Intervista ad Antonio Monda, custode della gloria di N.Y.
Continuano le interviste di Fausto Bailo che – in collaborazione con la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) – ci propone sempre nuovi ed importanti autori del panorama letterario italiano. Questa, è la volta di Antonio Monda, autore della Mondadori e importante uomo di cultura, a livello internazionale.
Antonio Monda, nasce Velletri, scrittore, docente universitario, collaboratore con varie testate giornalistiche, tra le quali La Repubblica, RAINews 24, Vogue.
Nel 2008 esce il suo primo romanzo dal titolo “Assoluzione”, incentrato sul problema della presunzione d’innocenza e dell’etica del diritto.
Nel 2012 viene dato alle stampe il libro dal titolo “L’America non esiste”, vince subito il premio Cortina D’ampezzo, nel 2015 escono due libri, il primo dal titolo “La casa sulla roccia”, il secondo “Ota Benga” e nel 2016 esce “L’indegno”. A partire dal libro “L’America non esiste” tassello per tassello nasce l’originale progetto di narrare New York in dieci romanzi.
È di recentissima pubblicazione “L’evidenza delle cose non viste”.
Curatore ed organizzatore di mostre presso il “MoMA, il Solomon Guggenheim Museum, il Lincoln Center”.
È docente presso la Tisch School of the Arts dell’Università di New York.
Nel 2006 ha fondato insieme a Davide Azzolini, il Festival letterario Le Conversazioni.
A partire dal 2015 è stato nominato direttore artistico del Festival del Cinema di Roma.
Il New York Times gli ha dedicato due lunghi ritratti: il primo, il 29 luglio 2007, a firma di Rachel Donadio, ed il secondo, il 22 settembre 2013, a firma di Sam Tanenhaus. Entrambi ne hanno esaltato l’attività culturale, definendolo “Un istituto di cultura raccolto in una sola persona” e “Custode della gloria di New York”.
Quando è nata l’idea di narrare New York in dieci libri?
“L’idea è nata scrivendo, dopo il primo libro della serie ‘L’America non esiste”. All’epoca non avevo l’idea di farne un secondo e un terzo, poi scrivendo il secondo “La casa sulla roccia”, quasi per gioco ho fatto ritornare un personaggio e mi sono reso conto che anche altri personaggi potevano ritornare, ma ripeto è stato tutto quasi casuale”.
Ci può spiegare le due grandi passioni che crescono nel suo ultimo romanzo: la prima una storia d’amore clandestina, la seconda un amore ancora più grande per la città New York?
“Sono due storie d’amore, la prima è quella che ha detto lei, una storia d’amore tormentata e piena di dolore, ma assolutamente autentica, l’altra non è tormentata né piena di dolore e ha segnato la mia esperienza di vivere a New York, dove abito ormai da ventiquattro anni. Una è una storia di luci e ombre, l’altra, anche se non si può prescindere dal vedere miseria e orrori anche a New York, è una storia d’amore che continua e continuerà a crescere”.
Cosa l’ha spinta ad ambientare il suo libro nel pieno degli anni 80?
“Questi dieci romanzi rappresentano ognuno un decennio diverso, ma anche un momento nel quale ho conosciuto New York e me ne sono innamorato. La New York euforica del falò delle vanità, della presidenza Reagan, quella dei miti degli anni ’60 e ’70 che iniziavano ad invecchiare, ma che ancora erano icone, come Truman Capote, Jack Kennedy Onassis, Frank Sinatra. Un’ambientazione affascinante e sfavillante”.
La relazione sentimentale impossibile narrata nel suo romanzo che nasce a New York e termina nella medesima città, potremmo definirla come una corsa frenetica prima del crollo della fine degli anni 80?
“No, entrambi sanno che durerà moto di più degli anni ottanta”.
Quale immagine riassume meglio la sintesi del suo ultimo libro?
“Probabilmente New York sotto la neve, vista da Central Park”.
Progetti per il futuro?
“Sto scrivendo il sesto libro della serie, che avrà come protagonista Baldur, un proprietario di casa dal passato misterioso…”