“La fine della notte. Un romanzo sociale di strada” di Antonio Meola
La fine della notte
di Antonio Meola
(Helios Edizioni)
Di cosa parla
Massimiliano Casadei sogna da sempre di poter vivere facendo lo scrittore, ma nella realtà è un senzatetto fino a quando, per caso, incontra la donna che leggendo i suoi racconti, gli darà la possibilità di una rivincita.
Si ritroverà a vagabondare di paese in paese nel mantovano, dove stringerà amicizia con altri tre senzatetto come lui. I quattro riusciranno a sopravvivere solo grazie alla generosità della gente e al volontariato.
Le loro giornate trascorrono tra l’elemosina di giorno, e il dormire in strada di notte. Ma scopriranno, loro malgrado, che non tutte le persone sono brave. Il loro passato è un problema: per alcuni di loro, anche il presente.
Le vite dei quattro sono collegate da un unico filo. Il filo, ad un certo punto, si spezza. La vita non è generosa, e a loro concede una sola possibilità. Alcuni di loro perderanno l’ultima chance di vedere la fine della notte.
Commento (a cura della redazione di Helios edizioni)
Perché il mondo possa svegliarsi, la notte deve finire. Perché gli uomini possano agire e mettere in atto ciò che hanno escogitato di notte, deve venire il giorno. Per Meola la notte non è semplicemente la venuta del buio. L’oscurità favorisce il pensiero, da qui il detto: «La notte porta consiglio».
La notte è teorica, fin troppo. È un invito a un regno fatto di sonno e sogni indeclinabile. Alla notte non si può dire di no.
Quando la notte finisce, inizia il giorno. Al mattino, tutto quel che si è pensato può diventare o meno realtà. Non sempre va come ci aspettiamo, ma è richiesto il nostro intervento, qualsiasi esito produrranno le nostre azioni. Dobbiamo agire quando siamo sotto i riflettori del sole, non possiamo aspettare un minuto di più.
La notte è un lungo inverno, e in un certo senso siamo tutti superstiti quando ci svegliamo al mattino. C’è chi la affronta con il sorriso, chi piangendo, chi arrabbiandosi, chi nell’irrequietezza. La sfida è una, coloro che vengono chiamati ad affrontarla tanti, tantissimi. Non ci sono prescelti nella lotta contro la notte, è una battaglia che tutti dobbiamo combattere, fa parte di quei piccoli successi o insuccessi che accumuliamo giorno dopo giorno. Non è roba soltanto per principi, per re, per cavalieri fantastici e dame speciali. La notte la devono affrontare anche i netturbini, i vigilanti, i postini, i panettieri, gli operai. È guerra dichiarata contro tutta l’umanità.
La fine della notte, quindi, è l’armistizio di una lotta. Chi lotta contro chi? A noi non è dato saperlo. Ognuno combatte contro qualcosa, ma non capiremo mai che cosa sta veramente succedendo, siamo impegnati a resistere, la nostra vita dipende dalla nostra concentrazione. Il resto sono solo passi incerti per avvicinarci o allontanarci dal picco della follia.
Meola è uno dei tanti sfidanti della notte. Fa parte della categoria degli scrittori, quelli che mentre combattono per rimanere a galla raccontano cosa c’è sul fondale.
È la prova che un essere umano maschile può concentrarsi davvero su due cose diverse alla volta. Ha le spalle grosse, non finirà mai spezzato a metà tra i due mondi. Ma la testa è il punto debole di tutti.
La fine della notte è, dunque, un frammento di questa battaglia a cui tutti partecipiamo. Ad alcuni va male, ad altri va bene. La pace, senza sangue, non sembra mai possibile.