“Il profumo della libertà” il nuovo romanzo di Carlo Sorgia
Il profumo della libertà
La storia di Raimondo e il suo sogno di libertà nella Cagliari del 1812di Carlo Sorgia
(Edizioni Della Torre, 2022)
Chi è Carlo Sorgia
Autore eclettico, classe 1949, con i suoi scritti spazia dalla narrativa, al romanzo storico fino alla poesia, fotografia e pittura. Nasce a Cagliari e prima di dedicarsi completamente alla scrittura è stato dirigente di banca ed imprenditore.
I suoi inizi letterari lo vedono soprattutto poeta, ha scritto oltre 800 poesie, ma subito dopo passa alla narrativa con grande successo di critica e pubblico.
Esordisce così con A cavallo della vita (ed. Booksprint), romanzo autobiografico, prosegue con Il sangue è solo un liquido? Storia di una famiglia ritrovata (ed. La riflessione) che narra la vicenda di una donna che riesce a ritrovare il fratello adottato. Seguono i gialli Delitto a Bosa (ed. Di Buono),Tutta colpa della luna e Il fiore del cappero (LFA Publisher), il libro per ragazzi Il maialetto rapito ed altre storie (LFA Publisher) e Storia di una vita d’amore. Nel 2020 esce La danza della vita ( Pluriversum editore).
Il profumo della libertà è l’ultima, recentissima, pubblicazione.
Di cosa parla
Il protagonista è Carlo, un professore universitario e ricercatore di fama internazionale. In una giornata piovigginosa dei nostri giorni, sta attraversando l’antico e rigoglioso orto botanico nella valle di Palabanda, al centro della città di Cagliari. Un’area archeologica importante, di circa cinque ettari, dove si deve incontrare con un collega spagnolo per studiare una bacca che cresce proprio lì e che pare fosse usata dai primitivi abitanti della Sardegna per riti sacri.
In questo enorme spazio verde nel cuore della città, popolato da specie di piante rarissime provenienti da tutto il pianeta, Carlo viene incuriosito da una lapide che ricorda un terribile e cruento evento datato 1812: la congiura di Palabanda. Legge. E’ attratto da quelle gesta e uomini che due secoli prima si erano sacrificati per migliorare le condizioni di vita di una popolazione stremata dalla siccità e il vaiolo. E infatti quando Vittorio Emanuele I, residente forzato a Cagliari col suo seguito perché le truppe napoleoniche avevano occupato Torino, impose nuove tasse, scoppiò la rivolta.
Ma Carlo è in un quel luogo per uno scopo scientifico. Trova le bacche ma, accidentalmente, ingerisce il loro succo e sprofonda in un sonno profondo. E’ durante questo periodo di incoscienza che la mente lo riporta a quei fatti esaltanti, drammatici ed eroici che videro protagonista anche un suo antenato, Raimondo Sorgia, indomito sognatore della libertà.
Cosa ne penso
Chi ha letto i romanzi di Carlo Sorgia, non fatica a riconoscere la sua impronta, fin dalle prime pagine di questa storia narrata con abile vividezza. Sì, perché, sia che si tratti di gialli, di poesia, di racconti per bambini o autobiografici, l’autore ha il dono di trasportarci là dove lui vuole, emozionandoci e facendoci partecipare alle vicende.
Un romanzo, in bilico tra verità storica e romanzesca, infarcito di mistero, che ci riporta in una Sardegna ottocentesca che cerca una società diversa e democratica e dove gli ideali avevano ancora un posto importante nel cuore delle persone.
La trama, tra presente e passato, si snoda fluida e equilibrata anche attraverso flashback che, invece di disturbare, arricchiscono la lettura con sensazioni piacevoli e indizi decisamente autobiografici. E’ infatti un antenato dell’autore, Raimondo Sorgia, il giovane dallo spirito intrepido e animo inquieto che si ribella con tutto se stesso alla dominazione vessatoria di Vittorio Emanuele I in un contesto sociale ed economico già estremamente precario.
Nell’anno 1812 i cittadini di Cagliari soffrivano per una tremenda carestia che sembrava non avere fine a causa di una grave siccità. I disagi erano non più sopportabili e la tensione era al massimo. Anche la storia ricorda quel periodo, che tanti lutti aveva portato, come una catastrofe immane e ancora oggi quegli anni vengono ricordati in Sardegna come su famini de s’annu doxi, da qui il detto S’annu doxi. È risaputo che i guai non arrivano mai soli e anche quella volta, a peggiorare la situazione, una terribile pandemia mieteva vittime a non finire.
Le vicende storiche narrate sono filtrate da una profonda sensibilità umanistica pur non perdendo la loro potenza realistica. Tra storia e individuo, Carlo Sorgia dimostra infatti di non avere dubbi, scegliendo sempre il secondo. I personaggi sono ben delineati, scavati nelle loro personalità e perfettamente inseriti nel contesto in cui vivono, tanto che proprio grazie a loro il lettore può farsi una chiara idea dell’epoca.
La trama è impreziosita dalla cornice di una Sardegna che non è soltanto ambientazione, ma vero e proprio protagonista. Carlo Sorgia è riuscito a evocare in maniera mirabile le atmosfere di una terra che fa da supporto a trama e personaggi, interagendo con le loro personalità e stili di vita.
Al di sopra della grande vallata le timide luci delle abitazioni apparivano sempre più vicine mentre correva il profumo del caminetto, così come in molti borghi del centro della Sardegna. Si usava, infatti, mantenere gradevole il tepore all’interno della casa mettendo al fuoco dei grossi tronchi perché potessero bruciare lentamente durante una notte intera, stemperando il freddo che da quelle parti sa essere alquanto pungente. Oltre al calore, liberano all’esterno sentori delle essenze locali che van no a mescolarsi con quelli della campagna: qualche ginestra in fiore, i corbezzoli acerbi, la menta e la liquirizia selvatica. Ne deriva una miscela segreta che solo i nativi conoscono e sanno apprezzare e che non si dimentica per tutta la vita.
Se cercate un romanzo con una buona trama psicologica, una ricostruzione storica puntuale e veritiera e un linguaggio leggero ma incisivo, questo è il libro che fa per voi.
Recensione a cura di Dianora Tinti, scrittrice e giornalista