Graphic novel dedicata a Gino Bartali, ce ne parla l’illustratore

Graphic novel dedicata a Gino Bartali, ce ne parla l’illustratore

Come molti sapranno quest’anno il Giro d’Italia, ormai ultracentenario, partirà non dall’Europa, ma da Gerusalemme per ricordare non solo lo sportivo, ma soprattutto l’uomo che salvò centinaia di ebrei, salvandoli dai campi di concentramento: l’indimenticabile ciclista Gino Bartali.

Andrea Laprovitera e Iacopo Vecchio sono gli autori della graphic novel  Gino Bartali. Come promesso,  dopo aver intervistato giorni fa lo sceneggiatore Andrea Laprovitera ora è la volta dell’l’illustratore Iacopo Vecchio.

Iacopo Vecchi

Iacopo Vecchi

Iacopo Vecchio fumettista, raggiunto il diploma presso all’Accademia di Belle Arti di Brera, incomincia una collaborazione come grafico/art director con varie agenzie per il web.

 

La passione per il fumetto lo porta a pubblicare sia autoproduzioni che collaborazioni con piccole riviste. Grazie alle varie fiere del fumetto, in primis Lucca Comics, ma anche a internet, blog e social network, stringe importanti amicizie con autori più o meno emergenti, accostandosi al mondo del fumetto con molta serietà e frequentando il corso serale della Scuola del Fumetto di Milano.

 

Arriva così a pubblicare per Tunué (grazie alla fiducia di Michele Petrucci), Round Robin, Hop Edizioni e adesso per Becco Giallo.

 

Lo ringraziamo quindi per averci concesso questa intervista esclusiva, insieme a Fausto Bailo e alla Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn), collaboratori indispensabili.

Quando è nata in lei la passione per l’illustrazione?

“La mia passione è nata quando ero poco più di un bambino, come penso per molti, se non tutti gli autori. Ha avuto però una lunga fase di stallo, in cui facevo realmente fatica a pensare di mettermi a disegnare, anche se magari ne avevo voglia. Quella che possiamo definire seconda fase, è iniziata dopo i 30 anni e sta, fortunatamente, continuando”.

Quando si è reso conto che la sua passione per l’illustrazione stava diventando una professione?

“Me ne sto rendendo conto adesso. Credo. Anche se ho sempre lavorato come grafico e art director, cosa che porto avanti tuttora, non mi è mai sembrato che l’illustrazione e il fumetto fossero parte della mia vita professionale. Ora mi sembra decisamente di più, ma per ora non sono ancora l’unica via. So che c’è ancora molta strada da fare”.

Quando è entrato a far parte del progetto editoriale che ha permesso la nascita della graphic novel Gino becco-giallo-presenta-gino-bartali-350x300Bartali?

“Sono entrato a far parte del progetto Gino Bartali a settembre del 2016 se non ricordo male. Conoscevo già Andrea (Laprovitera, ndr), avevamo provato a realizzare qualcosa insieme nel 2013, ma non era andato a buon fine ed eravamo rimasti in sospeso con il classico “Faremo qualcosa insieme, prima o poi”. Questo è uno dei rari casi in cui poi si è fatto davvero.

 

Andrea mi contattò per chiedermi se mi andasse di fare delle prove per la realizzazione del suo fumetto che vedeva come protagonista il Ginettaccio. Ho disegnato le prove, gliele ho inviate e lui le ha mandate a Becco Giallo. Ed eccomi qui a parlare del libro stampato”!

Quale tecnica grafica predilige per le realizzazioni delle sue tavole?

“Per tutti i miei lavori di disegno e illustrazione mi piace usare tecniche fisiche, principalmente acquerelli. Erano le prime cose che avevo a disposizione quando ho ricominciato a disegnare e soprattutto, sono di notevole stacco con l’altro lavoro, per cui passo al computer molto, ma molto tempo. Ogni tanto provo a fare qualcosa in digitale, ma proprio non fa per me, per ora”.

GB_064Tra le varie tavole che lei ha realizzato, c’è una tavola che la colpita in maniera particolare?

“Una singola non saprei dire. Forse quella in cui si vede un lento movimento di camera sul volto della statua della Madonna di Lourdes, mi piace molto il senso di movimento che ho dato. Ma in genere mi piacciono delle sequenze, posso citarne tre.

Le tavole della rivolta popolare, per il dinamismo. Come atmosfere, le tavole notturne e quella dove ci sono tre signori che discutono del Tour dopo essere usciti da un cinema. Mi piacciono molto i giochi di luce che sono riuscito a dare.

Mentre come realizzazione mi ha divertito molto una delle sequenze finali, quella in cui Gino riconquista la maglia gialla, con la scalata all’Izoard. Rendere la pioggia battente, lo sforzo e la fatica provate da Bartali e dagli altri corridori, mi ha preso molto”.

 

Nella ventennale carriera ciclistica di Bartali, quale impresa o immagine sente più rappresentativa di questo grande atleta?

“Ammetto di non avere conosciuto molto Bartali prima di realizzare il fumetto, ma direi che l’impresa narrata in questo libro è difficilmente superabile! E poi non potrei non citare la famosa foto in cui c’è il passaggio di borraccia tra Bartali e Coppi.

 

Recentemente ho letto un’intervista che fecero proprio a Bartali in cui il giornalista gli chiedeva di dissipare i dubbi decennali su chi passasse la borraccia a chi e il Ginettaccio, immagino ridendo, rispose “È semplice, se sei tifoso di Coppi, è Coppi che aiuta me, se sei tifoso di Bartali, sono io ad aiutare Fausto!”

Quale il modo migliore di ricordare questo grande ciclista?

“Questo fumetto è un ottimo modo e un bellissimo approccio! Ma scherzi a parte, non saprei, non so se esistano gare ciclistiche a lui dedicate, ma sarebbe comunque poco perché il ciclismo non ha lo stesso seguito di altri sport e rischierebbe di rimanere qualcosa un po’ di nicchia. Ma già il fatto che il Giro d’Italia quest’anno parta da Gerusalemme per ricordare l’iniziativa di Bartali durante la seconda guerra mondiale per portare documenti falsi agli ebrei, quindi per salvarli, è una grande cosa.

So che la RAI negli anni ha prodotto due diverse mini serie dedicate a Bartali e una dedicata a Coppi, ma è impossibile parlare di Coppi escludendo Bartali”.

Quale canzone può rappresentare la colonna sonora del fumetto Gino Bartali il cui nome è impresso sul muro d’onore del Giardino dei Giusti nel Mausoleo della Memoria Yad Vashem a Gerusalemme?unnamed

“Bartali veniva soprannominato L’uomo di ferro e subito mi viene in mente Iron Man dei Black Sabbath (sono un rockettaro), e Bartali di Paolo Contee i francesi ci rispettano, che le balle ancora gli girano…

Progetti per il futuro?

“Niente di assolutamente definito, vorrei mettermi alla prova come autore completo. Ho già realizzato un adattamento (La Casa Tellier per Hop Edizioni) ed è stato una buona guida per lavorare da solo, ma su testo di Maupassant. Mentre adesso vorrei che anche la storia fosse mia. Ho già in mente due possibili svolgimenti e sono anche abbastanza distanti tra di loro, mi piacerebbe che almeno uno prendesse forma concreta e mi piacerebbe avere il giusto tempo per riuscire a realizzarla, sarebbe una nuova esperienza incredibile e vorrei godermela a pieno e dare il massimo”!

 

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