‘Omicidio sul Naviglio grande’ di Marco Alberici

‘Omicidio sul Naviglio grande’ di Marco Alberici


Omicidio sul Naviglio grande

di Marco Alberici

(2025, Amazon)


Chi è Marco Alberici

È nato a Boretto in provincia di Reggio Emilia nel 1965. Dopo la laurea in Economia e commercio, all’università di Parma, ha iniziato a lavorare in una società multinazionale emiliana in diversi ruoli dirigenziali.

Nel 2008 si è trasferito ad Amsterdam, dove è rimasto per cinque anni come country manager. Alla fine di questo periodo all’estero, insieme alla moglie Sonia, ha deciso di cambiare vita e, insieme, hanno acquistato un terreno di quattro ettari a Castiglione della Pescaia in provincia di Grosseto. Qui hanno piantato mille ulivi e hanno avviato una piccola attività ricettiva, Le Guazze Bone. Nello stesso periodo Marco ha comincia a dedicarsi alla scrittura, un’altra delle sue passioni, nata quando era un’adolescente e che finalmente può coltivare.

Ha al suo attivo quattro romanzi: I vivi, i morti e i naviganti, i due gialli Cartolina dal Mystic Dream Hotel e Colpo doppio  recensiti su questi blog e Omicidio sul Naviglio grande (2025).

Di cosa parla il libro

In questo terzo giallo torna in scena il commissario Marco Manfrè, protagonista di Colpo doppio che questa volta deve risolvere il caso di un efferato omicidio, commesso in una centralissima villa signorile, a Milano. È la mattina del suo quarantesimo compleanno, Manfrè sta per ordinare un caffè, quando arriva la telefonata dell’ispettore Esposito: un codice rosso a Villa Paola, sul Naviglio Grande, nel cuore della movida meneghina.

 

Marco Alberici

La scena che si presenta davanti agli occhi del commissario lo lascia senza parole: un uomo, l’antiquario Edoardo Prandi Longhi, è stato ucciso nella sua abitazione, strangolato con una fascetta di plastica. Ma prima è stato fatto spogliare completamente, legato a una poltrona Luigi XIV, in una stanza vuota ad esclusione di un piccolo dettaglio sulla parere.

 

È proprio da quel particolare pressoché invisibile che parte l’indagine del commissario, supportato dal sempre più indispensabile ispettore Esposito. La vicenda si snoda tra il Naviglio Grande e Corso Buenos Aires, nella Milano bene che frequenta il circolo nautico, compra preziosi oggetti d’arte e, soprattutto, non parla. L’indagine prosegue lentamente, complicata da testimoni reticenti, legati l’uno all’altro dalla stessa vittima, segreti nascosti nel passato della famiglia Prandi Longhi, fino al colpo di fortuna finale: la chiave di volta della storia.

Che cosa ne penso

Ancora una volta Marco Alberici sorprende i lettori con il suo omonimo Manfrè, alle prese con una storia intricatissima, resa ancora più tale dall’ambiente socialmente chiuso in cui si svolge, una Milano alto-borghese, con la passione per l’arte e il collezionismo, che tende a nascondere la polvere sotto il tappeto. Edoardo Prandi Longhi trova una morte orribile, con una modalità che apre un ventaglio di possibilità difficile da indagare: delitto passionale, un gioco erotico estremo finito male, la vendetta di un cliente, fino anche al mondo della malavita.

Ci sono le misteriose gemelle Deville, Colette, la moglie di Prandi Longhi, autrice di libri per bambini, e Marianne, pittrice, che predilige soggetti dall’erotismo inquietante, fin troppo vicini alla posa oscena in cui è stato trovato il corpo del cognato. Intorno tanti altri personaggi dell’ambiente o che in quell’ambiente lavorano, legati tra di loro dalla vittima, anche non si conoscono.

E poi c’è Manfré, professionalmente più maturo, ma ancora in lotta con le sue paturnie. È un orso solitario dedito al lavoro, amante delle belle donne, ma allergico ai legami troppo stringenti o duraturi. Questa volta è alle prese con la bella e giovane Ely, un personaggio che Alberici sfrutta abilmente per chiudere in maniera originale il romanzo.

A distanza di un anno dalla pubblicazione di Colpo doppio, si avverte una maturazione stilistica nell’autore, che orchestra con stile un intrigo cupo, dove il tratteggio psicologico dei personaggi è determinante per lo sviluppo della storia. Meno veloce e con meno colpi di scena rispetto al primo romanzo, ma non per questo meno coinvolgente. Anzi, forse anche più profondo e riflessivo, perché la matassa da dipanare richiede lentezza e pazienza.

Le pagine dedicate agli interrogatori e ai pensieri del protagonista non fermano l’azione, anzi la sviluppano, invitando a una lettura più pacata e facendo assaporare l’avvicinarsi della soluzione. Marco Alberici introduce frequenti cambi di scena e salti temporali che richiedono mestiere per non creare fratture nella trama e rendere discontinua la lettura. Una storia avvincente, dove l’indagine sembra è più nella testa di Manfrè che nella descrizione dei fatti, nei dialoghi e negli imprevisti.

L’autore ha creato un ottimo personaggio che segue nella sua evoluzione e c’è da aspettarsi una terza storia, una nuova indagine, ma anche un nuovo sviluppo nella vita complicata di Marco Manfré a cui il lettore non può non affezionarsi.


Recensione a cura di Lina Senserini, docente e giornalista.


 

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