Lucca Comics 2019: intervista a Alice Marchi

Lucca Comics 2019: intervista a Alice Marchi

Sono convinto che i fumetti non debbano solo far ridere. Per questo nelle mie storie trovate lacrime, rabbia, odio, dolore e finali non sempre lieti.
(Osamu Tezuka)

Alice Marchi

Grazie a Fausto Bailo e alla Premiata LIbreria Marconi di Bra (Cn), continuano le nostre comics interviews con gli autori che presenteranno le loro opere presso Lucca comics & games 2019.

 

Dopo l’intervista con Emanuele Rosso è la volta di Alice Marchi.

 

Alice Marchi nasce a Milano, Diplomata al liceo artistico, studia Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e frequenta il corso di fumetto biografico tenuto da Paolo Castaldi presso la Scuola Superiore di Arte Applicata del Castello Sforzesco.

 

Tante le cose che ha fatto: fra le ultime, ha illustrato i racconti “Quando non conta” e “Lettere che ho scritto e bruciato” di Salvatore Vivenzio, pubblicati online, e ha partecipato alla rubrica di illustrazioni “Immagina lo Spazio Bianco” per il sito omonimo.

 

In occasione di Lucca Comics 2019 pubblica Underwater, il suo fumetto d’esordio, edito da ALT! comics.

Alice, ci parli di lei e di come è nata la sua passione per l’illustrazione…

“Credo che sia una cosa che in qualche modo mi ha sempre accompagnata. Ho sempre disegnato molto, già da piccola mi piaceva tantissimo farloe immaginare storie. Poi, con il tempo, questa passione è diventata una vera e propria esigenza e ho acquisito man mano sempre più consapevolezza del mezzo, cercando di capire cosa volevo esprimere e come avrei potuto farlo attraverso un’immagine”.

Come è avvenuto il suo incontro con la casa editrice ALT! Comics?

“Ho conosciuto ALT! durante il Napoli Comicon di quest’anno.In occasione della fiera avevo realizzato una prima versione di Underwater di dieci pagine, che avrei voluto mostrare a un po’ di gente del settore per avere pareri e consigli.

 

La prima persona a vedere la storia è stato un mio amico sceneggiatore, Salvatore Vivenzio, che conosceva e aveva già pubblicato con ALT!. MI ha suggerito così di presentar loro il progetto. Inizialmente ero un po’ titubante, perché era un lavoro ancora molto abbozzato, stampato in casa, che non aveva alcuna pretesa di essere proposto ad una casa editrice, ma ci ho provato comunque. Invece è piaciuto ed  nata la collaborazione”.

Qual è stata la scintilla l’ha portata a realizzare il fumetto Underwater?

Non saprei dire di preciso. Era una storia che, per quanto ancora poco definita, avevo in mente da tempo, ma un po’ per pigrizia e un po’ per insicurezza, non l’avevo mai fatto. In generale, non avevo mai realizzato una storia a fumetti, solo fatto un paio di storie brevi, di 2-4 tavole, ma si trattava di lavori ancora molto acerbi. Poi a Febbraio, mentre avevo la sessione di esami dell’Accademia, in un momento in cui avrei fatto di tutto pur di non studiare, ho provato ad abbozzare uno storyboard e quelle che immaginavo sarebbero state le tavole centrali della storia. Il risultato mi è piaciuto, per cui ho deciso di provarci”.

Come è nata la trama del fumetto?

Underwater è nato da un insieme di pensieri, sensazioni, emozioni accumulati nel tempo che avevo bisogno, in qualche modo, di tirare fuori. Nasce dal bisogno di esprimere un senso di vuoto, di profonda solitudine. Tuttavia non volevo realizzare qualcosa che fosse prettamente auto riflessivo e per certi versi fine a se stesso.

 

Volevo che la mia storia fosse in grado di comunicare qualcosa agli altri, per cui sono partita da sensazioni ed esperienze personali, sviscerate e rielaborate, per arrivare a dare loro un carattere più universale. Il malessere, l’alienazione di cui racconto, ma anche la speranza e il desiderio di uscirne, credo che siano sensazioni che in qualche modo possano riguardare ciascuno di noi”.

Quanto tempo è stato necessario per la realizzarlo?

“La primissima bozza delle tavole e della trama risale a fine Febbraio. Tuttavia ho cominciato a lavorare seriamente ad Underwater un mese prima del Napoli Comicon, dove avevo portato la prima versione di dieci pagine. Poi da lì, una volta avuta da ALT! la conferma della pubblicazione, ci ho lavorato fino a fine settembre, quindi sono circa sei mesi (tenendo conto che nel frattempo sto frequentando l’Accademia)”.

Quale illustrazione potrebbe riassumere meglio Underwater?

“Quello che ritrae lo sguardo della ragazza: triste, perso. I colori dell’acqua del bicchiere però sono vividi, c’è della luce che filtra dalla superficie.

 

Rappresenta un po’ quello che alla fine è il tema centrale di Underwater, cioè il continuo alternarsi fra il desiderio di lasciar perdere e abbandonarsi al male e la volontà di uscirne, di trovare un barlume di speranza che ti faccia vedere oltre”.

Come lo sta promuovendo?

“Attualmente sia io che la casa editrice, lo stiamo promuovendo su vari canali social e con un articolo, uscito da pochi giorni, su Lo Spazio Bianco, con qualche tavola in anteprima. Poi è uscito ufficialmente a Lucca Comics, che a livello di promozione credo sia l’opportunità migliore che potessi chiedere.

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