Nada, molto di più di una famosa cantante…
In un infuocato pomeriggio di agosto percorro, con andatura pigra e cuore leggero, la provinciale che da Marsiliana porta a Manciano, località in provincia di Grosseto. Mi è sempre piaciuta quella strada, una volta quasi tutta tortuosa ed ora in gran parte diritta, che attraversa la Maremma e che, salendo, offre all’occhio orizzonti sempre più vasti. Ci sono passata recentemente per andare alle Terme di Saturnia, dove torno appena posso, innamorata di quelle acque stregate che, da millenni, scendono nelle vasche tra nubi di vapore. Guido chiedendomi che cosa può calamitare una donna come Nada Malanima, famosa cantante italiana e con la quale ho fissato un appuntamento per questa intervista, a vivere isolata in aperta campagna, ma nel paesaggio trovo subito la risposta. Da alcuni punti del percorso si gode un incantevole panorama che spazia dal Monte Amiata al Tirreno e forte è la sensazione di pace e libertà. Trovo uno spiazzo, scendo dall’auto, e vengo investita da una leggera brezzolina che sembra provenire, non dal vicino Argentario, ma da molto, molto più lontano e sono felice di essere lì perchè, non c’è niente da fare: la campagna maremmana, fiaba di cavalli, mare e reperti archeologici, continua a sprigionare su tutti coloro che hanno la fortuna di conoscerla oscure alchimie e strani poteri…
Perchè la Maremma?
Io sono toscana ma, per motivi di lavoro, ho vissuto per gran parte della mia vita a Roma. Ho sempre comunque desiderato tornare dalle mie parti e così, ad un certo punto, io e mio marito (Jerry Manzoli, famoso bassista dei Camaleonti ndr) abbiamo deciso di farci nuovamente ritorno. C’è però da dire che a me la Maremma ha sempre attirato, sin da piccola. Ne sentivo parlare da mio padre che spesso veniva qui per lavoro e me la sono sempre immaginata come un posto speciale: cavalli, cinghiali, sapori di ginestre, corbezzoli, miele amaro, fagiani…e poi la vite, l’ulivo…insomma tutte cose bellissime e a me familiari, perchè anch’io provengo dalla provincia. Poi una volta scoprimmo che nei pressi di Manciano vendevano una splendida abitazione e fu amore a prima vista! Fra l’altro era un posto perfetto anche da un punto di vista logistico, perchè si raggiungeva Roma agevolmente. L’idea di vivere qui mi parve subito meravigliosa e da allora non mi sono più spostata. Metaforicamente, s’intende, perchè in realtà viaggio ancora molto, forse troppo, a causa del mio lavoro.
La vostra abitazione non è in paese, ma in aperta campagna, in un posto un po’ isolato…
Guarda Dianora, dicevo proprio l’altro giorno a Jerry che, se fosse stato possibile, l’avrei voluta ancora più isolata. Quasi quasi le luci che la sera si vedono in lontananza mi danno fastidio, le percepisco come qualcosa che irrompe nel mio essere, a disturbare una quiete interiore che soltanto qui in Maremma riesco a trovare.
Insomma Nada una solitaria?
Si e no, direi piuttosto che la solitudine, a volte, è una necessità per ritrovare se stessi. Quando posso ritirarmi nella mia amata casa in Maremma, isolata dal mondo e in cui trovo l’ispirazione guardando lo splendido paesaggio circostante (è un’area protetta – ndr) “sento” dentro di me qualcosa che gioisce. Lì ho anche un piccolo studio, una sala dove suono e faccio le prime incisioni ed è lì che nascono le mie canzoni.
Con suo marito Jerry, un sodalizio artistico e personale che dura da molti anni: qual’è l’ingrediente principale per far durare così a lungo un rapporto?
Non mi sono mai posta il problema. Si va avanti con onestà di intenti e voglia di superare anche i momenti duri. Ci vuole sacrificio. Io poi ho messo la famiglia sempre al primo posto e sono convinta di avere fatto bene, forse perchè anch’io provengo da un ambiente dove gli affetti, i legami, i sentimenti sono sempre stati la ricchezza maggiore. Devo confessare che mio marito è una figura determinante anche per la mia carriera: mi stimola, mi spinge ma è anche il giudice più severo ed io mi affido molto a lui.
E’ cambiato, negli anni, il mondo dello spettacolo e della canzone?
Moltissimo. Ora è un po’ tutto al servizio della televisione, della spettacolarità, molto immediato, usa e getta. Invece ci vuole metodo, preparazione ed esperienza.
Lei era poco più di una bambina quando ha raggiunto il successo. Come lo ha vissuto?
Inconsapevolmente. Il successo che ho avuto io a quell’età è stata una cosa esagerata e quindi anche la mia adolescenza non è stata quella normale di tutte le ragazze.
La sua famiglia le è stata vicina?
Assolutamente. Anzi, direi che è stata proprio la mia famiglia a spingermi verso questo mondo, consapevole delle mie doti vocali. Io, francamente, all’inizio mi sono lasciata un po’ trasportare, ero talmente giovane…
E ora?
(Sorride con gli occhi, ndr) Ho in mente moltissime cose, ma ho anche la grande fortuna di poter fare ciò che voglio, quando voglio. Mi piace cambiare, non cristallizzarmi in un genere ed anche come persona amo sperimentare cose diverse, perchè ognuno di noi può incarnare tante personalità rimanendo nello stesso tempo quello che è in realtà.
Il tuo ultimo album, un mix di rock e suoni sintetici condito con la sfrontata attitudine pop che da sempre accompagna il tuo percorso artistico, si intitola “Vamp”: uno strano titolo per una che non ha mai preteso di esserlo…
Sì, “Vamp”è il mio nuovo album, ma anche questa volta è come se fosse il primo. Mi ha incuriosito un autoritratto definito con il contrario, perchè la voglia di scoprire, l’entusiasmo, il piacere di scomporre, frullare quello che ho lasciato dietro, quello che ho dentro, per me è imprescindibile. In queste 10 canzoni rido, piango e mi diverto, sull’orlo del dramma, a far piangere una sirena, a chiamare la luna, a sbrindellare una serenata, a inchiodare un comandante, ad aspettare la neve d’estate, ed elettrizzo l’amore con lance infuocate da lingue di piacere, nelle piantagioni di ossa che mi fanno raccogliere nell’oceano.
Con “Il mio cuore umano”, il tuo romanzo autobiografico (che, fra l’altro, ho letto e mi è piaciuto moltissimo per la semplicità e franchezza delle emozioni, ndr) pubblicato da Fazi Editore, ripercorri la tua vicenda di donna e di artista. Nada anche scrittrice?
Anche questo fa parte della mia voglia di sperimentare…
E poi dal libro si arriva al film documentario di Costanza Quatriglio ispirato al tuo romanzo e prodotto dalla Bìbì Film di Angelo Barbagallo in collaborazione con Rai Tre che ha partecipato come evento speciale al Film Festival di Locarno in Agosto…
Quando Costanza mi ha parlato di questa idea sono rimasta perplessa. Mi sembrava troppo autocelebrativa, una cosa da fine carriera. E poi non amo parlare del mio passato, soprattutto quello lavorativo: mi sento sempre e inevitabilmente proiettata in avanti ed infatti avevo detto di no, anche se l’incontro con lei mi aveva colpito. Era impazzita per il mio libro e non era un interesse superficiale, ma vero, riflessivo e profondo. Avevo scritto di una parte della mia vita precedente alla notorietà, la mia vita di Gabbro, la mia storia vera, quello che sono. Lei voleva raccontare una persona umana che ha avuto la fortuna e il destino di fare un lavoro particolare e, alla fine, mi ha convinto. Costanza ha intuito la mia vita intima, i miei sentimenti, le svolte che mi hanno segnato. Per questo mi sono lasciata guidare da lei, dalla sua delicatezza, pulizia, profondità. Doti preziose e, nel mio ambiente e nel mio lavoro, anche molto difficile da trovare ma che dimostrano, ancora una volta, che poi, alla fine, sono i sentimenti la chiave di tutto…
Dopo pochi mesi da questa intervista Nada ha pubblicato un nuovo romanzo: “La grande casa” (Bompiani Editore, anno 2012, pagg.124) la storia di Elke Richter, ricca sì, ma con alle spalle un passato doloroso. E sarà proprio la voglia di cominciare una nuova vita che la porterà a trasformare una vecchia fornace in una villa, una grande casa, dove troveranno ricovero persone sensibili che amano e cercano il silenzio…
Concludo questa intervista con una riflessione insopprimibile: posso dire onestamente, ora che l’ho conosciuta, che Nada Malanima, dietro il suo aspetto tranquillo ed ordinario, nasconde una personalità magnetica e potente come la sua voce. Certamente da quando, minorenne, vinse Sanremo facendo innamorare tutta l’Italia e diventando subito l’icona di una generazione, di tempo ne è passato, ma certe doti fondamentali sono rimaste inalterate: la sensibilità, la bellezza semplice non costruita o rifatta, l’ intelligenza, la grinta. Ha cambiato musica, senza rinnegarsi, sapendo guardare avanti, diventando autrice, cantautrice di se stessa. Una punk nell’anima, e pure in alcuni suoi look, che riscopriamo nel bellissimo film-documentario, dove con un “cuore umano” e con la libertà propria di un’artista che vive un’altra giovinezza, racconta quello strappo dal mondo rurale e fa i conti con la vita e le contraddizioni del mestiere tanto amato.