Un’occhiata fuori di Roberto Bugliani

Un’occhiata fuori di Roberto Bugliani

Un’occhiata fuori (Apollo edizioni, 2018)

Roberto Bugliani

Chi è Roberto Bugliani

Roberto Bugliani nasce a La Spezia; studia all’Università di Pisa e per anni insegna nelle scuole medie della sua città natale. Compie viaggi di studio e d’intercambio solidale in paesi latinoamericani, soprattutto in Messico ed in Ecuador, svolgendo le mansioni di collaboratore e redattore di riviste letterarie.

 

Ha pubblicato il romanzo di taglio sperimentale Il decennio perduto. Romanzo da verificare (1994); le raccolte di racconti Zucchero e altri veleni (1995), Serraglio Italia (2018) e Un’occhiata fuori (2018); il reportage Dove comincia il giorno. Viaggi in Chiapas e Guerrero (1999), e con Roberto Bertoni l’antologia poetica Voci di Liguria (2007).

 

All’attivo possiede tre raccolte di poesie, Cronache con paesaggio (2001); Di quand’ero poeta (e non lo sapevo) (2009); Versi scortesi (2012). Ha tradotto dallo spagnolo i romanzi ecuadoregni La città addormentata di Alicia Yánez Cossío e Le croci sull’acqua di Joaquín Gallegos Lara; La danza del serpente del messicano Carlos Montemayor; i due tomi del Subcomandante zapatista Marcos Dal Chiapas al mondo e il saggio di René Báez Messico zapatista.

Di cosa parla Un’occhiata fuori

E’ una raccolta di racconti suddivisa in tre parti: Parte I, o dell’inetto – Parte II o degli ultimi e Parte III, o racconti dal resto del mondo.

Storie che toccano le varie tipologie umane come l’obeso Alfio, la sfiorita Margherita, il magnaccia Gustavo o il trans Paula e che non risparmiano popoli ed etnie ambientandosi anche a Parigi, Brasile, Messico, Venezuela e Amazzonia. Tante vicende e tanti Paesi, ma un comune denominatore: una realtà irrimediabile e una giungla di relazioni dove spesso i personaggi si perdono, oppure resistono.

Cosa ne penso

Il racconto breve è stato spesso bistrattato e considerato alla stregua di un romanzo non compiuto. Se ben fatto, come questa

(opera di Gustave Caillebotte )

raccolta, rappresenta invece il più altro esempio di sintesi e attenzione per la parola.

Storie con spunti autobiografici, frammenti di esperienze, riflessioni sul mistero della mente e delle relazioni umane. Incontri casuali o cercati, squarci di umanità e di follia che fanno da spunto per una riflessione sull’enigma dell’esistenza.

Roberto Bugliani, dando un’occhiata fuori, come suggerisce il titolo del libro, osserva il brulicare del mondo da una postazione privilegiata e ne fissa immagini che durano l’eternità di un momento, ma che restano ancorate in chi legge in maniera indelebile.

L’abilità dell’autore sta proprio nel consentire al lettore, con apparente leggerezza, prima di cogliere, e poi di metabolizzare il multiforme accavallarsi delle situazioni.

Tra queste pagine ci sono personaggi che vengono feriti o che feriscono, anime semplici o affilate da una realtà nuda e irrimediabile.

 

Roberto Bugliani sente molto la precarietà e meschinità dell’uomo, il fluire lento e monotono della vita, oltre alla mano opprimente del destino che aleggia sui protagonisti, spesso non lasciando loro alcuna scelta. Scorrere di vite, tutto sommato comuni, ma interessanti tanto da diventare di cura o di spunto per pensare. Ecco perché, spesso, queste storie sembrano concludersi senza un vero e proprio finale.

 

Anton Pavlovič Čechov

E qui viene in mente Cechov, uno dei maestri russi di questo genere (ne scrisse oltre seicento), convinto che di ogni racconto si sarebbe dovuto eliminare inizio e fine, per far sì che la vita diventasse solamente una rappresentazione artistica senza finale…

Una lettura consigliata.

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