Il mio Salinger: intervista all’illustratrice
Come promesso, dopo l’intervista alla sceneggiatrice Valentina Grande, eccoci a fare due chiacchiere con Eva Rossetti che invece firma disegni e colori della graphic novel Il mio Salinger.
Eva Rossetti si laurea nel 2013 in Saperi e tecniche dello spettacolo cinematografico alla Sapienza di Roma. Parallelamente all’università frequenta la Scuola Romana dei Fumetti, dove si diploma nel 2015. Il suo primo incontro con l’editoria è nel campo della saggistica. Tra il 2012 e il 2013, Eva collabora a “Shooting from Heaven. Trauma e soggettività nel cinema americano: dalla seconda guerra mondiale al post 11 settembre“, una raccolta di saggi incentrata sul legame tra cinema e Storia.
Come sempre, oltre che a Eva Rossetti per la disponibilità, un enorme grazie a Fausto Bailo e alla Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn), insostituibili collaboratori.
Quando è nata in lei la passione per l’illustrazione?
“Ho iniziato a disegnare quand’ero molto piccola e i miei genitori mi permettevano di imbrattare i muri della mia stanza. Fino all’adolescenza usavo il disegno soprattutto per evadere dalla quotidianità, inventando storie illustrate in cui immaginavo altre vite possibili. Poi sono stata molto discontinua, ho seguito altre passioni, fin quando negli ultimi anni di università ho ricominciato a disegnare per un esame e ho deciso di iscrivermi alla Scuola romana dei fumetti”.
Quali sono stati i suoi illustratori di riferimento?
“Ho molti autori di riferimento, è difficile elencarli tutti. Mi vengono in mente autori francesi come Blain, Larcenet o Chomet con i suoi incredibili film di animazione. Poi ci sono gli italiani Critone e Gipi e i grandi classici internazionali come Will Eisner. Ma ne sto omettendo tantissimi”.
Quale tecnica grafica predilige per realizzare le sue tavole?
“Di solito per quel che riguarda lo storyboard e il definitivo in bianco e nero uso tecniche “manuali” matita B2 e pennarello. Per il colore e le ombre lavoro in digitale”.
Quando è entrata a far parte del progetto editoriale che ha consentito la realizzazione di Il mio Salinger?
“L’editore mi ha proposto questa collaborazione nell’estate del 2016, qualche mese dopo un bel colloquio al Lucca C&G. Ho iniziato a lavorare ufficialmente a Il mio Salinger nel settembre dello stesso anno”.
Quanto tempo è stato necessario per realizzare le tavole complessive del fumetto?
“Un anno esatto”.
In passato ha realizzato altre graphic novel?
“No, questo è il mio primo lavoro”.
Quale la scena riassume meglio la sintesi della graphic novel?
“Mi piace molto la scena del Guggenheim in cui si dice che l’arte e la letteratura sono l’unico linguaggio universale e trasversale in grado di unire i popoli. Il mio Salinger è un po’ questo: due esseri umani divisi e dilaniati da una guerra, addirittura su fronti opposti, che riescono a incontrarsi grazie alla letteratura. Lo stesso Salinger, che da reduce trova difficile reintegrarsi nella società civile e si ritira in isolamento a Cornish, riesce a scrivere un romanzo in grado di parlare a un pubblico vastissimo e toccare corde molto intime”.
Quale genere musicale rappresenta meglio la trama della storia?
“Non saprei, ho un’ammirazione referenziale verso la musica, non vorrei fare paragoni impropri”.
Progetti per il futuro?
“Sto provando a mettere su un progetto mio personale tratto da una vicenda storica ambientata in un contesto davvero molto affascinante”.