“Il Signore di Notte” un giallo nella Venezia del 1605
Chi è Gustavo Vitali
Nasce a Milano il 4 agosto. “Tralascio l’anno perché su questo argomento sono un tantino riluttante. La foto, non recentissima a corredo dovrebbe lasciare intuire il secolo…” dice, sottolineando che il bambino nella foto è veramente lui.
Si trasferisce nella bergamasca agli inizi degli anni ’80 e qui nascono i suoi figli Federico e Claudio. Le sue passioni sono storia, scrittura e volo libero in parapendio.
Istruzione: liceo scientifico e scienze politiche. “Nessuno ha mai parlato di me in modo lodevole“, ammette: “È un ragazzo intelligente, ma non si applica abbastanza!” era l’invariabile commento degli insegnanti. Sicché la laurea si è persa per strada, anche perché nel frattempo viene risucchiato nell’attività di famiglia che è diventata la sa per molti anni.
La passione per il volo in deltaplano e parapendio coniugata a quella per la scrittura lo ha portato a collaborare come ufficio stampa della FIVL, Associazione Nazionale Italiana Volo Libero.
Invece, l’interesse per la storia e il non essere capace di trattenere i ditini dalla tastiera, hanno sortito come risultato un libro giallo ambientato nella Venezia dei dogi, anno 1605, con personaggi realmente vissuti all’epoca: Il Signore di Notte che gli è costato otto anni meno un mese di lavoro, tempo speso più a documentarsi e leggere testi che non a scrivere le oltre 500 pagine di testo. “Sono rimasto soddisfatto di questo thriller intrigante. Però attenzione! Soffro di vanagloria …”
Di cosa parla Il Signore di Notte
L’omicidio di un aristocratico sull’orlo della rovina apre la vicenda il 16 aprile 1605. Sul luogo del misfatto si precipita il protagonista, Francesco Barbarigo, anche lui nobile di illustre casato e in carica come Signore di Notte, istituzione dell’antica Serenissima composta da sei magistrati e insieme capi della polizia.
Sulle prime pensa di risolvere il caso in breve e guadagnarsi il plauso generale, ma presto emerge la sua assoluta inadeguatezza al compito e che ha preteso di farsi carico delle indagini con una superficialità pari solo alla propria vanagloria.
Gli mancano le doti dell’investigatore, ma non la boria del rango. Irrompe sulla scena con fare altezzoso, è convinto che, se non le sue capacità, sarà la fortuna ad aiutarlo e che tutto gli sia dovuto in quanto nobile. Si tratta di un uomo contorto, sempre indeciso, che cambia umore da un momento all’altro, tormentato dai ricordi dolorosi del passato e preoccupato di salvaguardare il suo nome e quello della famiglia. È in ogni suo aspetto l’antitesi dell’eroe positivo, figura dalla quale per altro l’autore si è assolutamente
distaccato.
In genere il linguaggio è spiccio, crudo, spesso beffardo e dissacratorio che tende a mettere in ridicolo difetti e difettucci del protagonista e insieme quelli della società dell’epoca. Sembra che lo scrittore si diverta a farlo con l’intento di trasmetterlo al lettore.
Per lo più Francesco incappa in una stramba relazione con una dama tanto bella, quanto indecifrabile. Sarà la fonte di nuovi turbamenti e senza che lui riesca a rendersi conto se si tratta di innamoramento o solo di un amore disinvolto, una mera questione di letto.
Esperienze poco felici del passato gli hanno inculcato la paura dell’amore e, per questa paura, ha rinunciato anche alla felicità dell’amore. Francesco sta sulle difensive e tenta di ingabbiare questa relazione, ma qualcosa dentro di lui non lo fa star tranquillo. Anche come amante, dopo che poliziotto, dimostra gravi pecche.
Nel contesto del racconto si aprano brevi finestre su questo mondo veneziano ai più sconosciuto. Si tratta di riferimenti ad aneddoti, curiosità, fatti e fatterelli, veloci spiegazioni e inserti storici su come funzionava la Repubblica Serenissima. Tutto senza che la trama del giallo si interrompa: i personaggi restano sempre presenti e talvolta attivi nel raccontare loro stessi questi risvolti sull’onda di ricordi e altro.
Nel frattempo le indagini ristagnano e il Barbarigo passa dolorosamente da una batosta all’altra. Nessuna delle tracce sulle quali si avventura in base a flebili indizi lo conduce all’assassino, o agli assassini. Poi, forse grazie a quella fortuna nella quale tanto confida, gli si affianca un capitano delle guardie, Domenico Stella, che, al contrario, ha tutta l’esperienza che manca all’investigatore improvvisato. Insieme accorre in suo soccorso anche il rettore di Murano, Coriolano Benzon, quando il racconto si trasferisce nell’isola dei vetrai, senza tuttavia scalzare Venezia come signora assoluta della vicenda, in pratica una co-protagonista muta, se non la protagonista vera.
Insieme alle contorte vicende di un racconto intrigante e di grande suspence, si apre un’ampia carrellata di personaggi, alcuni realmente vissuti all’epoca, il protagonista in primis, e frutto di un lungo lavoro di documentazione. Il lettore scopre aristocratici ricconi e quelli che vivacchiano malamente, mercanti, bari, burocrati, prostitute, sbirri, spioni e tanti altri. Ci sono anche le categorie emarginate, come gli ebrei, perché tra le tante ipotesi stravaganti il Barbarigo non si fa mancare nulla, neppure un complotto di usurai.
Nel recitare i rispettivi ruoli, tutti costoro contestualizzano la società veneziana a cavallo tra Rinascimento e Barocco, quando si era appena lasciata alle spalle un secolo di splendore per infilarsi in un lento declino. Taluni sembrano muoversi circospetti, in punta di piedi, come consapevoli di quanto si sono lasciati alle spalle, oramai perduto e irripetibile, senza sapere immaginare a cosa vanno incontro. Compaiono anche personaggi sgradevoli, come i bravi, perché il tempo del declino è anche il loro, accomunati agli sgherri da una violenza sordida e sopraffattrice.
Alla fine Il Signore di Notte e il suo capitano riusciranno a dipanare l’intricata matassa, ma con grande fatica, perché il giallo si è infittito di colpi di scena che ribaltano le poche certezze date per acquisite, agguati e delitti, compresi quelli riemersi dal passato e fino a quel momento irrisolti.
Il finale sarà inaspettato e sorprendente.
Commento del lettore Mario Cornali
Lo scrittore ci conduce dentro le pieghe di una Venezia ai più sconosciuta. Lo fa con amorevole sapienza, a volte penetrante, a volte sorniona e comunque sempre scevra da manierismi e affettazione.Nella storia e nelle vicende della Serenissima alle soglie della decadenza, s’impernia un thriller cesellato con minuzie da giallista di razza.
Tra nozioni illuminanti e affreschi di scorci suggestivi, vizi e virtù, amori e interessi che si accavallano in un caleidoscopio di emozioni, l’autore ci tiene sul filo degli eventi con maestria.
Nel tutto che succede, nulla è come sembra. Solo Venezia resiste immutabile nella sua fulgida e al contempo struggente bellezza.