Dimitri Galli Rohl, scrittore per Einaudi Ragazzi, parla del suo “Kappa O.”
Quest’anno il Salone Internazionale del libro di Torino spegne 31 candeline, abbiamo deciso di festeggiare questo evento culturale, realizzando una serie di interviste con scrittori della Einaudi Ragazzi, dedichiamo queste serie di chiacchierate con gli autori omaggiando i promotori della iniziativa dalla quale è nato il Salone del libro; il libraio Angelo Pezzana e l’imprenditore Guido Accornero.
La prima intervista è stata realizzata con lo scrittore Dimitri Galli Rohl autore del libro Kappa O.
Ringraziamo Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn)
Chi è Dimitri Galli Rohl e com’è nata la tua passione per la scrittura?
Domanda doppia e difficile da condensare in una risposta decente. Sulla mia carta d’identità c’è scritto che di mestiere faccio il regista e – ogni tanto – capita pure che sia la verità. Infatti, mi sono diplomato all’Accademia Nazionale “Silvio D’Amico” nel 2009 e fino al 2017 il teatro è stata la mia attività principale. Poi, per un gioco di combinazioni spassoso, ecco che mi sono ritrovato a scrivere il mio primo libro.
Per quanto riguarda la “passione”, non saprei dire di preciso. So per certo di aver sempre amato le “storie”, quelle con la “S” maiuscola, grazie ai cartoni animati prima e ai fumetti dopo; e se fino a vent’anni il mio mezzo espressivo preferito era il disegno (avrei voluto essere un disegnatore di fumetti), direi che dopo i ventiquattro la vita mi ha portato a bazzicare territori artistici mai immaginati prima. Il Teatro e la Scrittura sono – diciamo – delle conseguenze piuttosto organiche del mio “pittoresco” percorso di formazione”
Il tuo incontro con Einaudi?
“Hai presente il film “Sliding Doors”? Ecco, questa è la metafora più giusta per introdurre l’argomento. Nel 2017, mi trovavo ad una conferenza stampa di Marco Tardelli a Lucca Comics & Games su invito del Direttore di Lucca Crea Emanuele Vietina; Tardelli presentava il suo libro autobiografico e il moderatore dell’incontro, il celebre scrittore Pierdomenico Baccalario, stava dando spazio alle domande del pubblico.
Così domandai all’ex Campione del Mondo se avesse o meno un’opinione in merito rispetto a due calciatori appartenenti all’immaginario fantastico tanto caro ai visitatori della mostra: Oliver Hutton (Holly e Benji) e Shingo Tamai (Arrivano i Superboys!). Tardelli rimase un po’ interdetto, mentre in sala si accese all’istante un dibattito divertentissimo. Alla fine della conferenza, Baccalario mi chiese se avessi voglia di scrivere per Mondadori la versione “letteraria” di Holly e Benji.
Da principio pensai ad uno scherzo, ma lui era maledettamente serio. Così divenni un Ghostwriter e lo scrissi. Il libro piacque (è stato pure ristampato e ancora oggi resiste, in libreria!) e un anno dopo, siamo a Marzo 2018, ecco di nuovo una proposta di Pierdomenico. Einaudi voleva una storia di formazione sulla boxe e lui, per la seconda volta, ha voluto me”.
Perchè il mondo della boxe?
“Come ho già detto, ho accettato di scrivere KAPPA O. a scatola chiusa. Il soggetto originale nasce da una vecchia idea di Pierdomenico Baccalario che però – sempre per una serie di coincidenze micidiali – affonda le radici anche nel mio vissuto adolescenziale. Ho boxato un po’, verso i vent’anni; e quella roba lì mi è rimasta addosso, come la fascinazione eterna per i film di Rocky” e la poetica struggente di “Ashita No Joe”. Non potevo tirarmi indietro. Quella storia aspettava soltanto il momento giusto per essere scritta. E così abbiamo fatto”.
Quanto tempo hai impiegato per scrivere KAPPA O.?
“Cinque mesi circa. Poi è stato necessario un ulteriore mese per il lavoro di editing, svolto in modo impeccabile da Book on a Tree, l’Agenzia di Pierdomenico, vera e propria scuderia di talenti nonché casa da condividere insieme a degli amici straordinari. Il loro intervento è stato fondamentale, visto che la storia di Mattia, verso la metà, mi era letteralmente “esplosa” tra le mani. Einaudi voleva un manoscritto di duecentoquarantamila battute, io ne avevo buttate giù esattamente il doppio.
Cose che capitano, se ti appassioni alle vicende dei personaggi di cui stai scrivendo.
Ma al mio angolo avevo Pierdomenico, che mi ha aiutato a non finire KAPPA O, nel vero senso della parola”!
Kappa O. in tre colori…
“Rosso, ovviamente. E’ il mio colore preferito e mi sembra che sia perfetto per un libro in cui volano pugni e si rompono nasi! Poi ci metterei l’Azzurro, quello dei mosaici delle piscine che vira un po’ sul turchese secondo che luce ci picchia sopra. E dato che coi colori non si scherza, il terzo colore è il Viola – livido; forse un po’ triste ma sicuramente appropriato al tipo di storia che vi ritroverete tra le mani, se avrete voglia di leggerlo”!
Progetti futuri?
“Siccome non c’è due senza tre, Book on a Tree sta valutando alcuni soggetti che ho proposto loro per vedere se possono diventare il mio terzo libro. Sarebbe fantastico.
Mentre con Fabrizio Spadini, un pittore straordinario che mischia la tecnica paesaggistica dei macchiaioli con allucinazioni robotiche anni ’70 – ’80, stiamo organizzando una performance a tappe dal titolo provvisorio “Pugni & Robot”, la cui prima tappa sarà alla Fiera COLLEZIONANDO di Lucca il prossimo 23 – 24 Marzo. Inoltre, KAPPA O. potrebbe diventare pure un gioco di carte collezionabili, ma per poterne parlare in termini più precisi, bisognerà aspettare di vedere cosa succederà al Salone del Libro di Torino, a Maggio”