Recensione “Le colombe di Samuel” di Demo Kramer – Recensioni libri
Introduzione
Samuel Sala è un noto banchiere ebreo che vive in Sicilia nel 1492, anno in cui i re cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona , dopo aver espulso i mori e i gli ebrei dalla Spagna, estendono il regio editto alla Sicilia. Samuel Sala tenta in tutti i modi di scongiurare la cacciata degli ebrei dall’isola senza, però, riuscire nel suo intento. Quando gli ebrei siciliani si rendono conto che la loro sorte non sarebbe stata diversa da quella dei confratelli spagnoli, sono costretti ad affrontare l’esodo o ad abiurare. Cristiani, ebrei e musulmani, che fino a quel momento facevano parte di una unica collettività, devono fare i conti con la volontà regia che, di colpo, spezza l’equilibrio su cui la stessa società si fondava. L’espulsione degli ebrei, infatti, significava non solo allontanare la parte fondamentale e produttiva della società siciliana, ma anche rompere i rapporti di amicizia e solidarietà instaurati tra i membri delle tre comunità religiose esistenti in loco.
Cosa ne penso
La cacciata degli ebrei è uno dei capitoli più dolorosi della storia siciliana. La narrazione di Demo Kramer è realistica ed offre una ricostruzione verosimile di un evento che oggi appare sconcertante al pari dell’olocausto. La similitudine con certi atteggiamenti politici e culturali dei nostri giorni, che rivendicano la “non negoziabilità” di taluni principi religiosi, è impressionante. Qualsiasi forma di integralismo e di fondamentalismo religioso esprime un punto di vista unilaterale, spesso rigido e moralmente giudicante, ritenuto giusto nella sua unicità. Ma la sottomissione della politica e delle leggi dello stato ai precetti della religione impedisce la realizzazione di un pluralismo ideologico che sta alla base del concetto stesso di democrazia. Questo messaggio emerge chiaramente dalla lettura critica del romanzo “ Le colombe di Samuel”. Quando gli uomini vengono posti innanzi a delle scelte drastiche reagiscono in modo diverso e imprevedibile. Ciò che è successo nel 1492 in Sicilia e che ci è stato abilmente raccontato dall’autore, oggi si verifica in altri paesi del mondo dove vi sono esseri umani che ogni giorno vengono posti davanti alla straziante prospettiva di vedere annientata la propria vita. L’intolleranza, è risaputo, genera morte e distruzione. Quella di Kramer è sicuramente una lettura che induce alla riflessione: ogni persona, prima ancora di essere considerata come membro di una comunità religiosa, è un essere umano e, come tale, dotato di razionalità e capacità di provare sentimenti ed emozioni. Tutti gli uomini in questo senso sono uguali e meritano rispetto. Qualsiasi forma di xenofobia, razzismo o quant’altro, lede il diritto alla libertà di ogni singolo individuo e, alla lunga, non apporta benefici a nessuno.
La lettura del testo è scorrevole, la trama è accattivante e l’analisi socio – antropologica del periodo storico a cui si riferisce l’autore è ottima.
Girolama Sansone
Anonimo 7 July 2013
Condivido ciò che scrivi, Lella, anzi vorrei fornire una ulteriore analisi sul fenomeno più o meno celato della xenofobia. La mia riflessione, opinabile, parte dalla parola “intolleranza”, Sappiamo bene che “intollerante” e’ colui il quale, in un contesto sociale, mostra incapacità ad accettare persone o opinioni che esprimano punti di vita differenti dai suoi. Se, invece, consideriamo la parola “tolleranza”, in un contesto sociale, politico, economico, sessuale … pensiamo d’esser salvi da ogni forma di pregiudizio, perché “accettiamo” il diverso da noi. Mi chiedo, da quale elevazione etico-morale o di pensiero superiore l’uomo possa ritenere d’essere nella condizione di dover “tollerare”. Non c’e’ ancora una piena consapevolezza dell’ “Altro da noi” nella nostra societaun’emancipazione del pensiero,
Leda Santini 29 July 2013
Ho letto questo romanzo. Chi ha la fortuna di leggerlo può solo riflettere sull’assurdità di certi comportamenti umani. Bellissimo!