’interesse per la lettura, le due cose nella mia memoria sono sempre state legate.

 

Ho iniziato a condividere ciò che scrivevo con la nascita dei blog, alla fine degli anni ’90, e poi sono passata alle riviste di gaming e alla scrittura d’arte, che coltivo ancora oggi. Da quando ho vent’anni scrivo per riviste e mi occupo di progetti editoriali e solo recentemente sono approdata alla narrativa”.

Quali sono stai i suoi scrittori di riferimento?

“Sono una lettrice onnivora e la lettura occupa uno spazio importante nelle mie giornate. Non è facile scegliere tra i tanti autori che mi hanno accompagnato negli anni: alcuni sono stati centrali per la mia formazione e si sono trasformati in innamoramenti duraturi, altri sono stati infatuazioni fugaci ma intense. Tra le voci di riferimento, a cui torno regolarmente, ci sono Yourcenar,  Dostoevskij, Rilke, London, Fitzgerald, Steinbeck, Woolf, Borges, Perec e molti italiani tra cui Levi, Fenoglio, Buzzati, Rigoni Stern, Flaiano. Venendo ad autori più vicini temporalmente a noi, penso ad Antonio Moresco, Don DeLillo, Walter Siti, Agota Kristoff, Javier Cercas, Tom Robbins, Susan Sontag e, naturalmente, Stephen King. A questi si aggiungono tantissimi autori contemporanei di cui seguo con attenzione il lavoro e nuove scoperte quotidiane, come la recente folgorazione per Herta Müller. La mia lista di lettura è in continuo aggiornamento e, temo, destinata ad allungarsi all’infinito”.

Come è avvenuto il suo incontro con la Società Editrice Milanese?

SEM era nata da poco e aveva indetto un piccolo concorso dedicato a un libro di Antonio Moresco (Fiabe, illustrato da uno straordinario artista, Nicola Samorì) con il quale la casa editrice chiedeva ai lettori di riscrive una fiaba. Vinsi proponendo la mia versione di Barbablù e, per l’occasione, chiesi di poter andare in sede a ritirare il premio, che consisteva appunto in una copia del libro.

Ho conosciuto così Teresa Martini e Riccardo Cavallero, rispettivamente responsabile delle comunicazione e direttore commerciale di SEM, a cui chiesi contestualmente di poter intervistare lo scrittore: mi sembrava un’occasione da non perdere per poter conoscere uno dei miei punti di riferimento letterari. Da allora ho iniziato a partecipare ai Giovedì SEM, serate in cui la casa editrice si apre al pubblico per le presentazioni degli autori e per altri eventi culturali, e mi sono innamorata del loro progetto e del loro modo corsaro di fare editoria“.

Qual è stata la scintilla che ha portato Silvia Bottani a scrivere Il giorno mangia la notte?

Una visione. Ho visto per la prima volta Giorgio e la rapina che dà inizio al romanzo mentre passeggiavo in un quartiere periferico di Milano. Successivamente, nella mia mente hanno preso corpo i personaggi di Stefano e Naima. Ho scritto il soggetto della storia e ho seguito il flusso di immagini che mi ha permesso di sviluppare tutta la vicenda racchiusa nel romanzo.
Scrivo sempre partendo da un’immagine, il processo di scrittura è per me strettamente intrecciato al visivo”.

Quali sono state le sue fonti di ispirazione?

(PH Malpensa 24)

“Non saprei indicare con chiarezza le fonti di ispirazione. Il romanzo tocca temi che mi interessano da sempre come l’estremismo – in questo caso politico -, la violenza, la relazione tra crisi personale e lacerazione del tessuto culturale, la metropoli come laboratorio sociale, il desiderio.

Posso dire con certezza che mentre scrivevo mi hanno accompagnato gli echi dei naufragi nel Mediterraneo, le vicende tragiche dei migranti dal Messico a Lesbo, la rinascita della destra radicale e dei populismi. Non ho mai avuto intenzione di fare una cronaca del presente ma, di sicuro, frammenti di quei giorni sono disseminati nella narrazione e hanno alimentato la sensazione di assistere al collasso di un mondo”.

Quale colore può riassumere meglio le personalità di Giorgio, Naima e Stefano?

“Domanda curiosa. Giorgio per me è bianco, un bianco che non è il colore della purezza ma un non-colore. Lo immagino come un bianco solido, impermeabile al mondo esterno ma che trattiene le tracce di ciò che tocca, quindi un bianco sporco, una superficie macchiata e contaminata. E’ un bianco cieco, privo di innocenza”.

Naima invece nella mia mente è rossa, di un rosso organico. E’ sangue, pelle, sudore, è mente che cede il primato al corpo, è il rosso della rabbia che sgorga da un’ingiustizia e che dilaga finché non si confonde e si smarrisce nel desiderio.

Stefano infine non può che essere nero, perché nero è il colore della sua fede politica e dell’odio che orienta la sua vita, così come nera è l’assolutezza della sua visione mortifera che pretende di dominare il realtà e assorbirne il caos e la naturale, disordinata vitalità.

Mi piace però pensare che per ognuno l’attribuzione cromatica sia transitoria e il loro incontro generi una mescolanza: malgrado la paura e il tentativo di respingere l’altro, ognuno di loro si trova  a essere invaso e viene travolto da una serie di eventi che modifica il corso della sua vita”.

Progetti per il futuro?

“Da qui ai prossimi mesi lavorerò per promuovere il libro, sperando di poter anche  riprendere il tour di presentazione. Mi manca la possibilità di incontrare i lettori, guardarli negli occhi e conversare con loro di persona.

 

Nel frattempo sto lavorando al prossimo romanzo, una storia che è emersa con una certa prepotenza tra i vari soggetti su cui stavo ragionando e che credo mi terrà impegnata per un po’. Nei prossimi mesi poi uscirà un lungo reportage narrativo che racconta una storia a cui sono molto affezionata, e poi un saggio irregolare dedicato alla balena come soggetto letterario. Continuerò quindi a portare avanti sia il lavoro sul romanzo, sia i progetti editoriali collaterali”.


 

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