‘Quel ragazzo della curva B’: saggio su Nino D’Angelo
Quel ragazzo della curva B
Nino D’Angelo moviedi Fabio Izzo e Gordiano Lupi
(2024, Il Foglio Letterario)
Chi sono gli autori
Fabio Izzo
Classe 1977 vive tra Italia, Finlandia e Polonia. Traduce poesia polacca e ha ambientato diverse opere in Polonia. Ha vinto il Premio Grinzane Cavour Dialoghi con Pavese nel 2009 e il Premio Città di Cava dei Tirreni nel 2015.
Ha giocato nella Nazionale Italiana Poeti. Nel 2014 è stato presentato al Premio Strega con il romanzo To Jest e nel 2020 ha pubblicato il graphic novel Uccidendo il secondo cane insieme a Valerio Gaglione, anch’esso presenato al Premio Strega e pubblicato in Francia. Il suo primo romanzo – Eco a perdere – è stato pubblicato nel 2005 dal Foglio Letterario. Tifa Napoli, come suo padre, e ama Nino D’Angelo.
Gordiano Lupi
Nasce a Piombino (LI) nel 1960. Collabora con Poesia, Futuro Europa, Inkroci, La Folla del XXI Secolo, Qui News Valdicornia, La Rivista degli Italiani in Francia e altri. Traduce gli scrittori cubani Alejandro Torreguitart Ruiz, Felix Luis Viera, Zoé Valdés, Heberto Padilla e Guillermo Cabrera Infante.
Innumerevoli i suoi lavori editi, molti dei quali dedicati alla sua amata terra e al cinema di cui è profondo e attento conoscitore. Ricordiamo Gloria Guida, il sogno biondo di una generazione, Tutto Avati – Il cinema di Pupi Avati, Il cinema rovente di Umberto Lenzi e Il cinema dei fratelli Vanzina.
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Di cosa parla il saggio
Nino D’Angelo nasce a San Pietro a Patierno, un povero quartiere alla periferia di Napoli, il 21 giugno 1957.
Presto lascia la scuola per svolgere i lavori più umili e disparati per aiutare la famiglia, tra questi il calzolaio e il posteggiatore, infine il gelataio ambulante alla stazione ferroviaria e – viste le doti canore – il cantante nelle feste di matrimonio. La popolarità napoletana e campana cresce sul finire degli anni Settanta e lo porta a incidere (a sue spese) il primo disco: A storia mia, che ottiene un grande successo.
Comincia la stagione dei concerti e della sceneggiata a teatro, affermandosi sempre più come l’erede di Mario Merola, un modernizzatore di un genere che i giovani non seguono più, un cantante che riesce a rivitalizzare una tradizione correggendola per andare incontro ai mutati gusti del pubblico.
Il debutto al cinema è merito di Ninì Grassia, che lo dirige in una trilogia: Celebrità (1981), L’Ave Maria (1982) e Lo studente (1982), mentre in contemporanea lavora nel cast di due sceneggiate dirette da Alfonso Brescia e interpretate da Mario Merola: Tradimento e Giuramento. Un jeans e una maglietta (1983), è uno dei maggiori incassi della stagione.
Commento
Nino D’Angelo, celebre cantautore napoletano, è da sempre riconosciuto per la sua influenza nella musica popolare italiana. Con il suo stile unico e la sua voce calda e potente. D’Angelo è riuscito a conquistarsi un vasto pubblico, lasciando un’impronta indelebile nel panorama musicale.
In questo saggio ci siamo concentrati sull’analisi dei testi di Nino D’Angelo, esaminando come egli combini il romanticismo con elementi realistici per creare un universo narrativo ricco di emozioni e comprensibile al grande pubblico.
I suoi testi vanno a inserirsi in un contesto romantico, in cui prevalgono temi di amore, passione e sentimentalismo. La sua voce espressiva e la scelta di parole profonde e melodiose sono in grado di catturare l’ascoltatore, trasportandolo in un mondo senza tempo animato da intense emozioni. Il romanticismo dangeliano si manifesta attraverso la descrizione dei sentimenti e delle relazioni amorose pure, pulite, innocenti, spesso espressi con toni poetici e lirici. Nonostante il predominio del romanticismo, i testi di Nino D’Angelo presentano anche elementi realistici, i quali conferiscono autenticità e vicinanza al pubblico. L’artista descrive storie di vita quotidiana, problemi sociali e situazioni reali che risuonano con l’esperienza comune delle persone. Questa abilità di mescolare il romantico con il realismo crea un rapporto empatico con l’ascoltatore, rendendo i suoi testi accessibili e rilevanti per un vasto pubblico.
Una delle caratteristiche distintive dei testi di questo autore risiede proprio nella marcata identità e nella cultura napoletana che permeano le sue canzoni. Le sue radici sono profondamente legate alla città di Napoli, e questa appartenenza si riflette nei suoi testi, nei dialetti utilizzati e nella descrizione di tradizioni e costumi locali.
Attraverso canzoni come Vai, A discoteca e Jammoja, D’Angelo celebra la vitalità e l’energia della sua città natale, raffigurandola come un luogo ricco di passione e divertimento.
Questi testi diventano un inno alla cultura napoletana e svolgono un ruolo fondamentale nella promozione dell’identità di Napoli nella musica italiana. In sintesi, i testi di Nino D’Angelo rappresentano un mix popolare tra romanticismo e realismo, creando un’esperienza musicale coinvolgente e appassionante.
La sua abilità nel descrivere emozioni profonde, le esperienze della vita reale e la cultura napoletana sono testimonianza della sua genialità come cantautore. La sua musica resta un esempio di come la passione e la narrazione coinvolgente possano creare una connessione profonda tra l’artista e il pubblico, trasformando il suo lavoro in un patrimonio culturale amato da generazioni. Già, Napoli, dicevamo.
Non si può parlare di Nino senza parlare di questa città affascinante e piena di contraddizioni che ha da sempre nutrito e ispirato molti artisti. Tra tutti, anche Nino, ovviamente che occupa un posto speciale nel cuore della città e dei suoi abitanti.
Questo saggio esplora il profondo e indissolubile legame tra Napoli e Nino D’Angelo, analizzando come la sua musica e la sua identità artistica siano state plasmate dalle tradizioni e dalla cultura partenopea, e come, allo stesso tempo, egli abbia contribuito a perpetuarne e valorizzarne l’essenza.
Nino da San Giorgio a Patierno ha una voce su Wikipedia localizzata in 9 lingue, cioè العربي, Deutsch, English, Español, Français, Napulitano, Português, bРусский e Sicilianu: non è niente male vero?A guardare bene, leggendo la pagina che la più famosa enciclopedia online dedica a San Giorgio a Patierno, tra le voci correlate si trovano soltanto il locale miracolo eucaristico e il clan Sacco-Bocchetti.
Sembra quindi che da lì, alla ribalta nazionale e/o internazionale, ci puoi finire solo per miracolo o per affiliazioni varie, a meno che, per l’appunto, si risponda al nome di Nino D’Angelo. Almeno tre i libri ufficiali su di lui e scritti da lui, cioè Il poeta che non sa parlare, L’ignorante intelligente e Core Pazzo.
Tanto è stato scritto su di lui e, tanto altra ancora sarà scritto, che è sicuramente difficile andare ad aggiungere qualcosa di prezioso e preciso. Il mio vuole essere un saggio/romanzo/racconto dedicato a una delle figure più iconiche e underrated, sottovalutate del nostro paese divisivo. Dal 1981 a oggi lo si è visto e ascoltato al cinema, in circa una trentina di film, lui che è nato cantante e che si è dovuto improvvisare attore per lanciare le sue canzoni al grande pubblico.
Il declino arriva inesorabile sul finire degli anni Ottanta. Nino D’Angelo è attore di modeste qualità ma cantante dotato di grandi doti, conquista il pubblico grazie a un volto angelico, da bravo ragazzo, da scugnizzo napoletano dal volto emaciato, incorniciato da un caschetto di capelli biondi ossigenati. Snobbato dalla critica ufficiale che nelle recensioni non va oltre le due stelle, accusato di aver portato un genere classico come la sceneggiata al conformismo piccolo – borghese, in realtà è un innovatore di un genere ormai stereotipato.
Prosegue l’attività di cantante e musicista anche quando termina l’effimero successo cinematografico, che comunque segna un’epoca e merita di essere raccontato. Ricordiamo colonne sonore importanti come Tano da morire (1997) di Roberta Torre (Nastro d’Argento e Ciak d’oro per la migliore musica) e del celebrato Gomorra (2008) di Matteo Garrone. Appare spesso in televisione, interpreta il telefilm Ama il tuo nemico (1999) di Damiano Damiani, dimostra doti da vero attore sotto la guida di Pupi Avati (Il cuore altrove, 2003) e del figlio Toni (Una notte, 2007).
Commento a cura degli autori