Il nemico, nuovo romanzo di Tommaso Rosini
Chi è Tommaso Rosini
Tommaso Rosini nasce a Firenze e vive a Sesto Fiorentino. Dopo il diploma di Geometra, nel 2009 consegue l’abilitazione alla libera professione.
Ama lo sport e la scrittura, passioni che ha fuso nel suo primo lavoro editoriale Da 0 a 100 per Ibiskos Ulivieri nel 2011, un dramma giovanile ambientato nel mondo dei motori.
Negli ultimi anni, nonostante il lavoro presso una ditta che si occupa di minuteria metallica per abbigliamento, ha trovato il tempo per scrivere il nuovo romanzo Il nemico, edito da Porto Seguro nel 2018.
Di cosa parla Il nemico
La storia, che prende le mosse dall’omicidio di un noto politico, si snoda fra un’affascinante Firenze e la sua provincia.
L’ispettore Gianni Rocchi, prossimo alla pensione e duramente provato dalle tante vicende che gli sono accadute nella vita lavorativa e personale, dovrà vedersela con una serie di enigmi tenebrosi e fuorvianti che lo porteranno a confrontarsi con criminali della peggiore specie e personaggi ambigui appartenenti anche alle stesse Forze dell’ordine.
In questo dedalo di strade, molte senza sfondo, riuscirà il protagonista a distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, la luce dall’ombra, il vero dal falso?
Cosa ne penso
“Firenze è una città tranquilla, così si dice. Firenze è, con ogni probabilità, la città che al mondo offre di più nell’insieme tra storia, arte, monumenti e vivibilità. Firenze è bellissima, ma non lasciamoci ingannare…”
Molto vicino al giallo/poliziesco, ma con elementi del noir metropolitano, il romanzo fin dalle prime battute catalizza l’attenzione del lettore per vari motivi.
Il primo riguarda l’ambientazione. Firenze, con tutto il suo bagaglio di bellezza e toscanità che già di per sé affascina, non fa soltanto da cornice, ma è una vera protagonista. Sembra piangere e soffrire per il degrado morale e ambientale cui è costretta ad assistere, per i delitti che si consumano sui suoi celebri viali e marciapiedi.
C’è poi il plot, la storia: ben costruita, logica e coerente. Qui, come in tutti i polizieschi che si rispettino, ci sono misteri da risolvere e gli elementi per farlo sono offerti in maniera chiara e intelligente, stuzzicando fin da subito la curiosità di chi legge.
Infine la scrittura, diretta e pulita, che costituisce il valore aggiunto di un’opera che nel suo complessa si rivela senza dubbio ben fatta. Una medietà linguistica dove non trova posto il riciclaggio di termini appartenenti alla letteratura del passato, ma nemmeno soluzioni sperimentali. Più sostanza e meno fronzoli, anche per la costruzione dell’intreccio. Traspare una consapevolezza espressiva che si traduce in uno stile fluido ed immediato, sicuramente non banale, che ben si abbina ad una storia di vita e di morte.
Il nemico è un romanzo crudo nella sua visione dell’esistenza, non c’è posto per la delusione, quel sentimento doloroso di chi scopre improvvisamente che una realtà è diversa dalle sue speranze o aspettative. Qui impera la disillusione, valore oggettivo, cessazione della possibilità di illudersi.
“Viviamo in un mondo fatto di cattiverie e crimini, inutile negarlo. Non serve voltarsi dall’altra parte o chiudere gli occhi per fingere di non vedere, di non sapere…” dice l’autore nell’Introduzione.
E nemmeno l’intelligenza sembra salvarci. “Se siamo così intelligenti allora perché ci ammazziamo?”
“Cosa sarebbe capace di fare il più spietato degli assassini, colui che comunemente potremmo definire una bestia, se fosse provvisto di un intelletto sopraffino?”
Tommaso Rosini, tramite fatti delittuosi, cerca di analizzare l’animo umano e le sue infinite sfaccettature. Bene e male, amore e odio, vita e morte, principi che governano la vita umana fin dai primordi e che oggi, più che mai, si intrecciano provocando stress, ansia, angoscia e sofferenza.
Una lettura che trasuda malinconia ma che, nonostante tutto e paradossalmente, ti fa venire voglia di vivere e di passare sopra a tutte le brutture del mondo.