Intervista esclusiva a Piero Negri Scaglione, autore Einaudi
Che hai fatto in tutti questi anni. Sergio Leone e l’avventura di “C’era una volta in America”
di Piero Negri Scaglione
(2021, Einaudi)
“Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito“
Sergio Leone
Piero Negri Scaglione giornalista e scrittore albese (Cn), ha studiato Letteratura anglo-americana, è stato caporedattore dell’edizione italiana di «Rolling Stone», vicedirettore del mensile «GQ» e giornalista de «La Stampa».
Con Einaudi ha pubblicato Questioni private. Vita incompiuta di Beppe Fenoglio (2006 e 2007) e Rock! Come comporre una discoteca di base (2008). Da poche settimane è uscito Che hai fatto in tutti questi anni. Sergio Leone e l’avventura di C’era una volta in America, un libro che regala al lettore un viaggio pieno di colpi di scena dentro l’ultimo film di Sergio Leone.
Ancora una volta, grazie ai nostri collaboratori Bailo Fausto e Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) per questa intervista.
Piero, quando è nata in lei la passione per la letteratura?
“È difficile dirlo con precisione. Posso affermare però con certezza di aver divorato moltissimi libri nella preadolescenza, tutto Jules Verne, molto Jack London, libri che perlopiù trovavo in casa o nella biblioteca comunale della mia città, Alba, in Piemonte. Il primo libro significativo che ho acquistato, qualche anno dopo, è stato il Meridiano di Ungaretti, Vita d’un uomo. Ho risparmiato per settimane per poter andare a Torino a comprarlo”.
Il suo incontro con il film C’era una volta in America, come è avvenuto?
“Quando è uscito, più o meno, forse l’anno dopo, nell’85. Anche questo non lo ricordo con precisione: ho chiesto ad alcuni amici e tutti concordano nel dire che l’abbiamo visto insieme al cineforum che frequentavamo all’epoca. Si chiama Il Nucleo, esiste ancora, è stato un passaggio fondamentale della mia vita, anche perché sono entrato giovanissimo tra gli organizzatori, ho presentato alcuni film. Ci ostinavamo a fare una scheda e a presentare prima della proiezione ogni film in programma, anche se i tempi della passione collettiva per il dibattito e il confronto pubblico erano ormai finiti. Di C’era una volta in America comunque si discuteva volentieri, spontaneamente. Un’altra caratteristica unica di questo film”.
Qual è stata la scintilla che l’ha portata a scrivere Che hai fatto in tutti questi anni?
“Forse è stata proprio questa scia di pensieri ed emozioni che il film si porta dietro, l’idea che si potesse rimanere ancora a lungo dentro quella storia, in quella fumeria d’oppio sopra il teatro delle ombre cinesi che è un’ovvia metafora del cinema, forse per sempre. Avrei voluto saperne di più. Immaginavo che ci fossero tante storie dietro quelle quasi quattro ore di cinema, e devo dire che non sono stato deluso”.
E’ stato complesso realizzare le ricerche sulla genesi del film?
“È stato complesso, sono stato anche in America per trovare alcuni documenti preziosissimi, forse decisivi. Però devo dire che tutti quelli che ci hanno lavorato mi hanno aiutato, erano felici di poter finalmente parlare di un’esperienza che per le loro vite è stata importantissima. E molti di loro mi hanno aiutato a trovare altri. Poi in questi anni, nell’ultimo decennio, sono nati e si sono sviluppati alcuni strumenti, principalmente archivi online di riviste e giornali, che facilitano un po’ il compito”.
Quale potrebbe essere la colonna sonora del suo libro?
“È difficile rispondere, dire “la colonna sonora di Ennio Morricone” sarebbe scontato e anche un po’ sbagliato. Il libro ha dentro di sé tanti capitoli e diverse voci, quindi anche diversi ritmi. Per cui in certe parti più distese potrebbero starci bene i temi di Ennio Morricone, magari quello di C’era una volta il West, in altre vedrei più una canzone poetica e nervosa alla Bob Dylan nel periodo della svolta elettrica, in altre ancora cercavo la leggerezza pop dei Beatles prima maniera”.