Intervista a Vito Garofalo attore teatrante e tanto altro

Intervista a Vito Garofalo attore teatrante e tanto altro

Dopo l’esposizione dell’artista argentina Roxana Caballero, il Caffè Cavour di Bra (Cn) ospita una nuova mostra culturale. Inaugurata a novembre scorso, terminerà l’11 gennaio 2025 ed è realizzata con Vito Garofalo in collaborazione con il Movimento artistico Antidoto.

 

Vito Garofalo non è solamente attore teatrante professionista di mimo, teatro di strada, cabarettista e clown con apparizioni anche in tv (citiamo Zelig Off), ma anche uomo attento al sociale.

 

Le macchine che danno l’abbondanza ci hanno lasciati nel bisogno. La nostra sapienza ci ha reso cinici, l’intelligenza duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che macchine, l’uomo ha bisogno di umanità. Più che intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto”. Questa frase pronunciata da Charlie Chaplin, straordinario attore e clown, rappresenta lo spirito di tutte le persone che vogliono realizzare un mondo semplicemente più umano, più degno di essere vissuto. Vito Garofano sicuramente fa parte di queste persone.

Quando è nata in lei la passione per la comicità?

La comicità è nata quando facevo teatro-danza. Per seguire questa passione mi ero licenziato dalla professione di tecnico ortopedico. Con la scoperta della danza mi si è aperto un nuovo modo di vedere il mondo. Poi la passione mi ha portato a fare il mimo, questo mi ha fatto scoprire che con la mia presenza riuscivo ad far ridere le persone. Questo mi ha donato sia l’allegria che la passione per continuare su questo cammino. Con il tempo è seguito il teatro di strada che mi ha permesso di partecipare per alcune puntate al programma televisivo Zelig.

Quali era i suoi artisti di ispirazione?

“Non mi piace la definizione di artisti, preferisco quella di maestri: Jango Edwards è il primo assoluto, seguono Pierre Byland e Leo Bassi. Sono loro che mi hanno insegnato cos’è un clown, facendomi vivere questa vita molto importante, almeno per me”.

Come ha conosciuto il mimo francese Marcel Marceau?

“L’ho incontrato al Teatro Regio di Torino quando ho frequentato un suo corso. Ricordo con grande emozione quando lo vidi per la prima volta, perché lui era il mimo per eccellenza, era spettacolare”.

E la  passione per la pittura?

“Quando la vita scorre incontri sia successi che insuccessi. Quando vennero a mancare i miei genitori, non so per quale motivo, mi misi a dipingere per buona parte della notte. Poi un giorno sono andato a presentare i miei lavori alla galleria MIIT di Torino e sono piaciuti, tanto da arrivare oltre oceano proprio grazie alla galleria. Il mio progetto è quello di aiutare me stesso, ma allo stesso tempo le persone che hanno bisogno, per questo mi dedico molto al sociale. Per me la pittura rappresentano il mio mondo, il mio talento”.

Quali temi trattano le opere pittoriche?

“Come prima cosa devo dare un nome all’opera pittorica, sulla tela devo creare il mio mondo, metto tutti i miei colori della mia anima, le mie opere sono molto adatte per i bambini. L’immagine che mi piace, è rappresentata da bimbi piccoli o grandi che guardano i miei quadri con interesse, con curiosità”.

Come è nata la collaborazione con Chiara Fissore?

“La collaborazione con Chiara è nata nella maniera più classica. Da una chiacchiera è nato tutto. Contiamo di fare insieme tante belle cose a Bra e nelle Langhe. Nella vita di oggi ci sono tante cose belle e buone, ma bisogna essere curiosi, stimolare l’intelletto. La provincia poi è difficile da coinvolgere. Anche se in maniera minore rispetto al passato, anche oggi sembra che la prima necessità sia quella di accumulare terra. Ma poi, parliamoci chiaro, essa rende i frutti solo dopo anni di fatica, di sacrifici e nel frattempo la vita passa e la curiosità diminuisce. Questo mi fa venire in mente uno dei racconti più toccanti di Beppe Fenoglio: La malora. Per fortuna quei tempi sono archiviati, ma io continuo a cercare il modo di sensibilizzare le persone e migliorare questa società”.

Cosa si augura per questo nuovo anno?

“Questo non le posso dire…  A parte gli scherzi, prima cosa la salute, poi viaggiare e ovviamente vendere i miei quadri. Mi auguro anche di avere buoni contatti con le persone.

Auguro tanto bene ad Alessandro, un caro amico down che seguo, così come ai miei amici non vedenti e alla mia amica perché vinca la leucemia. Mi piacerebbe creare una cascina pedagogica per aiutare le persone a star bene. Viviamo nell’era della più alta tecnologia, ma stiamo tornando indietro nel sociale, sono aumentate le paure. L’artista ha un dovere come il clown di rompere questa situazione”.


Intervista realizzata da Fausto Bailo, promotore culturale, e Chiara Fissore responsabile del Movimento artistico Antidoto


 

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