‘Interurbane notturne’ racconti di Nicola Brizio

‘Interurbane notturne’ racconti di Nicola Brizio


Da pochi giorni si è concluso il XXXV Salone di Torino e, tra le molte novità del mercato editoriale, era presente anche il nuovo libro scritto da Nicola Brizio, una raccolta di racconti dal titolo Interurbane notturne. Sono dieci sogni, dieci piccole avventure che, a volte, lasciano piacevoli ricordi, altre fanno paura…


Interurbane notturne

di Nicola Brizio

(Project, 2023)


Quando è nata l’idea di scrivere un libro di racconti?

“Sono stato, anni addietro, un discreto lettore di racconti. È una forma narrativa che mi piace. Negli anni ho pubblicato narrativa breve su realtà come La Nuova Carne e Silicio, sono partito di lì e ho pensato che potesse essere una buona idea ampliare la produzione e sviluppare tante idee che avevo in mente in uno spazio un po’ più ristretto rispetto a quello al quale ero abituato. È stata anche una sfida con me stesso, scrivere un racconto è complicato, ti mette alla prova, ti costringe a uscire dalla tua confort zone”.

Nicola Brizio

Da cosa nasce quello che scrive?

Non c’è un iter sempre uguale. Diciamo che in primo luogo mi piace osservare e poi far viaggiare la mente. Spesso una buona fonte di ispirazione sono le notizie secondarie dei giornali, quelle che si trovano nei trafiletti e che in genere non legge mai nessuno. Oppure mi capita di ascoltare involontariamente una conversazione (ma perché, mi chiedo io, la gente parla sempre a voce così alta?) e una determinata frase o una determinata parola mi riportano alla mente un fatto, un ricordo, qualcosa che avevo rimosso e che, in quel momento mi rendo conto, potrebbe essere un buon fulcro per una storia.

 

E poi un’altra cosa. Io odio i supermercati, mi innervosiscono, ma mi capita di andarci e magari comprare soltanto una penna o un bagnoschiuma per poter fare la coda e guardare che cosa compra la gente. Lì parto a fantasticare, invento quel che potrebbe star dietro alla scelta di mettere nel carrello un determinato prodotto, all’uso che se ne farà una volta arrivati a casa, alle discussioni che ci nasceranno intorno”.

Uno dei racconti è ‘Milioni di meteorine’. Come è nato?

“Mi piaceva l’idea di parlare di un vecchio direttore di giornale e farne una parabola su ciò che è vero e ciò che è falso, sul bisogno di cercare sempre lo scoop, non importa a quale costo. Penso che il giornalista, che poi è anche il mestiere del protagonista del racconto, sia uno dei lavori più nobili e importanti del mondo, ma se il giornalismo diventa mero marketing e si concentra più sulle copie da vendere che sul servizio essenziale che dovrebbe offrire allora è chiaro il perché navighiamo in pessime acque”.

Leggendo questo racconto, mi sono venuti in mente i brevi film della serie televisiva americana ‘Hitchcock presenta Hitchcock’…

“Non l’ho vista, da anni conduco una battaglia più o meno coerente contro le serie TV, ma sapere che il mio nome viene anche soltanto accostato a Hitchcock è sempre un piacere immenso”.

Lei si sente più scrittore oppure sceneggiatore?

“Io nella vita mi sento soltanto due cose: uno scrittore e un braidese. Vorrei che fossero l’epigrafe incisa sulla mia lapide quando verrà il momento: Nicola Brizio, scrittore braidese”.

Pier Paolo Pasolini diceva che ‘Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura. Secondo lei, la letteratura può cambiare il mondo?

“A Giangiacomo Feltrinelli una volta posero una domanda simile. Gli chiesero se un editore poteva cambiare il mondo. Feltrinelli rispose che era difficile dal momento che un editore non può nemmeno cambiare editore. Sulla letteratura il discorso è più ampio, ma la questione da tenere a mente è un’altra. Io credo che la letteratura potrebbe cambiare il mondo.

Ma come si fa quando i lettori diminuiscono? Quando scende di anno in anno la soglia di attenzione? Quando le persone pretendono di farsi un’idea di un articolo di cinque pagine leggendo un titolo di tre righe? Io sono molto, molto autocritico rispetto al mio ruolo di scrittore. Siamo una razza maledetta, spesso egocentrici e stracolmi di vanagloria, ma per una volta voglio spezzare una lancia a nostro favore.

Con tutti i limiti del caso noi ci proviamo, parlo ovviamente di chi lo fa seriamente non pagando una stamperia camuffata da casa editrice soltanto per vedere il proprio nome su una copertina sbiadita che finirà a prendere polvere sullo scaffale di una decina di parenti e vicini di casa. E i lettori invece cosa fanno? Ce ne sono di splendidi, è ovvio, ma non è questo il punto. Tutta quella sconfinata platea composta da coloro che non sono scrittori che ruolo ha nel processo del cambiamento del mondo? Leggere, o meglio iniziare a leggere, può essere faticoso, ma ripaga come poche altre cose al mondo. Ognuno faccia la sua parte”.


Intervista a cura di Fausto Bailo, operatore culturale, e della Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn)


 

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