Paperino e Paperoga e il grano arcobaleno
Paperino e Paperoga partono per una giornata di relax, quando loro malgrado vengono coinvolti in una nuova missione della P.I.A. (Paperon Intelligence Agency) contro spionaggio privato di Paperon de’ Paperoni. I nostri amici avranno il compito di scoprire chi agendo nel cuore della notte sabota i campi di grano duro rendendo al sorgere del sole le spighe non più di un bel giallo dorato bensì multicolore.
Carlo Panaro sceneggiatore, autore di lungo corso, ideatore di quasi 1000 storie apparse nelle varie testate della Disney Italia. La sua prima storia apparsa sul settimanale Topolino risale al 1986 dal titolo: Topolino e il mistero ortofrutticolo, da qui parte una folgorante carriera avendo come protagonista sopratutto Mickey Mouse. Senza troppa modestia possiamo affermare di aver intervistato uno degli autori più prolifici del mondo della Disney.
Lucio Leoni illustratore, approda nel mondo Disney nel 1993, collaborando con varie testate del gruppo editoriale, autore per numerose case editrici tra le quali citiamo la Sergio Bonelli Editore, Soleil. Nel 2015 pubblica il suo primo romanzo sotto forma d’E-book, dal titolo: Tutte le morti di Monica.
Con grande piacere vi presentiamo questa bella storia dal titolo: Paperino e Paperoga e il grano arcobaleno.
Un ringraziamento speciale a Fausto Bailo che l’ha intervistato per noi e la Premiata Libreria Marconi di Bra (Cn) che, come sempre, ha collaborato fattivamente.
Intervista Carlo Panaro
Quando è approdato come sceneggiatore al settimanale Topolino?
“Ciao a tutti e grazie per l’ospitalità! Ho scritto la mia prima sceneggiatura per Topolino (all’epoca edito dalla Mondadori) tra fine maggio e inizi di giugno 1985.
Ricordo che, a causa del periodo estivo, i tempi per la valutazione non furono brevissimi. Prima di accogliere un
nuovo sceneggiatore, il responsabile delle storie di allora, Massimo Marconi, dopo avere scelto tra i soggetti che gli avevo proposto quello più in linea con le storie pubblicate in quel periodo, “Zio Paperone e il cibo del futuro”, mi chiese di sceneggiarlo: solo se il risultato sarebbe stato okay questa “sceneggiatura di prova” sarebbe stata approvata ed, in seguito, pubblicata.
La risposta arrivò a fine agosto 1985. Con mia grandissima gioia, la sceneggiatura era stata approvata ma, la mia prima apparizione su “Topolino”, avvenne solo nel giugno 1986 con un’altra sceneggiatura, la terza che, ormai nel frattempo, avevo scritto: “Topolino e il mistero ortofrutticolo”, disegnata da Maria Luisa Uggetti con chine di Tiberio Colantuoni”.
Come è nata la sceneggiatura Paperino e Paperoga e il grano arcobaleno?
“Lo scorso anno, avevo letto un interessante articolo sul ritorno sempre più consistente dei giovani all’agricoltura, così ho cominciato a “far girare le rotelle” della fantasia… una trama legata, in qualche modo, al mondo agricolo mi sembrava uno spunto interessante per imbastirci su una storia.
Non volevo, però, scrivere un’avventura dal sapore un po’ di già visto con Paperino che dava una mano a Nonna Papera (anche perché c’è già Ciccio) oppure un canovaccio alla Barks con il nostro amico che diventava bravissimo in un lavoro, in questo caso quello dei campi: una trama di certo simpatica, che funziona ancora oggi ma che, nella fattispecie, non mi convinceva molto anche per la lunghezza del soggetto che intendevo realizzare.
Così, visto che era un po’ di tempo che non scrivevo avventure di Paperino e Paperoga agenti segreti, ho pensato di realizzare, una “spy-story umoristica” della P.I.A. (il servizio segreto di Zio Paperone), iniziando a seguire il filo narrativo e valutando le possibili opzioni per lo sviluppo fino a trovare quella che mi sembrava più valida.
Cercavo qualcosa legato ai campi ma che, nel contempo, ponesse il lettore a contatto con un elemento immediato, subito riconoscibile, perciò vi è venuto in mente il grano e, di conseguenza, la pasta, che, soprattutto noi Italiani, abbiamo sempre davanti a tavola, quindi estremamente familiare sia per i bambini che per gli adulti”.
Ritiene che i temi trattati siano di stretta attualità?
“In effetti, il richiamo alla tematica dei prodotti geneticamente modificati (nella fattispecie i cereali) è rintracciabile nella storia. Trattandosi, però, di un argomento piuttosto delicato, è stato toccato in modo volutamente molto sfumato.
Scrivendo la trama, ho perciò lavorato molto di fantasia, puntando sull’umorismo: l’unico cambiamento che il grano subisce nella mia storia, riguarda il colore, quindi è puramente cromatico! Le proprietà, le caratteristiche alimentari, infatti, rimangono esattamente le stesse del prodotto originario: in due parole, il grano è esattamente identico a com’era prima, tranne che nel colore…”
Quanto tempo è stato necessario per la realizzazione della sceneggiatura?
“Per questa storia, come per ogni altra che scrivo, la maggioranza del tempo l’ho impiegato per sviluppare e limare il soggetto (di solito occorrono mesi). Poi, una volta che la trama viene approvata, il lavoro in sede di sceneggiatura fila via abbastanza scorrevolmente: prima scrivo la brutta copia, poi la correggo, la ricopio in bella e la correggo ancora fino a giungere alla stesura definitiva. Per fare tutto questo, in genere, per una storia della lunghezza media di 30 tavole non impiego più di due settimane”.
Di tutta la storia, quale scena le è piaciuta di più?
“Ce ne sono tante. Lucio Leoni ha fatto un ottimo lavoro con i disegni! Forse, però, la più accattivante è quella della spiga di grano gigante che decolla dal rifugio del “cattivo”. In un film di 007, sarebbe stato probabilmente un missile diretto verso lo spazio ma qui, essendo una trama comica, è diventata una spiga gigante (legata quindi ai campi di grano) che colpisce in pieno il magazzino di granaglie di Zio Paperone provocando il guaio finale, tipico dei due agenti pasticcioni.”
Progetti per il futuro…
“Lavorerò ancora su trame dei Paperi cercando di far ruotare generi e personaggi. La lunghezza delle trame sarà quasi sempre quella che mi è stata richiesta, 30 tavole, ma non accantonerò di certo Topolino: mi sono prefisso di proporre almeno un soggetto all’anno che lo veda protagonista e, di recente, l’ho fatto con una storia in due puntate.
Ho sempre in mente spunti, idee che spero di riuscire a sviluppare al meglio in modo da poterli, un giorno, concretizzare…”
Intervista Lucio Leoni
Quando si è avvicinato alla illustrazione?
“Praticamente da tutta la vita. Disegno da che ho memoria, e quando avevo sei anni già raccontavo in giro che da Grande avrei fatti i fumetti. A 9 anni avevo creato il mio primo personaggio, un buffo super eroe chiamato Nothing Man, di cui avevo realizzato diverse storie. Ho sempre avuto una particolare passione per questa forma di espressione artistica, che mi attira molto più dell’illustrazione o della pittura in quanto ha una funzione prettamente narrativa, e raccontare storie in fondo è sempre stata la mia passione. Dal punto di vista professionale, il mio esordio risale al 1991, sulle pagine del mensile Tiramolla”.
Come è nata la storia Paperino e Paperoga e il grano arcobaleno?
“In realtà questa domanda andrebbe girata a Carlo Panaro. Spesso, anzi quasi di norma, le storie non nascono da una collaborazione tra gli autori. Semplicemente, la sceneggiatura mi è stata affidata dalla redazione di Topolino, e io l’ho disegnata, come ho fatto con altre storie dello stesso autore”.
La storia rende anche un bellissimo omaggio disneyano, alla saga ideata da Ian Fleming, con Zio Paperone in versione M, capo dell’MI6, Archimede come capo laboratorio della sezione Q.
“La storia fa parte di un lungo filone, quello della P.I.A. ( Paperon Intelligence Agency ), ideata da Carlo Chendi e Giovan Battista Carpi nel lontano 1966. In effetti, si rifaceva ai film di James Bond all’epoca già di gran moda. In seguito, molti altri artisti si sono cimentati nelle disavventure degli agenti Qu-qu 7 e Me-Se 12”!
Questa storia mostra anche i pericoli degli OGM nella agricoltura nei giorni nostri?
“Personalmente non credo. Quello del grano arcobaleno mi è sembrato semplicemente uno stratagemma divertente per realizzare una storia, e non mi pare che avesse molto a che fare con il problema delle sofisticazioni alimentari o dell’uso indiscriminato degli OGM, tant’è vero che la modifica cromatica delle spighe avveniva grazie ad un impulso elettromagnetico, e non ad una manipolazione genetica”.
Leggendo la storia da lei stupendamente illustrata, possiamo riassumerla nel motto di Slow Food: Buono, pulito e giusto.
“Grazie”!
Quale illustrazione rappresenta meglio la sintesi del racconto?
“Non c’è un’immagine prevalente, ma se proprio dovessi sceglierne una, direi la sequenza in cui Paperone racconta i propri guai ai nipoti nella sala proiezioni della base segreta della P.I.A”.