Intervista a Franco Forte autore di”Karolus”
Karolus. Il romanzo di Carlo Magno
di Franco Forte
(2023, Mondadori)
Chi è Franco Forte
Franco Forte è scrittore, giornalista, editore, sceneggiatore, direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori tra cui Urania, Giallo Mondadori, Segretissimo. Sempre per Mondadori è editor degli Oscar, e collabora alla realizzazione delle collane Oscar Draghi Urania, Oscar Historica, Oscar Fantastica e alla linea Giallo Mondadori da libreria.
Come romanziere il suo esordio risale al 1990 e da allora non si è più fermato scrivendo per Editrice Nord, Arnoldo Mondadori Editore, Mursia ed altri più di venti romanzi storici e firmando bestseller come Carthago (Mondadori, 2009), Operazione Copernico (Mondadori, 2009), i cui diritti di traduzione cinematografica sono stati acquistati da Dino De Laurentiis o L’orda d’oro (Mondadori, 2000) – da cui ha tratto uno sceneggiato TV su Gengis Khan prodotto da Mediaset.
Come giornalista professionista: è stato direttore del mensile Fiction TV e vicedirettore del magazine PC World Italia. E’direttore responsabile di Robot, magazine di fantascienza, e della rivista per scrittori Writers Magazine Italia. E’ anche direttore e coordinatore del Delos Network, che comprende i siti Fantascienza.com,Thriller Magazine.it, FantasyMagazine.it, HorrorMagazine.it, e SherlockMagazine.it.
È stato autore di fiction televisive celebri come Distretto di Polizia e R.I.S. – Delitti imperfetti. Per la RAI ha scritto alcune puntate della fiction Alpha Cyber.
Cosa ne penso
A gennaio 2023 è uscito in libreria con il suo ultimo romanzo Karolus. Il romanzo di Carlo Magno, un corposo romanzo storico che ripercorre la vita del celebre sovrano, dall’infanzia fino alla morte.
Dosando sapientemente l’immagine dell’uomo e quella del conquistatore, Franco Forte riesce a coinvolgerci in questa straordinaria avventura fatta di successi, ma anche di doveri, rinunce e dolorose perdite. Un uomo certamente vincente Karolus, ma come tutti gli esseri umani spesso assalito da rimpianti, rimorsi e dubbi.
Un posto importante è riservato ai suoi amori, alle donne che lo hanno amato e che lui ha amato. Sentimenti che spesso ha dovuto sacrificare in nome della ragion di Stato e che hanno segnato inesorabilmente la sua esistenza.
Ma, al di là di questo, delle gesta e del contesto socio-politico perfettamente ricostruito, nel romanzo tutto ruota intorno ad un concetto per noi moderni sconosciuto, ma essenziale per l’epoca, e cioè il Primo Sangue, lo spartiacque tra fanciullezza e età adulta.
Per le donne coincideva con le prime mestruazioni. Era l’inizio della fertilità e indicava che la ragazza, in realtà ancora una bambina, poteva sposarsi e mettere al mondo dei figli.
Per gli uomini in genere era rappresentato dal primo vero scontro, la prima battaglia alla quale partecipavano, indispensabili feriti o morti sul campo.
Anche nella vita di Carlo Magno il Primo Sangue regna incontrastato. Basti pensare alla sua prima battaglia che lo vide combattere poco più che fanciullo, alle sue giovanissime mogli, come Ildegarda che le dette nove figli prima di morire di parto a soli ventiquattro anni o all’ultima, una bambina di tredici anni che sposò quando lui ne aveva sessantacinque.
Pagine ricche di fascino che si dipanano senza mai perdere il ritmo narrativo adatte a tutti coloro che amano il romanzo storico ma anche gli intrecci con raffinate caratterizzazioni dei personaggi.
Karolus Magnus, Carlo Magno, è il primogenito della stirpe dei Carolingi. Cosa l’ha attirata di questa figura tanto da scriverci un romanzo?
Era da più di dieci anni che studiavo questo personaggio e cercavo documentazione storica, che in effetti è molto più abbondante di quanto si creda. L’idea che abbiamo tutti di Carlo Magno è quella un po’ polverosa e stantia che ci passa la scuola. Fredde nozioni che più o meno conoscono tutti (come la famosa notte dell’incoronazione, avvenuta il giorno di Natale dell’800), ma ben poco si sa di chi fosse davvero quest’uomo, come è arrivato a essere prima re dei Franchi e poi imperatore del Sacro Romano Impero.
E si sa anche poco dell’importanza che hanno avuto le sue imprese e i suoi editti nella costruzione dell’Europa moderna. L’Europa come la conosciamo oggi, di cui tanto si parla per questioni geopolitiche, energetiche, sociali, economiche e culturali, e che nasce proprio grazie a Carlo Magno, capace di difenderla dalle invasioni del mondo arabo dalla Spagna, da quello degli Avari e da Bisanzio dall’est, e dalle scorrerie di Sassoni e Norreni dal nord.
Insomma, l’Europa unita è fortemente debitrice a Carlo Magno per avere fondato le basi della sua stessa esistenza, e nel mio romanzo cerco di far capire come questo sia avvenuto. Altro esempio di come la grande Storia sia capace di spiegare certi meccanismi del presente che troppi di noi ignorano.
E’ questo un romanzo storico piuttosto complesso che, appare evidente, ha alle spalle un grande lavoro di ricerca. Come ha gestito la realizzazione della sua opera?
Il senso del romanzo storico è uno solo: dare modo ai lettori di immergersi in un mondo passato per vivere un’esperienza fuori dal comune, che non si potrebbe sperimentare in altro modo (purtroppo ancora non è stata inventata la macchina del tempo…).Per farlo, occorre dare la possibilità ai lettori di immedesimarsi nei personaggi delle nostre storie, perché solo così possono vivere nel romanzo come se tutto ciò che accade sia vero, e soprattutto ne siano protagonisti (insieme ai personaggi con cui si sono immedesimati). Essendo questo il meccanismo, diventa facile capire che quando si chiede al lettore di assumere le spoglie (fisiche e mentali) di un grande personaggio che ha fatto la Storia, si ottiene più facilmente il risultato di divertirlo ed eccitarlo.
Prima, però, bisogna studiarlo a fondo, diventare una sola cosa con lui, e questo richiede impegno, studio, lavoro. D’altra parte, se si chiede al lettore di immedesimarsi in Mario Rossi, vissuto negli anni 2000, è una cosa, se lo si porta nel corpo e nella testa di Carlo Magno nell’ottavo secolo… be’, l’avventura che si promette di far vivere al lettore sarà molto più intensa, più coinvolgente.
Ma a maggior ragione deve risultare un’esperienza realistica, per cui tutto ciò che si scrive deve essere credibile, coerente, plausibile e perfettamente contestualizzato con quanto ci dicono gli studi storici. È indubbio che il fascino di certi grandi uomini (o donne) della Storia può interessare a tutti, e questo è uno dei motivi per cui il romanzo storico non ha mai subito disaffezione da parte dei lettori. Nel mio Karolus si vive per 730 pagine immedesimati con uno degli uomini più straordinari, controversi, intelligenti e rivoluzionari che siano mai esistiti, e la promessa che faccio ai lettori è di vivere una bella avventura ma anche di capire con me e con Carlo Magno che cosa ha significato cambiare il mondo, per traghettarlo fino all’ordine sociale che conosciamo oggi.
Molti dei suoi romanzi sono ambientati in epoca romana ed, ultimamente, anche durante la seconda guerra mondiale. Due periodi estremamente interessanti. Ha in mente di indagare altre epoche?
In effetti ho portato i lettori, con la mia personale macchina del tempo narrativa, all’epoca dell’antica Roma (dalla sua fondazione, con Romolo, fino agli eccessi della Roma imperiale, con Caligola e Nerone), del 1176 per raccontare la battaglia di Legnano, con La compagna della morte, del 1200 con il Gengis Khan, ma anche della Milano del 1500 con le avventure del notaio criminale Niccolò Taverna, grazie ai romanzi Il segno dell’untore e Ira Domini.
Con L’uranio di Mussolini ho fatto fare un salto agli anni 30, in pieno dominio fascista, per indagare su un fatto clamoroso, di cui si parla pochissimo: Enrico Fermi stava per consegnare a Mussolini la bomba atomica, ma per fortuna qualcosa è andato storto e questo non è avvenuto.
Adesso, con Karolus, viaggiamo narrativamente nella seconda metà dell’ottavo secolo dopo Cristo, un periodo affascinante ma anche primitivo, pervaso da istinti ed esigenze primordiali. Credo quindi di avere dato ai miei lettori una bella panoramica del passato.
Ma non mi fermerò qui, e ho già diverse altre idee per portare alla ribalta periodi storici, ma soprattutto gli uomini e le donne che ne sono stati protagonisti, che sono sicuro desteranno molto interesse. Quali? Be’, mai svelare prima le proprie idee, altrimenti poi qualcuno te le soffia da sotto il naso!
Qual è, secondo lei, la difficoltà maggiore che incontra uno scrittore che decide di dedicarsi al romanzo storico?
Le difficoltà sono tante, perché prima di arrivare a scrivere un romanzo storico bisogna avere la capacità di inoltrarsi a fondo nel periodo di cui si deve scrivere. E quindi bisogna studiare, raccogliere informazioni, annotare, immaginare, andando oltre quello che i libri di storia descrivono.
Ma soprattutto, quando si scrive occorre evitare alcuni errori ricorrenti fra gli esordienti. Il più comune è pensare che si debba cercare di riprodurre un linguaggio arcaico e barocco (che spesso significa pomposo) come se questo fosse un modo per abbellire un romanzo storico. Non è così.
Ci rivolgiamo comunque a un pubblico moderno, e dunque dobbiamo sfruttare gli strumenti d’oggi per ricreare il passato. La differenza la faranno il contesto, le usanze, i modi di agire e di pensare, più che gli scimmiottamenti di un linguaggio di maniera che (si presume) dovrebbe ricostruire il parlato di altre epoche. Che però non conosciamo in nessun modo.
Oltre che scrittore lei è anche giornalista, editore, direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori, sceneggiatore e tante altre cose. In quale di questi campi si sente più a suo agio?
In tutti, purché ci sia da scrivere o da mettere le mani nei libri, direttamente o indirettamente. Per fortuna sono riuscito a fare della mia passione (che forse dovrei definire ossessione) un mestiere, e per questo mi considero fortunato, anche se ci sono arrivato a suon di duro lavoro, impegno e fatica.
D’altra parte, credo che non sarei stato capace di fare altro, e dunque, nonostante i miei studi di ingegneria, devo solo fare i complimenti a me stesso per avere deciso di abbandonare una carriera già segnata in una grande multinazionale americana per finire a scrivere per i giornali locali e, pian piano, costruirmi una carriera prima come scrittore e giornalista, poi anche come sceneggiatore, editor ed editore.
Il coronamento è stato arrivare a dirigere le collane con cui fin da bambino avevo imparato a convivere, visto che mio padre ne era un forte lettore e collezionista: il Giallo Mondadori, Urania e Segretissimo.
Recensione e intervista a cura di Dianora TInti, scrittrice e giornalista