Mia Nonna e Gino Paoli

Mia Nonna e Gino Paoli

La mia era una famiglia molto musicale, in quanto radio, TV, giradischi accompagnavano le nostre giornate. Mia madre in particolare seguiva la musica leggera, comprava dischi, sapeva tutto dei cantanti. Agli inizi degli anni ’60 Gino Paoli entrò nella nostra vita (come in quella di molti altri italiani) con le indimenticabili “Senza fine” e “Il cielo in una stanza”. Le interpreti erano La Vanoni e Mina, ma l’autore era lui, uomo dall’aspetto sempre triste, occhiali scuri, le labbra volte all’ingiù.

Le sue canzoni piacevano anche a mia zia, la meno musicale di tutte noi, che canticchiava “… tu sei un attimo senza fine… non hai ieri non hai domani…”. Mia nonna, donna del toro e praticissima, non amava tanto le sdolcinatezze (preferiva Volare oh oh) e aveva da ridire sui testi, soprattutto sul Cielo in una stanza. “Quando sei qui con me, questa stanza non ah più pareeeeti, ma alberi, alberi infiniti….”
All’ennesima volta che il disco suonava, non riuscì a trattenersi. “Oh citte, a me questa mi sembra la storia del poro Gigi e di sua moglie Ada“. Io, curiosa come le gazze, volli subito sapere che storia era.

Allora, pare che, quando lei era bambina, ci fossero due fidanzati (poi sposi), appunto Gigi e Ada, che andavano a passeggiare romanticamente appena fuori del paese per scambiarsi frasi dolci e qualche bacio. Mia nonna e sua sorella, anche loro curiose, una volta li seguirono per ascoltare i loro discorsi. Era un tardo pomeriggio di primavera e i due si sedettero su un muretto, guardando il panorama. Le due sorelline li spiavano di nascosto. Lui, ispirato, faceva complimenti alla fanciulla vezzosa e un po’ timida, le diceva quanto fosse bella, più bella di tutte. E poi aggiunse : “Io, Ada, quando sono qui con te, vedo tutto, sento il profumo dei fiori, vedo anche il mare (cosa impossibile da quel luogo), vedo sbocciare le rose …. ” A quel punto un tipo che aveva un pezzo di terra lì accanto e che aveva sentito il discorso, uscì fuori da un capanno e si avvicinò ai due giovani : “Senti un po’, nini, te che vedi tutto, mica è che ti riesce di vedere il mì somaro che è da oggi che è scappato?” I rapporti di mia nonna col cantante genovese furono sempre di scarsa comprensione. Lei era un tipo pragmatico, allegro e decisamente ottimista. Una delle sue citazioni preferite era “niente nuove, buone nuove” che aveva utilizzato moltissimo quando mio nonno era in guerra e poi, in situazione meno drammatica, quando mia zia era all’università o all’estero e non si faceva mai viva.

Tornando a Gino Paoli, in un Sanremo dei primi anni ’60, vestito di nero, amimico e con vistosi occhiali scuri, si esibì in una canzone intitolata “Un uomo vivo” dove intonava con la bocca all’ingiù e il naso all’insù: “Io sono un uomo, un uomo vivo… “. La mia simpatica nonna, un pochino l’ascoltò, poi esplose : “Poro strullo, fa bene a dirlo che è vivo, guarda, a me sembra il poro Angiolino quando lo composero nella bara dopo che era affogato nell’Ombrone!”
“Mamma! – mia madre pedagogica- ma che dici, davanti alla bimba”
“Cara, a me sembra che la cittina si diverta parecchio, guarda come ride!”. In effetti, era vero: mi divertivo molto.

Altro Sanremo, altra esibizione di Gino Paoli.
Canzone (lui sempre tetro e con l’occhio fisso dietro le lenti) “Ieri ho incontrato mia madre”.
Per chi non la conoscesse, si parla nel testo di un incontro con la madre che è in pena perchè lui è troppo preso dalla sua donna e non è più suo.
Mia nonna, con l’aria di chi sa che volano sciocchezze, un po’ ascoltò, poi disse “Ora , bimbe, dite se uno la deve fare così lunga perchè incontra la su mamma!”
Intervenne una cugina (allora le cugine di mia madre frequentavano moltissimo casa nostra ed erano una più buffa dell’altra)
“Zì Nannina, ma magari loro stanno a Milano, è molto più grande di Grosseto, si incontrano di rado!” “Via – mia madre- Gino Paoli è di Genova. E poi che c’entra?” “Insomma, a Milano magari ti vedi ogni tanto, mica siamo a Campagnatico” E mia nonna : “Questo sarebbe strullo anche in paese. Anzi, peggio, sai come lo prenderebbero in giro!”

A quel punto, mia zia, più evoluta, intervenne : “Mamma, non è questione di incontro, l’autore vuol far notare quanto è innamorato, tanto che trascura tutti gli affetti” “Via, via, ora si ritorna a quello che vedeva la luna e le stelle! Ma ci vada a pranzo dalla su mamma che , se è di genova, è capace che gli cucina le trenette al pesto! E poi ci porta anche la fidanzata così sono tutti contenti e la mamma sta tranquilla. E lui non scrive queste canzoni un po’ dementi,”

Mia nonna e Gino Paoli : una storia di incomunicabilità 😉

 

 

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