“Non c’è tempo per un tango” di Giorgio Secchi
Non c’è tempo per un tango
di Giorgio Secchi
(2022, Bookabook edizioni)
Chi è Giorgio Secchi
Giornalista economico, ha scritto per Agi, Ansa, Il sole 24 ore, L’Espresso, Corriere della sera ed è stato responsabile Rapporti con la stampa e iniziative culturali di Eni.
E’ coautore di Il grande sboom e del saggio Italiani insieme agli altri, gli ebrei nella Resistenza in Piemonte .
Autore di programmi tv, nel 2009 ha messo in scena uno spettacolo da I giorni del mondo di Guido Artom. Oggi si occupa di un’azienda agricola biologica e nel tempo libero di dedica alla scrittura.
Di cosa parla
Una storia che si snoda nell’arco di alcuni decenni e che fa molto riflettere. Due giovani si incontrano alla fine degli anni Settanta a New York ed è subito amore. Lui è un ingegnere italiano volato oltreoceano per perfezionare il suo inglese; lei un’affascinante e misteriosa ragazza che parla spagnolo. Nonostante la forte attrazione i due si separano fino a quando lei non va a Milano a trovarlo. E’ allora che svela di essere un’argentina impegnata politicamente contro la dittatura militare nel suo Paese.
Ma la felicità ritrovata è brevissima. Blanca sparisce di nuovo. Per sempre, pare. Dopo quarant’anni Giovanni, al confine tra la piena maturità e la vecchiaia, decide di andare a Buenos Aires, da solo senza la moglie. E’ lì che ritroverà Blanca da quel momento niente sarà più come prima
Cosa ne penso
Sconcertati e incantati seguiamo le vicende di due anime che non hanno mai smesso di cercarsi, sullo sfondo della storia dell’Argentina e la tragedia dei desaparecidos, con i cambiamenti dell’Europa dagli anni Settanta in poi.
Un bel romanzo, scritto delicatamente, coinvolgente fin dalle prime battute. Empatico. Traspare la penna del giornalista, di chi è avvezzo a scrivere, ma anche la sensibilità dell’uomo di fronte a temi come la grande storia, l’amore, la memoria, la possibilità di dare una svolta alla propria vita anche in zona Cesarini e riprendersi un tempo negato.
I dialoghi, presenti numerosi, non sono di disturbo e mai banali, anche quando vengono scritti direttamente in spagnolo, anche perché il più delle volte vengono poi sapientemente tradotti e quindi assolutamente comprensibili.
Da apprezzare il valore che l’autore, attraverso il personaggio maschile, dà alla lentezza, a quel tempo che non va più divorato come accade spesso durante la giovinezza, ma assaporato. Così, alla fine, apparirà evidente che parlare della lentezza significa parlare della memoria – e parlare della memoria significa parlare di tutto, come ci ha ben spiegato Kundera nel suo libro La lentezza, appunto.
Recensione a cura di Dianora Tinti, scrittrice e giornalista.