Peperoni alla piastra di Mario Filocca
Chi è Mario Filocca
Mario Filocca si è laureato al Politecnico di Milano, proponendo con Renato Foni e Renzo Piano una tesi sulla visione sociale dell’urbanistica. Attualmente svolge la professione di architetto nel settore innovativo della bioarchitettura. Nel 2017 il suo Progetto Iris è stato insignito del prestigioso Premio Fondazione Cariplo per l’innovazione.
Oltre a questo libro ha pubblicato nel 2018 Anche gli uomini sognanoeditore Albatros il Filo e Al confine delle terre conosciute – Confessioni di donne raccolte da un maschilista tenero ottenendo menzioni di onore in importanti Premi Letterari
Nel 2019 è stato selezionato, con altri quattro autori, per la realizzazione di un CD commemorativo dei sessant’anni dall’assegnazione del Nobel a Salvatore Quasimodo.
Di cosa parla Peperoni alla piastra e cosa ne penso
“Marina già dorme, io non riesco a prender sonno. Penso a come le persone sono strane: per me l’Elba ha significato debiti in banche, impegno finanziario, lavoro talvolta stressante, rischio, paura di non farcela, non dormir di notte, per molte notti. Ora che tutto è finito e sono rimaste poche rate di mutuo da pagare, l’Elba significa una bella realizzazione professionale, l’orgoglio di aver riportato agli antichi fasti una vecchia villa in rovina, il piacere di aver ridato al parco mediterraneo restaurato i suoi caratteri naturali, l’esilarante miscela di profumi mediterranei, di corniolo, mirto, ginepro e di cento altri cespugli selvatici.
Per me ora il residence dell’Elba significa godere quando sento frangersi di notte le onde del mare che sta sotto, quando vedo la luna illuminare a giorno le arcate dell’edificio rinato; godo ogni volta che un ospite-amico di particolare sensibilità mi dice – capita spesso – , godo perché l’ho reso magico io, col mio amore.”
Sullo sfondo di una Toscana, in particolare Fiesole e l’isola d’Elba, che continua ad affascinare con le sue meraviglie naturali, si snoda questa storia delicata e commovente che fa riflettere sul mondo della malattia che purtroppo, a volte, insorge anche a giovane età.
Mario Filocca riesce, con occhio chiaro e distinto e perfetta consapevolezza di sé e delle cose, ma sempre a cuore aperto, ad affrontare la durezza della realtà. Una realtà che coincide con l’improvvisa e precoce diagnosi di Alzheimer della moglie, che ha poco più di cinquant’anni. Ecco che tutti gli equilibri familiari vengono sconvolti e il protagonista si trova di fronte ad una situazione che non lascia certo spazio ad illusioni, ma riesce comunque a regalare improvvisi e struggenti squarci di speranza.
Un dramma visto con gli occhi di chi subisce indirettamente la malattia e che vede la persona amata perdere progressivamente non solo le facoltà mentali e fisiche,ma soprattutto la propria dignità. Come se una luce si stesse spegnendo nella mente della donna e un genio maligno si divertisse a cambiare la disposizione degli oggetti e degli affetti nello spazio e nel tempo, ogni giorno che passa tutto per lei diventa sempre più sfuggente e incomprensibile. E sono proprio la consapevolezza della fragilità umana, l’impotenza e la paura, ad impregnare ogni immagine di questo romanzo composto da episodi spesso non strettamente collegati, ma che descrivono benissimo il progressivo aggravarsi di una malattia che divora. Proprio come accade nella mente dei malati di Alzheimer, dove passato e presente si intrecciano, rincorrendosi e confondendosi.
Ciò che comunque più colpisce sono la tenerezza, la semplicità, la compostezza, il contegno e il decoro che Mario Filocca mette nella vicenda, riuscendo a costruire un plot dove non c’è posto per vittimismo o autocommiserazione, ma piuttosto per il rispetto e l’amore incondizionato per la vita e per la propria compagna.
“… E lei va ancora ogni mattina a trovarla anche se non la riconosce più da tre anni?
Il gentiluomo le sorrise, era il sorriso di una persona serena: con la mano libera le toccò affettuosamente un braccio e disse:
– Cara dottoressa, lei, mia moglie, non sa più chi sono io, ma io so perfettamente chi è lei.”“… non ha senso insistere nel dirle che non l’ho mai tradita… Mi è rimasto questo rimpianto: non ho più potuto dirglielo e non glielo potrò mai più dire perché la sua malattia si è messa fra di noi prima che cominciassimo ad invecchiare… Mi rassegno. Nella prossima vita la cercherò e glielo dirò.”
Pur nella totale impossibilità di cambiare gli eventi, consapevole di non poter evitare le sfide che la vita pone, il protagonista non si mette nella posizione di chi subisce passivamente ciò che accade, ma pur con dolore accetta i limiti umani e mette in atto tutte le risorse che gli consentono di tollerare ciò che non può cambiare.
“… le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. Le persone più felici non sono quelle che hanno, ma quelle che danno.”
Un commento a parte lo merita il curioso titolo: Peperoni alla piastra che riporta a quando il protagonista, rientrando a casa e sentendo un forte odore di bruciato, pensa che la moglie abbia fatto peperoni grigliati, mentre nella realtà la figlia ha dato fuoco involontariamente alle tende, scatenando un parapiglia. Un titolo dal significato ben preciso, un elogio all’ottimismo che aiuta a vedere sempre le cose dal lato migliore, anche a costo di ingannare noi stessi.
Un romanzo che è un viaggio nel mondo dell’Alzheimer, malattia sempre più diffusa, causa l’allungarsi della vita, di cui non esiste cura, ancora vissuta come qualcosa da evitare per motivi di decenza e morale.
Mario Filocca con questo romanzo ci ricorda invece che sono proprio i sentimenti, l’amore, a restituire alle persone care qualche boccata di vita e quella dignità negata dalla malattia.
Una bellissima storia, che sicuramente merita di essere letta!
(Recensione pubblicata anche sul numero di ottobre 2019 del mensile Maremma Magazine )