Vanna Vinci, un fumetto per Tamara de Lempicka e Frida Kahlo
Vanna Vinci, disegnatrice. Si avvicina al mondo del fumetto nel 1990, vanta una serie di collaborazioni con Bao Publishing, Dargaud, Rizzoli Lizard, Hachette, Planeta.
Ha vinto lo Yellow Kid come miglior disegnatrice di fumetti nel 1999, nel 2001 vince il premio Romics come miglior opera di scuola europea, con l’opera “L’età selvaggia”, ed infine nel 2005 vince il Gran Guinigi. I suoi libri sono stati pubblicati anche in Francia, Spagna.
Nel autunno del 2016 esce la sua ultima creazione da titolo: Frida, operetta amorale a fumetti. Una avvincete biografia che narra la vita di una delle artiste simbolo dell’America latina, dalla fortissima personalità, indipendente, passionale, contro ogni convenzione sociale. Un simbolo per le donne di ieri di oggi. In precedenza era uscito il volume Tamara de Lempicka, entrambi i volumi sono editi dalla 24 Ore Cultura.
Un ringraziamento a Fausto Bailo che l’ha intervistato per noi e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che, come sempre, ha collaborato fattivamente.
Quando è nata in lei la passione per l’illustrazione?
“Preferisco parlare di passione per il disegno, e per il fumetto, non sono un’illustratrice di indole e se lo faccio mi devo applicare. Credo invece di essere una vera disegnatrice, cioè mi sono sempre, fin da piccola, espressa col disegno. È in effetti tuttora anche solo un passatempo, o un modo di visualizzare le cose meglio che a parole, a volte solo un gioco. Ecco, io credo di ave sempre disegnato, ho trovato un disegno fatto a matita blu e conservato da mia nonna che dice che l’ho fatto a tre anni.
È abbastanza bizzarro perché ha le proporzioni esatte della faccia della bambina filosofica. Il fumetto è venuto dopo. Non sono una grande lettrice di fumetti, anzi sono piuttosto ignorante. Il fumetto credo sia senz’altro più complesso e stratificato di un libro normale, e nello stesso tempo è più veloce e fruibile da più persone. Il fumetto è un linguaggio complicato e misterioso, e in una certa misura meraviglioso. Fatto sta che per me leggere un fumetto è sempre una fatica. Eppure, dopo aver letto le storie brevi di Corto Maltese mi è venuto naturale cominciare a pensare in forma di fumetto e costruire delle storie in sequenza. Allora avrò avuto sedici anni e non ho più smesso. Penso sempre che si tratti di una malattia mentale”.
Quali sono gli illustratori preferiti di Vanna Vinci?
“Potrei dire una sfilza di nomi col patema di dimenticarmene poi qualcuno fondamentale. Ne citerò uno su di tutti:
Ronald Searle, il creatore delle Saint Trinian’s, un gruppo di ragazzine brutte, cattive, alcoliste, drogate, assassine, nudiste che alla fine del libro danno fuoco al college.
Ho trovato il piccolo libro della Penguin a casa e dato che ero molto piccola e molto buona ed educata, ne sono rimasta inorridita. Col tempo poi mi sono talmente innamorata di quel tratto sporco e di quelle bambine mostruose che sono diventate la mia passione e la mia guida. Per un anno non ho fatto altro che copiarle. Un altro disegnatore fondamentale è Ben Shahn”.
Quando è nata l’idea di realizzare una biografia a fumetti basata sulla vita di Frida Kahlo?
“L’editore, 24 Ore Cultura, con cui avevo già fatto la biografia di Tamara de Lempicka mi ha detto che stavano lavorando a questa grande personale di Frida Kahlo per il 2018 al Mudec a Milano. Io gli ho immediatamente proposto una graphic novel e lui ha accettato decidendo di lavorarlo prima della mostra. Diciamo che è stato, come per Tamara, una sorta di caso. Entrambi avevamo in mente un libro più narrativo che a fumetti, qualcosa che fosse una sorta di ibrido con molto testo. E che avesse un’impostazione teatrale”.
Quanto tempo a richiesto la realizzazione di questo lavoro?
“Ho iniziato a lavorare sui bozzetti intorno a novembre del 2015, ho consegnato a settembre del 2016. Più o meno nove mesi… un parto”.