Spigola o agnello? Esordio col botto di Riccato
Federico Riccato, scrittore, ha alle spalle un dottorato di ricerca in Scienze Ambientali presso l’Università di Venezia e una piccola società, sempre a Venezia, che opera nel campo dell’ecologia applicata.
Appassionato lettore fin dalla più da piccolo, nel 2018 dà alle stampe il suo primo racconto breve, dal titolo: Spigola o agnello edito da Bompiani.
Sono passati da questa grande casa editrice firme come John Steinbeck, che con la sua penna a saputo narrare il New Deal di rooseveltiana memoria, Svjatlana Aleksievič, Alberto Moravia e Umberto Eco, tanto per fare qualche nome. Un grande inizio, quindi, per Federico Riccato.
Per questa intervista ringraziamo Fausto Bailo e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn)
Quando è nata in lei la passione per la scrittura?
“Non direi che ho una passione per la scrittura, anzi, mi risulta difficoltosa il più delle volte, soprattutto se non ispirata. Piuttosto da lettore mi son trovato molto spesso a leggere cose brutte e allora ho cominciato a pensare, in maniera molto immodesta, di poter scrivere cose migliori”.
Quale è stata la scintilla che l’ha portata a scrivere il libro Spigola o agnello?
“Spigola o agnello ha preso vita quando ho abbandonato “lo studio” e ho cominciato a lavorare per davvero, aprendo una società e capendo in maniera piuttosto chiara che fino ad allora avevo giocato. Ho rivisto le mie idee sul lavoro privato e ho capito che anche rimboccandomi le maniche non avrei fatto faville, nonostante la mia formazione. Diciamo che il leit motif di fondo è la condizione di chi era trentenne nei primi anni del 2000 e ha capito che non ce l’avrebbe mai fatta senza un deus ex machina o una botta di culo. Allora il Felice del mio romanzo è, in qualche modo, ancora bloccato in un tempo e in un luogo dove sono passato anche io, solo che a lui è andata peggio”.
Quanto tempo è stato necessario per la stesura del suo racconto?
“Spigola o agnello era nel cassetto dal 2009 e non ha avuto una gestazione facile. Analizzandolo sono individuabili diversi blocchi al suo interno, scritti in periodi diversi. Non credo di averci messo meno di due anni, poi siccome sono uno che va tanto ad estro, l’ho riletto tante volte e cambiato altrettante”.
Come e avvenuto il suo incontro con la Bompiani?
“Sono arrivato a Bompiani in maniera casuale e del tutto inaspettata.
Avevo scritto questo libro molto tempo fa e lo avevo fatto leggere davvero a pochi amici, non avendo mai pensato seriamente di poterlo pubblicare con una casa editrice di questa levatura. Un bel giorno (davvero) ho avuto l’opportunità di fare due chiacchiere con chi nell’editoria ci lavora e, spinto molto da mia moglie, ho mandato il tutto senza farmi grosse illusioni come mi era stato consigliato… ed eccoci qui”.
Come è nato il titolo?
“Lei è il primo che mi chiede il perché del titolo. Finalmente! Intanto premettiamo che non è un libro sul consumo sostenibile di proteine di origine animale e nemmeno un libro di ricette.
Il nome deriva dal dualismo che c’è in tutti noi tra Il lupo e l’agnello, il buono ed il cattivo, il remissivo ed il predatore. Bene per i latini la “spigola” (Dicentrarhus labrax un tempo Labrax lupus) era appunto Lupus, lupo per via della sua voracità”.
Con tre colori come descriverebbe il suo romanzo…
“Beh, è dello stesso verde dell’acqua mezza dolce e mezza amara della Laguna veneta, è argentato come la scaglia di pesce e nero come le idee sbagliate”.
Progetti per il futuro?
“Cosa vuole, sono socio di una grande impresa del nordest (2 soci lavoratori e 1 dipendente). I miei progetti futuri non posso condividerli con lei (ride)”.