Intervista a Salvatore Vivenzio, scrittore e sceneggiatore
Era il 3 giugno di due anni fa quando il quotidiano The Louisville Post usciva con una edizione straordinaria.
La farfalla ha preso il volo, citava, in ricordo di Muhammad Ali , figura carismatica, controversa e polarizzante sia dentro che fuori dal ring di pugilato, che ci aveva lasciato proprio in quel giorno.
Salvatore Vivenzio è uno scrittore, sceneggiatore e giornalista nato a Roma nel 1997. Tra le sue pubblicazioni, i romanzi brevi “Radioactive” e “Awake” e i fumetti “Kristen” e “Gamble” per ALT! È il fondatore e coordinatore del collettivo “La Stanza”
Con il fumetto (illustrato da Gabriele Falzone) La Rabbia, edito Shockdom, di cui ha curato la sceneggiatura, Vivenzio ha voluto omaggiare la figura del grande pugile, catapultandoci nel mondo dei guantoni.
Ringraziamo Fausto Bailo che l’ha intervistato per noi e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che, come sempre, ha collaborato fattivamente.
Quali sono stati i suoi illustratori di riferimento?
“Purtroppo non ho mai imparato a disegnare, quindi mi riesce difficile rispondere a questa domanda. Potrei dirti che, quando scrivo, faccio sempre riferimento ai disegnatori che realizzeranno le mie sceneggiature, per provare a incanalare il più possibile il loro stile a metterli a loro agio con i disegni che dovranno realizzare”.
Quale è stata la scintilla che l’ha portata a scrivere la sceneggiatura del fumetto La Rabbia?
“La Rabbia nasce da una richiesta di Simone D’angelo, disegnatore con il quale stavo collaborando, che mi chiese, ai tempi (più di due anni fa) di realizzare una storia che avesse come tema portante la boxe. Da quella richiesta poi il racconto si è intrecciato alla vita di mio padre e alle storie di paese…così è nato il percorso che poi ha portato alla realizzazione di questo volume. Un percorso tortuoso e difficile, ma molto soddisfacente”.
Com’è nato il personaggio di Cesare Salgari?
“Cesare nasce, di base, grazie a una foto di mio padre che, a 17 anni, tirava un calcio volante ad un avversario durante un incontro di taekwondo. Questa foto esposta sul muro del salottino di mia nonna mi venne subito in mente mentre iniziavo a documentarmi riguardo la boxe per scriverne. Da lì l’idea di ambientare la storia a Quindici e provare a scavare nel passato della mia famiglia e del paese di mio padre. In questo personaggio c’è quindi un pezzo di me, un pezzo di ciò che mio padre mi ha trasmesso, e una parte propria, costruita, che ha preso vita da sola durante la stesura della sceneggiatura”.
Quanto tempo è stato necessario per realizzare la sceneggiatura?
“La Rabbia ha avuto tre fasi di stesura. La prima, più di due anni fa, quando ho buttato giù l’idea di base. Ho scritto una sceneggiatura di getto, a filo d’acqua, come faccio di solito, ma sapevo già che avrei dovuto riprenderla in mano.
Così è stato, quando Shockdom ci ha inviato il contratto e ci ha chiesto di consegnare la sceneggiatura. La terza fase invece è stata suggerita da Chiara Zulian, l’editor di Shockdom, che ci ha consigliato di scrivere qualche pagina in più. La ringrazio ancora per il consiglio che mi ha permesso davvero di chiudere il cerchio nel modo migliore possibile”.
Per lo sviluppo della sceneggiatura si è basato sulle biografie dei pugili del passato?
“Non proprio. Ho letto molti articoli, racconti e fumetti sull’argomento e ho visto molti film. Mi sono sicuramente appassionato molto alla figura di Muhammad Alì ma credo che questo sia un elemento comune a tutti gli appassionati di boxe. Alì era un personaggio incredibile”.
Quale personaggio del regno animale può rappresentare il carattere di Cesare Salgari?
“Questa è una bella domanda. Nel fumetto viene paragonato a un asino e ad un leone, da cui poi prenderà anche il suo nomignolo. Io però direi che Cesare, per me, è come un toro. Testardo, caparbio, arrabbiato, a volte stupido, ma capace di sbattere le corna all’infinito contro un muro di cemento fino a quando non cade. E’ un animale pericoloso e forte”.
Quale tavola riassume meglio la sintesi del fumetto?
“Ci sono due tavole che mi piacciono molto : la prima è quella della processione in cui si vede la Madonna. Quella rappresenta davvero Quindici, il paese di mio padre. Meritava di essere trasposta su carta e Gabriele Falzone (il disegnatore) lo ha fatto nel migliore dei modi.
La mia tavola preferita però è verso la fine, quando Cesare colpisce gli armadietti dello spogliatoio. In quella mi rivedo molto. Rappresenta tutta la rabbia e la frustrazione di quest’uomo”.
Quali gli obiettivi da raggiungere con il collettivo La Stanza della quale lei è il fondatore?
“L’unico obiettivo che abbiamo è quello di fare bei fumetti e divertirci facendoli. Tutto ciò che scriviamo, che disegniamo, che postiamo in pagina o sul sito non deve essere privo di significato, non può essere privo di un messaggio. L’importante è riuscire sempre a comunicare qualcosa”.