La musa di Hemingway – Memorie e tormenti di Adriana Ivanchic
di Nicola Morgantini
(Editore Effequ, 2015, euro 12)
Ho recentemente avuto il piacere di presentare questo libro particolare (nella foto un momento della presentazione: al centro il Sindaco del Comune di Grosseto Emilio Bonifazi e a destra Nicola Morgantini) e di conoscere nei dettagli una storia sconosciuta ai più, nonostante riguardi un colosso della letteratura del novecento: Hemingway. Una vicenda riemersa per caso dall’oblio che incuriosisce ed affascina.
Ma andiamo per ordine…
(nella foto di copertina Adriana Ivancich con Hemingway in una foto d’epoca)
CHI E’ NICOLA MORGANTINI
Scrittore discreto e riservato, ha pubblicato Coi piedi per terra (Effequ) romanzo di successo tradotto nel 2007 in Germania dalla casa editrice Rowohlt (la Mondadori tedesca) con il titolo Wenn Engel lieben.
DI COSA PARLA
Quando Adriana Ivancich conosce a Venezia Hemingway lei ha soltanto 18 anni e lui quasi 50. Fra i due nasce un forte legame che dà vita a maldicenze di ogni tipo, tanto che lei dopo alcuni mesi di permanenza presso la residenza cubana dello scrittore Finca Vigla, se ne torna in Italia.Hamingway dopo qualche anno si suicida.
Da allora Adriana cerca soltanto di dimenticare. Si sposa con un nobile di origini tedesche dal quale ha due figli. Vive per un periodo a Milano, in seguito si trasferisce vicino a Capalbio in Maremma.
Dimenticare però significa anche rinunciare ad una parte di se stessa così, inesorabilmente, cade in depressione. Prova a curarsi con la medicina e poi anche scrivendo nel 1980 una autobiografia La torre bianca, ma niente riusce a riportarla nella realtà. Nel 1983 si toglie la vita.
COSA NE PENSO
Innanzi tutto un plauso va all’editore Fernando Quatraro che ha “scoperto” la storia, intravedendone subito le grandi potenzialità.
Sì perché questa vicenda sarebbe rimasta sepolta e nessuno avrebbe mai conosciuto questa parte della vita di Hemingway, se non fosse stato per la sua curiosità ed intuito.
Parlare di grandi personaggi non è facile, ma lo è ancora di più se ci si deve muovere tra elementi di verità e finzione letteraria, come in questo caso.
Se cerchiamo su Wikipedia Adriana Ivancich troveremo che è stata una nobile italiana nota per aver intrecciato una relazione sentimentale con Hemingway. In realtà le cose non sono andate proprio così.
Dall’autobiografia della donna, dalle testimonianze e dalle ricerche fatte dall’autore è emerso che fra i due ci fu principalmente una grande amicizia e un sodalizio letterario. L’amore? Non si sa.
E’ vero che lo scrittore si ispirò a lei per ritrarre la Renata di Across the river, il suo controverso romanzo veneziano e che, grazie a lei, la sua vena creativa riprese vigore fino ad arrivare ai romanzi che gli dettero notorietà e il Nobel per la letteratura, ma non ci sono elementi certi a supporto di una sua relazione sentimentale con la donna.
Così, comunque, scrive la stessa Adriana nel suo libro di memorie La torre bianca: Difficile storia, la nostra. Come dire del tuo amore così vero e così forte e allo stesso tempo così delicato e discreto? Come spiegare la trasformazione del tuo viso ogni volta che mi vedi arrivare e io, vedendoti felice, ero felice per te e allo stesso tempo un po’ spaventata, e sempre cercavo di restare come su un filo, perché intuivo che, lo avessi chiesto, saresti stato pronto a gettarti oltre il muretto, per me.
Un libro che si legge come un romanzo (nella foto a destra la copertina) nonostante la storia di base sia assolutamente reale. I tormenti di questa donna, forse troppo fragile, sono ben trasmessi e tratteggiati con estrema delicatezza, sobrietà e rispetto. Lo scrittore, invisibile, lascia al lettore la libertà di interpretare questa pagina della vita di un grande scrittore del novecento quale è stato Hemingway.
Una lettura che consiglio.