“Spare – Il minore” di Prince Harry
Spare – Il minore
di Prince Harry
(Mondadori 2023)
SPARE
La storia di un principe appiedato
Faccio poche recensioni librarie, trovo che il tempo speso per parlare dei libri di altri autori lo investo meglio lavorando sui miei inediti o scrivendo articoli su temi d’attualità.Inoltre, la mia regola vuole che io non faccia mai recensioni negative per cui, se un prodotto editoriale non mi è piaciuto non ne parlo.
Oggi però sento di dover dire la mia su un libro che si trova in tutte le librerie: Spare – Il minore edito da Mondadori. Si ricollega in un certo modo al mio romanzo storico Melusine – La favorita del re edito nel 2020 da La Tartaruga/La Nave di Teseo, poiché il principe Harry discende da quel Giorgio I di cui racconto, il primo dei duchi di Brunswick che, accompagnato da Melusine von der Schulenburg, salì al trono di Bretagna nel 1716.
Spare non è né un romanzo, né un saggio, tantomeno un’autobiografia. È semplicemente un memoriale, uno scritto legato non tanto alla realtà dei fatti narrati quanto all’interpretazione data dall’autore agli stessi.
L’opera non si presta a recensione usuale, non c’è molto da dire sullo stile di scrittura semplice, senza fronzoli né poesia, ma anche privo di sviste e refusi. È scritto appunto come un memoriale, l’antenato del romanzo storico dove fabulazione e storiografia s’incontrano.
Dal diciassettesimo al diciannovesimo secolo circa, i personaggi di una certa notorietà che si ritiravano dalla vita militare, politica o semplicemente sociale, comprese alcune famose maîtresse, si dilettavano nell’attività che più di ogni altra li soddisfaceva: raccontare se stessi per lasciare una traccia del proprio passaggio sulla terra. Si diffuse così l’abitudine di scrivere le proprie memorie, soprattutto in Francia, creando voluminosi scritti, dove spesso le opinioni scadevano in pettegolezzi, infarciti di aneddoti che – proprio per questo – ebbero molto successo.
Il memoriale non è scritto a ridosso dell’evento registrato, come può essere il diario personale, ma è una fonte narrativa frutto di rievocazione mnestica, quest’ultima notoriamente soggetta al fenomeno di revisione e adattamento all’attualità.
Il titolo italiano perde un po’ del significato originale. “Spare” non è “il minore” ma proprio il secondo in lista, la riserva, quello che arriva al timone solo se il primo muore, il primo dei cadetti. Non è una condizione riservata alla casa reale, ma si ripete in ogni casta o classe sociale là dove vige il maggiorasco ossia la legge secondo cui il titolo nobiliare si trasmette solo al figlio maggiore, l’attività del borghese ereditata sempre dal maggiore e finanche nelle campagne dove la fattoria può essere ereditata da uno solo, il maggiore.
Dunque, il mondo è pieno di ruote di scorta e in passato, visto l’alto tasso di mortalità infantile, poteva capitare che alla fine l’erede fosse anche il terzo o quarto in ordine di nascita. La storia è piena di fratelli che si sono scannati per mettere il piede sul gradino più alto ed ereditare il posto del padre. Dunque, la vita che ci racconta Harry duca di Sussex non è niente di nuovo, anzi, direi che sia un classico delle storie di cappa e spada in cui il cadetto lascia la famiglia e se ne va in giro per il mondo. Ma, per essere avvincente, manca di cuore, fantasia e colpi di scena.
Perché questo titolo attira tanto la gente? Il principe e la principessa sono personaggi cari a ogni tradizione narrativa, simboli di privilegio e massima aspirazione. I cuori infantili non smettono mai di sognarli e immedesimarsi nell’uno o nell’altra, ma i principi devono avere l’accortezza di non scendere mai dal piedistallo. Harry, invece, con questo libro ha perso il manto azzurro e il cavallo bianco: e chi lo vuole un principe appiedato in braghe di tela?
Harry prova a trascinare con sé il lettore che non conosce le regole della casa reale e dell’aristocrazia in generale. La sua è un’anarchia di emozioni che confina con il caos emotivo, il conflitto di chi non sta né dentro né fuori un sistema che dice di rifiutare, ma nel quale è nato ed ha costruito la sua personalità.
Chi è cresciuto in una famiglia nobiliare, come ce ne sono ancora diverse, sa che si viene educati ad adottare alcuni principi e si è sottoposti sin da piccoli a un imprinting che lascerà il segno per sempre. In determinate condizioni, questa educazione può sortire effetti indesiderati ma molto comuni come la ribellione dei cadetti, il disprezzo per l’autorità e il rancore verso un sistema da cui si è stati discriminati. Si è fuori, ma si soffre terribilmente il distacco percepito come un abbandono. Si resta ai margini, spesso profittando ancora dei vantaggi concessi da quel mondo e nel profondo del cuore si spera sempre di rientrare.
Harry ha ricevuto l’impronta reale sin dal grembo materno, l’errore è stato credere di potersene liberare o metterla a tacere per godere della libertà di stampo popolare. Ma, dal memoriale risulta anche come Harry abbia raccolto lo spirito d’indipendenza della madre che -fino al matrimonio- ha potuto coltivare sogni generalmente non concessi a una principessa, come fare la ballerina o la maestra d’asilo.
L’eroe del memoriale è un personaggio in continuo conflitto, un vortice di sentimenti contrastanti e azioni disfunzionali. Il duca di Sussex informa il lettore che anche un principe si bagna i pantaloni, si scarica, vomita e rischia il pisello per congelamento. Racconta di quanto possa essere utile e piacevole drogarsi, ubriacarsi e fuggire dai propri doveri.
Conferma inoltre ciò che già si sapeva, ossia che il fratello William, freddo, calcolatore e rispettoso dell’etichetta di corte, è molto più indicato del cadetto a succedere al trono. L’erede al trono ha dimostrato di sapere cosa serve alla famiglia reale per resistere ancora per qualche tempo: accettazione della gabbia e produzione di favole per il popolo. Niente scandali, niente innovazioni repentine, compagnie scelte e rispettose dei ranghi, coniugi che sanno stare al loro posto. Possiamo biasimarlo? Un re potrà anche essere tale per volontà divina, ma occorre sempre ricordare che il trono è creato e mantenuto dal popolo.
La maggior parte dei lettori non riuscirà a capire chi è davvero il principe Harry e quale lo scenario in cui si muove. Una storia si costruisce tra scrittore e lettore, il secondo deve portare la sua conoscenza ed esperienza per la formazione dell’interpretazione e questo è il punto cruciale, su questo gioca il memoriale: sull’errore d’interpretazione. Harry si vende come se fosse un ragazzo qualsiasi al quale viene negato il diritto di essere libero, godere del patrimonio della Corona e sposare l’amore della sua vita.
L’opera è stata scritta da un ghostwriter, J. R. Moehringer, un giornalista che sa scrivere e avrà messo del suo, però neppure a lui è riuscito fare di Harry un personaggio empatico e coerente.
Ma forse non era questo l’obiettivo.
Recensione a cura di Sibyl von der Schulenburg, scrittrice e operatrice culturale
Figlia di due scrittori tedeschi è laureata in giurisprudenza e si dedica all’imprenditoria nel settore delle telecomunicazioni.
Nel 1995, dopo la scoperta dell’archivio segreto del padre, che contiene documenti politici del periodo della seconda guerra mondiale, trascrive, riordina e archivia buona parte dei documenti con firme note quali Adolf Hitler, Rudolf Hess, Benito Mussolini, Benedetto Croce e altri.
Nel 2010, parte delle informazioni ricavate da questo archivio, confluiscono nel suo primo libro, Il Barone romanzo biografico sulla vita del padre, letterato antinazista.
Dopo gli studi in psicologia si dedica a saggistica e narrativa a sfondo psicologico, in particolare psicoromanzi e romanzi storici, editi con note case editrici.