La vita (tragica) di Charlotte Salomon diventa un fumetto
(in copertina Charlotte Salomon che dipinge in giardino a Villefranche-sur-Mer, 1939 circa (dettaglio) – Collection Jewish Historical Museum, Amsterdam © Charlotte Salomon Foundation Charlotte Salomon®)
“E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante: che ne restasse sempre uno. Scattò il capo e acuì lo sguardo come a vedere più lontano e più profondo, la brama della città e la repugnanza delle colline l’afferrarono insieme e insieme lo squassarono, ma era come radicato per i piedi alle colline. – I’ll go on to the end. I’ll never give up.”
(Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny)
Quest’anno si celebra il 74° anniversario del 25 di aprile, giorno della liberazione d’Italia, giorno simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica contro il nazifascimo portata avanti dalle forze partigiane sul finire della seconda guerra mondiale.
Onoriamo questo fondamentale avvenimento della nostra storia ricordandone le vittime, per non dimenticare il nostro passato.
E con questo intervista vogliamo ricordare in particolare Charlotte Salomon, un’artista straordinaria nata a Berlino nel 1917 e inghiottita nell’inferno di Auschwitz a soli 26 anni. Morì incinta, lasciando al sicuro 769 gouaches come testimonianza di tutta la sua vita. Lei che avrebbe tanto voluto viverla…
Questa toccante graphic novel riesce a ripercorrere la vita di Charlotte Salomon, cosi come lei stessa avrebbe amato raccontarla. Agli autori Ilaria Ferramosca (sceneggiatura) e Gian Marco De Francisco (illustrazione) che hanno svolto un bellissimo lavoro, vanno tutti i nostri complimenti.
Ilaria, ci spiega un po’ chi è lei?
“Sono in prevalenza una sceneggiatrice di fumetti. Ho realizzate sceneggiature per case editrici come BeccoGiallo, Tunué, 001 Edizioni, Edizioni Voilier e un corto animato per uno dei musei napoleonici; ma ho anche realizzato strisce didattiche per Treccani e scritto alcuni racconti di narrativa“.
Come è avvenuto il suo incontro con la casa editrice BeccoGiallo?
“È avvenuto nel 2014 durante un’edizione di Lucca Comics. Insieme al collega Gian Marco De Francisco presentammo un progetto, che un anno e mezzo dopo si trasformò nel fumetto Ragazzi di scorta (sugli agenti di scorta di Giovanni Falcone, periti con lui e Francesca Morvillo nella strage di Capaci)”.
Quando è nato il progetto che si è concretizzato con la realizzazione del fumetto Charlotte Salomon?
“All’incirca un anno dopo l’uscita del fumetto di cui sopra, furono i titolari di BeccoGiallo a dirci che avrebbero avuto piacere a continuare con noi, contenti della precedente collaborazione. Ci chiesero, così, di far loro una nuova proposta editoriale che riguardasse, stavolta, un personaggio a carattere internazionale. Tra i vari io proposi Charlotte Salomon, poco conosciuta in Italia ma molto apprezzata all’estero, una buona occasione per dare notorietà anche da noi a questa straordinaria artista.
Quando ha sentito parlare per la prima volta di Charlotte Salomon?
“Ne sentii parlare nel 2013, da un’amica responsabile di un Presidio del Libro. Mi raccontò la storia di Charlotte con tanta passione e trasporto, che ne rimasi affascinata e decisi di approfondire la sua storia. Mi piacque soprattutto l’idea che avesse realizzato un rarissimo diario disegnato della Shoah e che esso fosse in molte cose simile a un vero e proprio fumetto. Almeno a livello concettuale”.
Quale materiale storico ha consultato per capire chi era questa donna?
“Ho consultato l’intera sua opera Vita? O Teatro?, sfogliabile on-line sul sito del museo ebraico di Amsterdam, presso il quale è custodita. Ho tradotto i testi che accompagnano i guazzi e visionato alcuni stralci di un documentario sulla sua vita; infine ho visionato in maniera accurata il sito su Aushwitz e altri campi di concentramento e prigionia“.
Quanto è stato complicato realizzare la sceneggiatura di questo fumetto?
“Lo è stato abbastanza, perché, rispetto agli altri biophic da me scritti, stavolta non avevo la possibilità di intervistare familiari sopravvissuti confrontandomi di persona con essi; inoltre, il mio intento era mantenermi il più possibile fedele a quanto Charlotte aveva scritto di se stessa, ma quest’esigenza andava conciliata con il fatto che alcuni momenti della sua vita erano rappresentati in un unico guazzo, quindi statici, e per trasformarli in episodi vissuti ho dovuto necessariamente ricostruirli attraverso la mia inferenza.
Complesso è stato anche il proposito di conservare il più possibile il suo stile narrativo, ragion per cui ho preferito utilizzare tavole senza una reale griglia e piani sequenza con figure ripetute, come fatto da lei stessa nei suoi guaches.
In ciò è stato esempio significativo un grande maestro del fumetto italiano, Gianni De Luca: il suo rappresentare le opere di Shakespeare come se i personaggi fossero su un palco, è stato un accostamento naturale per un’opera che, per la stessa autrice, era come la rappresentazione teatrale della propria vita”.
Secondo lei, la breve ma intensissima vita di Charlotte Salomon, può essere paragonata a quale personaggio del mondo artistico?
“Di personaggi del mondo artistico (inteso in senso lato) morti in giovane età ce ne sono diversi, ma a mio parere la storia di Charlotte Salomon non ha possibilità di confronto. Quello che di lei mi ha colpito, infatti, è la grande forza di volontà, il suo enorme attaccamento alla vita e all’amore, sebbene compressa tra due grandi spettri che incombevano sulla sua esistenza: quello del nazismo e quello del male oscuro, considerato una tara ereditaria cui era destinata geneticamente.
A differenza di molti giovani artisti che hanno vissuto intensamente, quasi correndo incontro alla morte, Charlotte ha sempre cercato di fare il contrario, lanciandosi verso la vita con grande determinazione e spirito combattivo”.
Progetti per il futuro?
“Sì, ce ne sono diversi, ma credo sia prematuro parlarne. Vi lascerò con un po’ di curiosità”.