Musica: “Oblio” il singolo di Corpoceleste
Si può essere tutto ciò che si vuole, basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa di poter essere.
Freddie Mercury
Con piacere, in questa intervista, esploriamo il mondo della musica insieme a Corpoceleste, alias Massimo Bartolucci, giovane cantautore autore del singolo Oblio.
La sua passione per la musica ha radici lontane e nasce quando prende parte nel 2008 alla storica manifestazione canora Lo Zecchino d’Oro. Da allora inizia a lavorare sulla propria tecnica vocale e a suonare pianoforte e chitarra.
Scrive la sua prima canzone, Without Oxygen, a soli 16 anni, e con questa arriva alle finali di Tour Music Fest, nel 2017. Dal 2018 al 2020, Corpoceleste ha l’opportunità di esibirsi e di presentarsi sulla scena musicale romana con una band, con la quale lavora alla produzione delle sue canzoni.
Recentemente, il cantautore ha iniziato a collaborare da solista con Enjoy Recording Studio per la realizzazione del suo primo album in studio. A Maggio 2021, si classifica al primo posto nella prima fase del concorso per cantautori Non è Mica da Questi Particolari che si Giudica un Cantautore con il brano Insonnia.
Successivamente, viene stato selezionato tra i finalisti del Premio Eleonora Lavore e tra i finalisti de Il Cantagiro.
Nel 2021 è uscito su tutte le piattaforme streaming il suo primo singolo, Roma. Dopo essere rientrato tra i finalisti del concorso Sulle Strade della Musica di Rai Isoradio, patrocinato da SIAE e Ministero della Cultura, Corpoceleste viene selezionato tra i finalisti del suddetto progetto per parlare di sé e della sua musica direttamente da CasaSIAE a Sanremo, in occasione di un side-event del Festival.
Dopo un periodo di grande attività nel contesto indie-underground romano, viene pubblicato il singolo Oblio, che segna il debutto del suo nuovo nome d’arte, accompagnato da un videoclip ufficiale.
Massimo, ci parli di lei e di come è nata la sua passione per la musica…
“Ho sempre avuto l’abitudine di fare musica, sin dai corsi di pianoforte e solfeggio che seguivo da molto piccolo. La vera passione è nata dopo la partecipazione alla cinquantunesima edizione dello Zecchino d’Oro, a cui ho partecipato quasi per gioco. Così ho iniziato a cantare, e ho continuato per il resto della mia vita. La prima canzone è uscita di getto. Non ero nemmeno consapevole, mentre la componevo, del fatto che stavo scrivendo la mia prima canzone. L’ho buttata giù e basta. Ed è stata sempre lei, Without Oxygen, a farmi arrivare alle finali del Tour Music Fest nel 2017. Ho realizzato allora che forse ne valeva la pena di continuare a scrivere”.
La passione per la musica è un tratto ereditario della sua famiglia?
“Mi verrebbe da dire sì e no allo stesso tempo. Sì, perché mio padre è diplomato in pianoforte e mia madre ha una voce stupenda. Ma in realtà non ho mai vissuto nella musica. Nel senso che, nonostante io sia sempre stato incoraggiato a coltivare la mia passione, a casa mia la musica non si sentiva quasi mai. I grandi classici li ho recuperati frequentando un corso di chitarra quando avevo undici anni”.
I suoi cantautori preferiti?
“Adoro Florence + The Machine, Frank Ocean, Elton John, Taylor Swift, Levante e Diodato”.
E i suoi primi passi nel mondo della musica?
“Dopo le varie esperienze che ho avuto da bambino, un primo vero contatto realistico col mondo della musica è stato nel 2018 quando ho iniziato a cantare a Roma. Lavoravo con una band con cui producevo i miei brani, e insieme ci esibivamo molto spesso. Prima di allora non avevo avuto mai avuto esperienze realistiche con il pubblico vero, quello imprevedibile, che non sai mai come reagirà e che cambia da serata a serata, da luogo a luogo.
Dopo la pandemia, è uscito il mio primo singolo, Roma, che ha avuto riconoscimenti e grande attenzione da parte del pubblico e dei media. Ultimamente ho iniziato a cantare live sempre più spesso e ad oggi sono attivo all’interno della scena underground romana. Recentemente, ho vinto il live contest Indiesturbati organizzato da Le Mura Night Club a Roma.
Quali sono i temi che tratta Oblio?
“Quando ho pubblicato Oblio, molte persone mi hanno scritto che il testo le eveva colpite molto e che si avvertiva il dolore che avevo provato. Il fatto è che Oblio non parla di me. Ho scritto il brano in un periodo di lockdown in cui nella mia vita non succedeva praticamente niente, e non avevo nulla di cui parlare. Ho dunque iniziato a osservare le vite delle persone intorno a me, a cercare di mettermi nei loro panni, a reinterpretare le loro vite.
E una delle tante vite che mi circondavano raccontava una storia che è poi diventata il testo di Oblio. L’atmosfera è quella rarefatta di una riflessione interiore e di uno struggente senso di incapacità di lasciare andare i fantasmi del passato e stabilire relazioni sincere nel presente. Le sonorità elettroniche si fondono con testo introspettivo, creando un soundscape al tempo stesso onirico e realistico nella narrazione di una storia che si consuma nella mancanza di onestà e si trascina, in modo rassegnato, nel quotidiano.
Quando osservo gli altri percepisco spesso vite che si consumano alla ricerca di qualcosa che forse non è mai esistito. Come se tutti gridassero senza essere sentiti, come se tutti fossero sostanzialmente degli spettri senza voce. Ed è questo che ho cercato di riprodurre sia nel pezzo sia nel videoclip che lo accompagna, dove appunto la scelta di avere come co-protagonista un fantasma voleva rappresentare proprio questo”
Intervista a cura di Fausto Bailo, promotore culturale