‘Resistenza’ di Pino Casamassima
Resistenza.
Col fucile in spalla per la riconquista della libertà
di Pino Casamassima
(Diarkos, 2024)
- Abbiamo chiesto direttamente all’autore di parlarci di questo libro, testimonianza storica preziosa.
Chi è l’autore
Pino Casamassima è giornalista professionista, autore teatrale e scrittore. Ha pubblicato una sessantina di libri, di cui diversi sulla storia d’Italia. Vive a Salò.
Di cosa parla il libro
Il 10 agosto 1944 un ragazzo di diciannove anni passa con la sua bicicletta da piazzale Loreto, a Milano. Militi fascisti impediscono a chiunque di avvicinarsi ai cadaveri di quindici partigiani crivellati dai colpi, sui quali infieriscono con calci, sputi, urina.
Quel ragazzo si chiama Giulio Paggio, e dopo aver partecipato alla Resistenza in Val d’Ossola e nella zona di Lambrate con il nome di battaglia Alvaro, alla fine della guerra darà vita alla Volante Rossa, per giustiziare i fascisti sfuggiti a ogni responsabilità per i crimini commessi. Oltre alle comuniste Brigate Garibaldi, saranno diverse le formazioni partigiane di stampo cattolico, liberale, socialista, repubblicano, che – sotto il comando Comitato di liberazione nazionale Alta Italia – saranno protagoniste, a partire dal 1943, della Resistenza, con azioni crescenti e sempre più coordinate con gli Alleati. Fra continui episodi di rappresaglia, anche sulla popolazione inerme, la lotta per la liberazione riuscirà alla fine ad avere la meglio nell’aprile del 1945.
In questo libro, Pino Casamassima – che vive da sempre a Salò, nei territori dell’ex Repubblica sociale italiana – racconta le storie, piccole e grandi, dei combattenti per la libertà, della guerra partigiana, del movimento antifascista, riportando anche diverse testimonianze, raccolte in tempi diversi, di chi ha vissuto ed è stato segnato da quella stagione di libertà: una primavera che ha rifondato il nostro Paese.
Commento
Il Male ha trovato ad Auschwitz un filo spinato che ha diviso il tempo, fra un prima e un dopo. Se è vero che oggi, ottobre 2024, a distanza di tanti decenni da quel Male assoluto, misurare gli attuali mali dell’umanità (come le guerre in Ucraina e Palestina) significa esercitare un’astrazione, è anche vero che la realtà passa dalla singola vita strappata a un bambino. Ora, mentre stai leggendo queste righe. Inaccettabile. Ma siamo impotenti. Precipitiamo così nella condizione peggiore, quella delle parole inutili: «Questo non sarebbe dovuto accadere».
A ogni disgrazia dell’umanità, abbiamo pensato che il pendolo della speranza battesse ore definitive: ricordate lo sloganistico «usciremo più forti di prima» al tempo della pandemia? Invece ai mala tempora ne sono seguiti di peiora, con il Male che s’è ripresentato, puntualissimo, all’appuntamento con la Storia: come a voler (dover) rinnovare una cambiale che non scade mai. Perché il Male, oltre che banale, è umile. Non pretende gloria. Vive nascosto. La trappola più infida del Male è quella di farci scivolare dalla spiegazione alla giustificazione.
In Resistenza ho provato a parlare del Male che ha attanagliato il nostro Paese dal 1943 al 1945, attraverso una narrazione assai inusuale. Parte infatti come un romanzo, che racconta di una famiglia in cui il fascismo irrompe prepotentemente, sconvolgendone le esistenze. Una storia che è una sorta di sommatoria di quanto raccolto da me con testimonianze provenienti dal territorio bresciano, in cui ’insediò la Repubblica sociale italiana, con quei seicento giorni che rappresentano l’arco temporale più crudele di tutta la guerra sul nostro territorio.
Alcuni episodi presenti nel breve romanzo appartengono a momenti specifici di quei seicento giorni, così come gli stessi personaggi sono in debito con uomini e donne appartenenti alla realtà. La forma spuria che unisce fiction e non-fiction consente livelli di narrazione capaci di coniugare due forme diverse. La forma romanzo permette di muoversi sul piano dell’emotività, della suggestione, mentre in quella saggistica la cifra è costituita dai fatti riportati con supporto documentaristico.
Questo libro è frutto di incontri con alcuni partigiani che hanno fatto la Resistenza in un territorio segnato in modo assai violento dalla presenza della Rsi. Il nazifascismo insediato sulle sponde bresciane del lago di Garda generò infatti una Resistenza nella Resistenza, nel senso che il nemico lo si aveva in casa, non a centinaia di chilometri di distanza.
Attraverso la forma narrativa ho infatti potuto trasfondere al meglio il sentimento che cifrava quella Resistenza, attraverso la storia di una famiglia che vive il Ventennio fra drammi, illusioni, delusioni, speranze e riscatto finale.
Le onde d’urto del Novecento hanno provocato le doglie di un’epoca che non è né più saggia né più crudele delle precedenti. Solo diversa. Il Male continua a essere speculare al Bene. Come la vita e la morte. Che sennò andrebbe forse a farsi benedire l’armonia dell’universo.
Commento a cura dello stesso autore, Pino Casamassima