Pittura: Egidio Giubergiao e i ‘Nativi Americani’

Pittura: Egidio Giubergiao e i ‘Nativi Americani’


Chi ci segue sa che a noi piace occuparci di tutto ciò che fa cultura, spaziare anche nei dintorni della Letteratura. Anche perché l’esperienza artistica, come diceva Vladimir Nabokov, non è univoca. Certo c’è differenza tra una creazione artistica e una letteraria, ma il divario non è sempre lo stesso. Può essere enorme o sottilissimo, dipende dai soggetti coinvolti nell’atto della creazione, ma anche dai soggetti fruitori. E poi, a volte, arti visive e letteratura si incontrano, si fondono, si sorreggono a vicenda.

 

Ecco perché oggi parliamo di arte, di una bella mostra di opere pittoriche realizzate da Egidio Giubergiao. È allestita a Bra, in provincia di Cuneo, presso il locale Il posto ed è una iniziativa culturale del Movimento artistico Antidoto.

 

Ci ha incuriosito il tema trattato, entrato, con i suoi uomini più rappresentativi, nella memoria collettiva: i Nativi d’America. Abbiamo così chiesto direttamente all’artista qualcosa in più…


Egidio, quando ha scoperto la passione per la pittura?

“Non è stata una scoperta. Ho sempre avuto questa passione di dipingere. Si è sviluppata alle elementari, in particolare facendo un disegno di un campanile nel periodo di Pasqua e la mia maestra si è complimentata con me in modo particolare. Da quel momento ho capito che quello che stavo facendo piaceva. Oltre alle matite colorate ho scoperto la china con disegni presi da fumetti, ho sperimentato l’olio, le tempere, i pastelli a cera, l’acrilico e l’acquerello. Ultimamente alterno acquerello e l’acrilico con soggetti soprattutto figurativi”.

La passione per la pittura è un tratto ereditario nella sua famiglia?

“Nella mia famiglia nessuno dipinge, anche se una mia sorella fa teatro (dialettante) e mio fratello suona la chitarra in un complesso, sempre per diletto”.

Egidio Giubergiao

Quale è stata la genesi che si è conclusa con la collezione Nativi Americani?

“Ho sempre amato la cultura e il mondo dei Nativi Americani. Ho iniziato con i primi fumetti e poi ho cercato di capirli meglio con letture di libri. Dipingo volti di persone realmente esistite e non. Cerco di far rivivere nei loro sguardi la potenza e la ricchezza del loro spirito”.

Come è avvenuto il suo incontro con il Movimento artistico Antidoto?

“Ho cercato su internet un’associazione di zona che si interessasse di arte e l’ho contattata, ed ho incontrato Chiara Fissore. Da quel momento ho iniziato a collaborare con lei per mostre”.

Cosa rappresenta la pittura nella sua vita di tutti i giorni?

“Rappresenta una parte importante e intima della mia vita. Credo di avere questo “dono” di rappresentare su tela o carta una figura. Fermare il momento del soggetto e cercare di comunicare l’emozione che provo. Come in una fotografia, fermare l’attimo, dare un piccolo segno del senso del vivere e comunicarlo. Certi disegni per me rappresentato molto del mio intimo e spirito e per altri sono banali oppure a volte è l’opposto”.

Sogni nel cassetto?

“Vorrei poter avere maggiori occasioni di trovare locali per esporre anche perché i disegni stanno aumentando e sono di tutti i generi. Altro desiderio particolare è di fare una mostra in un grande spazio dei Nativi Americani e abbinarlo a una manifestazione dal titolo “Questa terra è la mia terra” (preso in prestito dal titolo di un libro del 1943 e relativo film del 1976) con filmati storici e film e dibattiti della storia dei Nativi e problemi attuali legati alla natura come il disboscamento dell’Amazzonia coinvolgendo la realtà delle nostre Langhe e le tendenze alle colture intensive”.


Intervista a cura di Fausto Bailo, promotore culturale, e Chiara Fissore responsabile del Movimento artistico Antidoto


 

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