‘L’ibiscus stava fiorendo’ di Tìndara Lanza De’ Rasi
L’ibiscus stava fiorendo
di Tìndara Lanza De’ Rasi
(Edizione Kimerik, 2023)
Chi è Tìndara Lanza De’ Rasi
Tindara Lanza de’ Rasi è originaria di Montagnareale (ME). Giornalista e insegnante, referente alla comunicazione presso un istituto comprensivo, ha pubblicato centinaia di articoli nelle riviste di settore scolastico nazionale.
Ha collaborato inoltre alla realizzazione di guide per docenti presso Giunti-Del Borgo e La Scuola Editrice. Con alcuni racconti e poesie ha vinto medaglie ed è stata inserita in antologie letterarie. È autrice di un libro di agiografie dal titolo La santità nella Maremma Grossetana. Santi, beati, venerabili ed eremiti, assieme a don Josè De La Torre Paredes (Effigi, 2016).
A livello internazionale, ha scritto la prefazione, curato la redazione editoriale e revisionato la traduzione dall’albanese all’italiano del libro di Fatmir Koliqi: Narrazione dell’identità spirituale degli albanesi. Approccio estetico-letterario del romanzo di Dodë Gjergji “Ritorno” I, II, III, edito da Drita &55, e pubblicato a Prishtina (Kosovo) nel 2021.
Con i suoi scritti ha vinto numerosi premi letterari.
Di cosa parla il libro
Protagonista del libro è Mirella Coresca, affermata architetta e garden designer della Milano bene, alacre e modaiola, frenetica e razionale. Un giorno si ritrova in studio Alberto Farise, rampollo di una ricca famiglia siciliana, accompagnato dalla fidanzata Vanessa. I due vogliono commissionarle la creazione di un sontuoso giardino fiorito che faccia da cornice per le loro nozze e Mirella, pur con lieve apprensione, accetta la proposta di lavoro.
Costretta a trasferirsi in Sicilia per questo incarico, viene fagocitata dal nuovo stile di vita più mediterraneo e riflessivo, comprendendo, grazie alla distanza dalla sua vita a Milano, ciò che veramente le serve trattenere nella sua esistenza e cosa va invece abbandonato. Il paesino dove infatti mette momentaneamente radici la costringe a fare i conti con la diffidenza e i pregiudizi culturali del luogo, ma rappresenta anche un’ottima occasione per esplorare se stessa, arrivando a comprendere di aver ridotto il suo interno peggio di un prezioso sito storico abbandonato all’incuria. Il linguaggio paesano, il modo di esprimersi con cui sente il mondo attorno raccontarla, le regalano anch’essi un modo nuovo di sondare le cose: tutto deve essere da lei tradotto, prima che possa comprenderlo e rielaborarlo a modo suo.
La storia della contessa Adelasia Del Vasto, sbarcata in Sicilia per sposare il conte normanno Ruggero I d’Altavilla, si interseca con la trama principale e fa eco all’iniziale condizione di estraneità della caparbia architetta lombarda alla realtà isolana, aiutandola ad attecchire definitivamente dove la vita le sta proponendo di fiorire.
«Caro cerro e caro cedro… Come sempre, una lettera cambiava tutto, cerro contro cedro. Uno capace ancora di possibilità esistenziali, l’altro non sopravvissuto al mondo nuovo. A volte, le modifiche epocali esistono. Non si possono pecettare i danni delle invasioni storiche, i terremoti, i maremoti. Ma si possono piantare semi nuovi, nei suoli divelti dalle furie passeggere. Con pazienza. Con amore. Rinascendo sempre»
Cosa ne penso
Introdotto da un primo capitolo dal taglio metaletterario la cui scelta strutturale si comprenderà leggendo, il romanzo parla di un amore interrotto per più di venti anni. A corollario della vicenda, la storia della contessa madre del primo re di Sicilia, Adelasia Del Vasto. Emersa dal medioevo, sarà lei a guidare Mirella Coresca, una milanese momentaneamente smarrita dentro il proprio interno spirituale incompiuto e ondivago, tra spaccati maremmani e siciliani.
Anche il serrato corteggiamento dell’afflato ispiratore a una scrittrice impantanata per oltre due decenni, si snoda in parallelo tra l’amore finito male della protagonista e l’ispirazione perduta di chi la ritrae. Per mancanza di tempo e di concentrazione, seppellita da larghi giri spirituali e mentali, negli anni l’autrice si è decentrata dal suo vero sé, finendo in un pantanoso azzeramento per il vecchio/vero amore scritturale.
Verrà salvata dal suo appassionato compagno creativo di sempre, che la alletterà nuovamente con stili diversi e registri linguistici succosi. Riprenderà così la vena artistica e si calerà nella mentalità dei suoi personaggi e nel loro spirito, permettendo a quel perduto amore scritturale di ricrismarla con il dono della poiesi che da tempo non sentiva circuirla più. L’afflato ispiratore però terminerà il conto alla rovescia del suo serrato corteggiamento solamente quando lei lo lascerà atterrare “fisicamente” nella storia del libro. Il countdown servirà a traghettare lui, la scrittrice e Mirella Coresca da personaggi e maschere di un canovaccio fittizio, a persone in carne ed ossa.
Dianora Tinti, giornalista e scrittrice